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Di Fresco ospite a “Porta a Porta” commenta: “magari fossi stato trattato come il figlio di Riina”

BUFERA NELLA TRASMISSIONE TELEVISIVA “PORTA A PORTA” TRA VESPA E DI FRESCO

Dottor Di Fresco, lei è il presidente nazionale dell’Associazione Avvocatura di Diritto Infermieristico ed è stato invitato stasera alla registrazione della famosa trasmissione del dott. Vespa “Porta a Porta” che trattava il caso dell’infermiera di Piombino. Ma cosa è successo tra lei e Bruno Vespa visto che vi hanno sentito urlare durante il break?

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Sono stato invitato dai collaboratori di Bruno Vespa per rappresentare gli infermieri sia come associazione ADI, sia in nome della Consociazione Nazionale Infermiere della nostra ecc.ma prof.ssa Jiulita Sansoni, un nostro orgoglio personale perché è professore all’Università di Roma. Ebbene mi preparo e ingenuo come un bambino di tre anni vado in trasmissione. Pensavo che Vespa fosse un conduttore equilibrato e imparziale, un giornalista di lunga esperienza, ma fin dall’inizio mi sono subito accorto che anche lui era affetto dalla ‘medicite’, una malattia che rende umili tutti quelli che non sono medici.

Ma ci spieghi meglio dottor Di Fresco , cosa è successo?
Mi sono presentato e il conduttore del talk, Vespa, ha subito tagliato corto con il suo solito fare dicendomi: “va bene, va bene …” come dire non ce ne frega niente chi sei, tanto sei solo un semplice infermiere che non conta niente.

Successivamente ha replicato sul fatto che io fossi iscritto all’ordine degli avvocati del foro di Roma, dicendo a chiare lettere che (secondo le sue conoscenze) è illegale che un infermiere possa essere iscritto all’ordine degli avvocati. Io replico affermando di possedere l’iscrizione all’ordine, disposto anche ad esibire la tessera.

Il dott. Vespa a quel punto, non aspettandosi una smentita così plateale in un talk nazionale, mi risponde con sufficienza, affermando che sono un semplice laureato in giurisprudenza e che sbaglia l’ordine degli avvocati a iscrivermi nell’albo dei praticanti.

Io replico portando in studio il caso di un carabiniere che ha vinto una causa in cassazione che non è mai stata più oggetto di discussione negli ultimi 10 anni (ed è, quindi, ius receptum), per cui il dipendente può essere iscritto ‘sine die’ nell’albo dei praticanti dell’ordine. Lui però insiste affermando il contrario.

A quel punto io sorvolo per non entrare in polemica, ma allo stesso tempo intuisco subito quale sarebbe stato il ruolo che mi avevano riservato: lo zerbino, la comparsa come, purtroppo, è successo alla presidente della FNC Ipasvi dott.ssa Mangiacavalli, suo malgrado.

Ma ci sono stati altri spunti o situazioni in cui Vespa ha palesato un certo fastidio per la sua presenza?
Certo! Io ho parlato della cartella unica di terapia come di un documento sanitario destinato a riportare la prescrizione medica e la somministrazione del farmaco per cui in caso di ‘malpratice’ la prima cosa da fare è andare a leggere l’esattezza e la congruenza della prescrizione anche in termini di dosaggio.

Preciso anche che, in ogni modo, un infermiere ‘assassino’ cioè che intende uccidere un paziente, non ha bisogno della prescrizione medica; prende l’eparina e la somministra in alte dosi endovena al paziente quando e come vuole. Non ha nessun interesse a sovra-dosare un farmaco dietro prescrizione, lo fa magari di notte mentre il paziente dorme.

A quel punto interviene un medico, il rappresentante dei ginecologi, che il dott. Vespa presenta per bene, scandendo precisamente le parole e facendo un preciso elenco dei suoi titoli altosonanti, a differenza della mia presentazione!

Chissà quando gli potrà ricapitare di conoscere e quindi poter presentare un infermiere che è anche iscritto all’ordine degli avvocati!

Invece Vespa, volutamente, aveva sorvolato la mia posizione, un disegno mediatico architettato affinché non mutasse la ghettizzazione popolare che si ha nei confronti degli infermieri. In quel preciso momento mi sono ricordato quanto è avvenuto alla presidente della Federazione Nazionale collegi IPASVI durante le trasmissione televisive in cui ha partecipato.

Lei mi diceva che avete anche affrontato e discusso sulla questione autopsia?
Semplicemente perché Vespa ha un suo pregiudizio verso gli infermieri: il suo obiettivo è dare ragione ai suoi amici medici, di conseguenza all’infermiere non può che essere riservato un ruolo secondario, anche per una diffusa, haimè, concezione giornalistica-populista che vuole l’infermiere ignorante.

