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Dice di essere infortunata per non andare al lavoro, ma è ai domiciliari: dottoressa accusata di numerosi reati

Reclutata tramite società esterna per far fronte alla carenza di personale al Pronto soccorso dell’ospedale di Merate (Lecco), Carmen Salvatore è stata arrestata a inizio mese con le accuse di corruzione, falso, furto, introduzione di un telefonino in carcere e spaccio di medicinali e hashish all’interno della casa circondariale di Ferrara.

Ha detto ai colleghi dell’ospedale di Merate (Lecco) di non poter svolgere il proprio turno in Pronto soccorso perché “infortunata a una caviglia”, ma la realtà è che non può uscire di casa perché ai domiciliari. Protagonista della vicenda è Carmen Salvatore, dottoressa 54enne originaria di Napoli ma residente a Bologna, reclutata tramite società esterna per far fronte alla carenza di personale nel reparto di emergenza.

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A inizio mese è stata arrestata dalla Polizia penitenziaria di Ferrara con le accuse, tutte da provare, di corruzione, falso, furto, introduzione di un telefonino in carcerespaccio di medicinali e hashish all’interno della casa circondariale di Ferrara, dove ha lavorato per otto mesi in regime di libera professione. Non è stato nemmeno il primo provvedimento cautelare nei suoi confronti. Nel marzo scorso, infatti, gliene era stato notificato uno, poi decaduto, per turbativa d’asta.

La dottoressa avrebbe chiesto un prestito di 200mila euro, da versare sul conto di una società romana, in quattro tranche da 50mila euro ciascuna, a un giovane detenuto del carcere di Ferrara per aiutarlo a dimostrare di non poter stare in prigione. Avrebbe certificato che l’uomo manifestava intenti suicidi e gli avrebbe pure somministrato farmaci per provocargli malori. Ad altri detenuti avrebbe compilato richieste per trasferirli d’urgenza in ospedale, sebbene senza motivo, e avrebbe spiegato loro quali malattie simulare.

Secondo gli inquirenti, avrebbe inoltre rubato 240 compresse di benzodiazepine e antiepilettici all’Ausl Ferrara, sempre per passarle a un detenuto. E lo stesso avrebbe fatto con oppiacei analgesici, cercando persino di comprare un etto di hashish da introdurre in carcere. Come se non bastasse, è accusata di aver introdotto un cellulare e di aver provato a introdurne un secondo. Tra i detenuti che avrebbe aiutato figurano collaboratori di giustizia e un ex esponente di spicco della camorra che voleva evadere.

Redazione Nurse Times

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