Infermieri

Come diventare infermiere nell’Arma dei Carabinieri

Come diventare infermiere nei Carabinieri?

E’ quanto ci chiedono da tempo tantissimi lettori che ambiscono a coronare il sogno di una vita. Nel settembre 2017 la Federazione Nazionale dei Collegi Ipasvi, in collaborazione con i vari Corpi militari e di Polizia presenti in Italia, darà vita all’annuale appuntamento con il Convegno sul tema “L’Infermiere Militare nelle Forze Armate e di Polizia: uno sguardo al passato, una riflessione sul presente ed una considerazione sul futuro”. Per l’occasione scopriremo assieme come si è evoluta la nostra professione nell’Arma.
Occuparsi di assistenza infermieristica in missione di pace o di guerra è il sogno di tanti colleghi che ambiscono ad indossare la doppia divisa. Quella da Infermiere e quella da Carabieniere.

In un apposito convegno svoltosi a Roma nel 2016 e organizzato dalla Federazione Ipasvi, si è fatto il punto sugli Infermieri dell’Arma. Quanto riferito per l’occasione dal collega e maresciallo Pierluigi Porcedda gli Infermieri non se la passano bene. Ed è stato emblematico vedere Porcedda in abiti civili, perché non autorizzato dai suoi superiori relazionare in divisa. Il suo intervento, tuttavia, è stato utile per capire cosa fa un Infermiere nei Carabinieri.

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Gli interventi all’estero: le Missioni di Pace

Porcedda ha illustrato ai presenti le varie attività compiute all’estero dai Carabinieri e dal suo comparto sanitario. Si tratta di diverse Missioni di Pace a cui hanno preso parte tantissimi colleghi. Tra queste ricordiamo quelle:

1) sotto egida ONU, NATO ed OSCE o in forza di accordi multinazionali;

2) nei Balcani: SFOR – KFOR – ITALFOR – IPU;

3) Operazione Caravella ad Haiti, nell’ambito dell’ONU-MINUSTAH;

4) missione NICOLE nel CIAD.

Cosa fa l’Infermiere dei Carabinieri nelle Missioni di Pace?

I Carabinieri, ha ricordato Porcedda, erano già attivi nel 1855 nella Guerra di Crimea ed erano al fianco di Florence Nightingale.

Il personale infermieristico dell’Arma, oltre a fornire l’assistenza sanitaria ai militari impegnati in operazioni di servizio e a collaborare con gli ufficiali medici. In pratica svolgono attività di:

  • intelligence (studio dell’ambiente, delle strutture sanitarie del territorio, malattie endemiche, raccolta informazioni presso le popolazioni);
  • assistenza sanitaria nei confronti della popolazione civile (attraverso ambulatori mobili, visite nelle strutture ospedaliere e/o al domicilio di chi ne ha bisogno).

L’organizzazione sanitaria dell’Arma in Italia

Porcedda ha spiegato tutto nei minimi particolari. Nell’Arma la sanità è divisa in 4 ambiti:

1) Direzione Sanità (area medica);

2) 40 Infermerie Presidiali (quelle con medici e infermieri);

3) Un Ufficio Sanitario del Centro Nazionale Selezione e Reclutamento (CNSR), presso Caserma “Salvo D’Acquisto” di Roma;

4) Un Centro Polispecialistico, presso la caserma “Orlando De Tommaso” di Roma.

La piramide alla base dell’Organizzazione territoriale dell’Arma

L’Arma dei Carabinieri, ha aggiunto Porcedda, è presente in maniera capillare lungo tutto il territorio nazionale e nelle isole minori e maggiori. Ecco qual è l’organizzazione territoriale:

1) 19 Comandi di Legione;

2) Organizzazione Mobile e Speciale;

3) Organizzazione addestrativa.

E gli altri professionisti della salute?

Non sono poi così tanti gli altri professionisti della salute (tecnici di neurofisiopatologia, tecnici di radiologia, tecnici di laboratorio, fisioterapisti, logopedisti, ecc.) che operano all’interno dell’Arma dei Carabinieri.

Porcedda ha parlato di circa 250 unità, tutte inquadrate nel ruolo “normale”. Il Maresciallo ha ricordato che ci sono:

1) 117 Ufficiali medici e 2 farmacisti, inquadrati nel Ruolo Tecnico Logistico Sanitario;

2) 185 Infermieri, di cui 59 del ruolo di Ispettori, 35 in quello di Sovrintendenti e 91 come Appuntati e Carabinieri semplici;

3) 42 operatori sanitari, ovvero gli “altri professionisti della salute”: tecnici di radiologia, odontotecnici, tecnici di laboratorio, fisioterapisti ed optometristi.

Il ruolo dell’Infermiere nell’Arma e l’organizzazione dell’Infermeria

Porcedda è un patito di storia dell’Arma e da storico ha illustrato ai presenti l’evoluzione della professione infermieristica nel settore.

