Diabete di tipo 2: combinazione dapagliflozin-exenatide ancora efficace nel controllo glicemico dopo 2 anni

Lo ha accertato lo studio DURATION-8, che ha coinvolto un totale di 695 adulti.

Nei pazienti con diabete di tipo 2 la combinazione di dapagliflozin ed exenatide mantiene la sua efficacia nel controllo glicemico, senza perdere effetto dopo due anni di uso continuato e confermando la buona tollerabilità mostrata in precedenza. Sono i risultati di una nuova analisi dello studio DURATION-8, pubblicati sulla rivista Diabetes Care.

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I pazienti con diabete di tipo 2 spesso assumono metformina come terapia di prima linea per stabilizzare la glicemia. Dopo un certo tempo, alcuni di essi non rispondono più al farmaco e richiedono un trattamento aggiuntivo. In passato alcuni studi a breve termine avevano dimostrato che una combinazione di due farmaci era in grado di controllare la progressione del diabete meglio delle terapie singole. La nuova analisi conferma i precedenti risultati, anche in un periodo di tempo più prolungato.

«Molte terapie per la gestione del diabete sono di breve durata, motivo per cui è utile testare l’effetto a lungo termine – ha affermato l’autore senior della ricerca, Serge Jabbour, direttore della divisione di Endocrinologia e del Diabetes Center della Thomas Jefferson University –. Il nostro studio ha dimostrato che un regime combinato di dapagliflozin ed exenatide ha continuato a controllare il glucosio dei pazienti per oltre due anni, e si tratta di un risultato molto incoraggiante».

Lo studio di fase III DURATION-8, multicentrico, in doppio cieco, randomizzato e controllato, ha coinvolto un totale di 695 adulti che soffrivano di diabete di tipo 2 non adeguatamente controllato con metformina, assegnati in modo casuale a tre gruppi di trattamento. Oltre a metformina, un gruppo ha ricevuto iniezioni settimanali di exenatide e placebo. Un altro gruppo ha assunto quotidianamente dapagliflozin e placebo, mentre a un terzo gruppo sono stati somministrati entrambi i farmaci insieme.

La combinazione di exenatide e dapagliflozin ha prodotto riduzioni maggiori dei parametri glicemici (emoglobina glicata HbA1c, glucosio plasmatico a digiuno e glucosio postprandiale a due ore, peso e pressione arteriosa sistolica rispetto ai farmaci da soli dopo 28 settimane di trattamento). Dopo un periodo di estensione di 24 settimane, i miglioramenti si sono mantenuti anche a 52 settimane. Nel presente studio di estensione sono state valutate efficacia e sicurezza della terapia di combinazione 104 settimane dopo la randomizzazione.

Le due classi di farmaci agiscono in modo additivo, migliorando gli effetti su una serie di indicatori del diabete. Dapagliflozin appartiene alla classe dei farmaci inibitori del cotrasportatore sodio-glucosio di tipo 2 (SGLT2), che comportano l’eliminazione del glucosio in eccesso nelle urine, mentre exenatide è un agonista del recettore del peptide-1 glucagone simile (GLP-1), che aumenta la secrezione di insulina dipendente dal glucosio, riduce la produzione di glucosio epatico, rallenta lo svuotamento gastrico e aumenta il senso di sazietà. Utilizzate in combinazione, le due molecole promuovono e mantengono un migliore controllo del glucosio, favoriscono la perdita di peso e migliorano la pressione sanguigna.

I risultati dell’analisi a lungo termine hanno confermato che il gruppo di pazienti sottoposti a entrambi i farmaci aveva un migliore controllo glicemico rispetto a quanti assumevano una singola terapia e hanno dimostrato, per la prima volta, che l’effetto si manteneva per la durata del periodo di studio esteso a due anni (104 settimane). La combinazione ha comportato una maggiore riduzione dei livelli di HbA1c rispetto ai singoli farmaci più placebo (p=0,007 vs exenatide da sola e p<0,001 vs dapagliflozin da solo).

Il trial ha anche mostrato una riduzione clinicamente rilevante del peso e della pressione sanguigna, misure che possono contribuire al diabete di tipo 2 e alla salute generale. I ricercatori non hanno riscontrato problemi di sicurezza imprevisti con la terapia combinata nei partecipanti allo studio, che si è confermata ben tollerata senza provocare episodi di ipoglicemia grave.

«Queste due classi lavorano in sinergia per aiutare a controllare i livelli di glucosio di un paziente con diabete di tipo 2 e altri parametri associati alla malattia – ha commentato Jabbour –. Ora possiamo essere più fiduciosi nel prescrivere queste molecole a lungo termine».

Redazione Nurse Times

Fonte: PharmaStar

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