In Italia il numero di infermieri ospedalieri evidenziato da numerosi studi rispetto al livello europeo è insufficiente a garantire un’assistenza sicura. Il nuovo documento redatto dalla SIDMI si pone l’obiettivo di diffondere agli infermieri, ai decisori politici, ai Manager ai vari livelli le raccomandazioni sullo “staff” per un’assistenza infermieristica sicura e di qualità che devono essere adottate, sulla base delle evidenze scientifiche e degli studi internazionali, europei e nazionali per prevenire e/o limitare esiti negativi sensibili all’assistenza infermieristica alle persone assistite.
Più specificamente, le raccomandazioni contenute nel documento SIDMI hanno l’obiettivo di:
Gli standard consigliati nel documento devono rappresentare un valore soglia di riferimento per i decisori politici e i Manager nell’orientamento delle scelte, tenendo conto del sistema complessivo e dell’eterogeneità a livello nazionale e regionale, ma anche una opportunità nel ridisegnare un
modello di sistema sanitario innovativo e maggiormente rispondente all’evoluzione dei bisogni socio-sanitari della popolazione.
Dovranno trovare applicazione all’interno del complesso sistema organizzativo socio-sanitario, della rete dell’offerta ospedaliera e della rete dell’ emergenza -urgenza come definite dal DM 70/2015, dell’effettiva attività di produzione (ricoveri, DH, prestazioni ambulatoriali) delle Aziende ospedaliere e dei presidi ospedalieri desumibile dai flussi informativi, della Rete dell’offerta territoriale e dei programmi di prevenzione in termini proattivi e, anche, considerare i limiti orari
del personale sanitario alla luce della norma 161/2014. e s.m.i. in termini di sicurezza dei lavoratori e benessere organizzativo.
Alla luce degli studi presenti in letteratura, è necessario raggiungere lo STANDARD MINIMO di staff per rispondere, in sicurezza e qualità, alla complessità dei bisogni di salute delle persone assistite a livello ospedaliero garantendo un rapporto infermiere/persona assistita minimo pari a 1:6 nelle aree di medicina e chirurgia generale, con contestuale implementazione di modelli assistenziali quali primary nursing e case management orientati a costruire piani personalizzati di assistenza,
alla presa in carico della persona, della sua famiglia e alla continuità delle cure ospedale – territorio.
Deve essere completata anche la riorganizzazione della rete assistenziale in corso, a livello nazionale e regionale, con il trasferimento di risorse necessarie per garantire le cure territoriali.
Devono essere implementate le nuove Case della salute, gli ambulatori infermieristici di prossimità ed in particolare la figura degli infermieri di famiglia e di comunità.
Lo Studio RN4 CAST ha collocato l’Italia tra i peggiori paesi in Europa nel rapporto pazienti/infermiere. Nel nostro Paese, nei reparti di medicina e chirurgia generale, il rapporto medio pazienti/infermiere è 9,5:1. La media europea è di 8:1, dato che comunque supera il rapporto ottimale di 6:1, indicato quale rapporto adeguato per garantire un’assistenza infermieristica sicura.
Il dato critico aumenta nelle RSA, nelle quali si ha un rapporto Infermiere/persone assistite di 1:60, 1:100. Dagli stessi studi risulta che il 41% delle cure infermieristiche in Italia risulta incompleta, mancante
o erogata solo in parte.
I risultati delle ricerche multicentriche degli ultimi anni in Italia evidenziano che il tasso di mortalità dei pazienti chirurgici a trenta giorni dalla dimissione è direttamente correlabile a:
Lo staff infermieristico andrà, pertanto, modulato in relazione al livello qualitativo dei professionisti in termini di competenze possedute e formazione.
Ecco il documento:
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