Dalla Guerra di Crimea ad oggi, ha ricordato il Maresciallo, i colleghi che operano tra i Carabinieri hanno acquisito diverse competenze professionali. E ciò in ambito sanitario e assistenziale. Nonostante i progressi la carriera è rimasta inchiodata sempre al palo. Il loro riconoscimento sociale, economico e professionale, infatti, non è ancora soggiunto.

Gli Infermieri dell’Arma sono normali Carabinieri. Oltre a fare il loro lavoro in divisa militare si occupano delle faccende assistenziali e quindi di:

1) educazione sanitaria;

2) medicina preventiva;

3) medicina assistenziale, curativa e riabilitativa;

4) medicina del lavoro;

5) sostegno psicologico;

6) medicina legale.

Nel 2015 gli Infermieri dei Carabinieri hanno effettuato:

1) 83.336 prestazioni sanitarie, tra visite mediche, consulenze, terapie, sostegno psicologico ed altro;

2) 6.549 vaccinazioni;

3) 39.047 accertamenti con mezzi diagnostici invasivi e non invasivi;

4) 5.401 visite più specialistiche.

Le cosiddette Infermerie Presidiali sono organizzate tutte nello stesso modo. Esse sono gestite da 2 Medici e 3 Infermieri. I professionisti della salute, ciascuno nell’ambito delle rispettive competenze, si occupano di:

1) linea territoriale;

2) linea addestrativa;

3) linea mobile;

4) linea speciale.

Tutte le Infermerie sono dotate di aree standard:

1) l’accettazione;

2) la sala visite generiche;

3) la medicheria;

4) il gabinetto odontoiatrico;

5) il gabinetto fisioterapico.

Gli Infermieri dell’Arma in formazione continua, anche se…

“In ambito militare la professione infermieristica era rappresentata principalmente dalle Crocerossine solo a cavallo tra gli anni ‘70 e ‘80 i Carabinieri venivano avviati alle scuole per infermieri; inizialmente per infermieri generici presso le strutture sanitarie militari – e successivamente presso le strutture pubbliche civili per frequentare i corsi per infermieri professionali (Bologna 1992-93) – ha spiegato Porcedda – fino all’anno 2000 l’Arma era la Prima Arma dell’Esercito ed il personale sanitario (nello specifico gli Ufficiali medici); erano tutti appartenenti al Corpo Sanitario dell’Esercito. Dopo tale data con l’istituzione del Servizio Sanitario di Forza Armata si è avuto un incremento di frequentatori dei corsi e maggiore attenzione al settore.”

Carabinieri si laureano in Infermieristica prevalentemente presso l’Università degli Studi “Tor Vergata” di Roma o l’Università degli studi di Firenze. La loro figura è presente in tutte le strutture sanitarie dell’Arma a livello nazionale. Inoltre, gli Infermieri dell’Arma sono parte integrante di Reparti Speciali come il Reggimento Paracadutisti, il GIS – Gruppo di Intervento Speciale ed il Nucleo Subacquei.

Però non tutto è positivo e tanti sono i disagi nell’Arma anche per gli Infermieri

Porcedda è stato chiarissimo: “gli Infermieri dell’Arma dei Carabinieri non godono del rispetto e dei riconoscimenti professionali, economici e sociali conquistati a fatica negli anni”.

Gli Infermieri dell’Arma dei carabinieri sono oberati per:

1) la riduzione continua delle risorse umane e degli organici che dovrebbero essere aggiornati ed adeguati alle reali esigenze dei Reparti;

2) l’estrema ampiezza del potenziale bacino d’utenza dell’Arma (110.000 tra uomini e donne in servizio e rispettivi familiari);

3) le distanze esagerate tra le strutture (Reparto d’appartenenza, Infermeria, Poligoni di tiro, Domicilio, ecc.), che riducono l’operatività e aumentano i tempi morti dedicati agli spostamenti;

4) l’impiego in altri servizi (vigilanza, ordine pubblico, investigazioni ed altro), che distraggono il personale dal proprio incarico;

5) la riduzione esponenziale dei fondi destinati alle Forze Armate e di Polizia hanno anche una forte ricaduta sulle risorse da dedicare all’aggiornamento professionale ed al conseguimento dei crediti ECM.

Cosa si prevede per il futuro?

Porcedda anche in questo caso è stato molto esauriente: “occorre prevedere nelle grosse strutture sanitarie dei Carabinieri la presenza del Dirigente infermieristico con la relativa componente formativa universitaria ed il conseguimento della Laurea Specialistica; e non bisogna dimenticare la possibilità di realizzare un percorso di equiparazione del personale in possesso degli stessi titoli universitari, frequentando dei corsi specifici”.

In altre parole? “Si deve dare il via al riconoscimento dei ruoli e delle competenze dell’Infermiere civile anche in ambito militare e nello specifico tra i Carabinieri!”

Marianna Di Benedetto

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