La criminologa dott.ssa Roberta Bruzzone, che Vespa in virtù del pluralismo invita sempre, successivamente anche un medico, affermavano che l’autopsia la decide il magistrato. Io mi sono permesso di correggere l’informazione dicendo che è il medico che decide l’autopsia ponendo un quesito diagnostico a cui il parente del defunto non può opporsi.

Non solo! Se il medico decide di non procedere con l’esame autoptico, il parente del ‘de cuius’ non può obiettare se non attraverso lo strumento della denuncia-querela per omicidio.

A quel punto il dott. Vespa, con tono palesemente sardonico e svilente, guardando i medici e non me che mi trovavo seduto di fronte, affermava: “… grazie per la lezione di diritto”, sfregandosi le mani come solo lui sa fare.

Secondo lei cosa si aspettava Vespa da un infermiere?
Probabilmente aveva bisogno di una vittima, visto che ha condotto la trasmissione sollevando falsi allarmismi sociali, con il chiaro intento di dimostrare all’opinione pubblica che ‘tutti gli infermieri devono essere visti con sospetto, perchè sono pericolosi. Attenti quando vi toccano, potrebbero uccidervi!!’.

Forse voleva che parlassi di padelle o di marmellate e biscotti. Non si aspettava che un infermiere tenesse testa alla sua equipe di esperti.

Quindi qual è, secondo lei, il ruolo dell’infermiere in un talk televisivo come Porta a Porta?


Deve stare zitto ed evitare di intervenire su tutte le questioni anche se attengono la nostra professione. Deve annuire e sorridere ad ogni parola che esce dalla bocca dei graditi ospiti del dott. Vespa. Deve dimostrare di essere succube della scienza medica e di avere un ruolo ausiliario e secondario nella sanità. Deve dimostrare di essere uno sguattero e di non capire quello che si dice.

E’ vero che durante il break ha “sculacciato” Bruno Vespa e le hanno tolto il microfono?
Esagerati. Dopo che ha salutato e accarezzato i suoi ospiti prediletti, mi sono avvicinato e gli ho detto: “E’ un piacere conoscerla, però la sua trasmissione è faziosa, come sempre pone in terzo piano gli infermieri e comunque io, le piaccia o meno, sono iscritto all’albo dei praticanti avvocati di Roma. Mi dispiace solo essere ancora uno dei pochi che paga ancora il canone Rai”.

Lui ha urlato davanti il pubblico, ancora seduto per subirsi le frasi fatte del secondo blocco, e mi ha detto che io come infermiere non mi dovevo permettere di criticare quello che dicevano i medici e che mi avrebbe denunciato all’ordine degli avvocati.

Io gli ho risposto che mi avrebbe fatto un favore perché così mi avrebbe aiutato a non pagare la tassa annuale e potevo evitare di essere dichiarato moroso dall’Ordine degli Avvocati come già accaduto per una dimenticanza. Poi dandogli le spalle gli ho detto che non conosce affatto la legge e che avrebbe dovuto informarsi meglio.
Ora mi hanno proposto di tagliare i due minuti e tredici secondi che riprendono le critiche di Vespa nei miei confronti sulla mia iscrizione all’Ordine degli Avvocati , però devo ancora firmare la liberatoria.

Ma mi chiedo: avrà chiesto anche ai suoi amici medici di esibire i titoli di studio o l’avrà fatto solo con me?

Ha almeno una punta di orgoglio per quanto ha fatto?
Certo, anzi due. La prima certezza che avevo fatto il mio dovere difendendo la verità è arrivata dalle parole di mia moglie che appena ho raggiunto dietro le quinte, mi ha detto: “bravo, bravo, hai fatto bene”.

La seconda certezza l’ho avvertita alla fine del litigio perché non mi sono fatto piegare, come purtroppo è capitato alla presidente dott.ssa Mangiacavalli, da un sistema baronale televisivo che oramai è totalmente controllato dai medici.

Capisco che la dott.ssa Mangiacavalli debba rappresentare l’ala moderata della nostra professione, ma il sottoscritto ha fondato l’A.D.I. per combattere il sistema, non per servirlo e all’ADI la diplomazia è sempre andata stretta.

Del resto, in Italia, ci vuole qualcuno che reagisca e rivoluzioni il sistema infermiere sia sul fronte reale che sul fronte della stima collettiva, considerato anche la brutta fine che stiamo facendo.

Gli infermieri dell’ADI non sono schiavi di nessuno, tanto meno di Bruno Vespa e non si piegheranno mai ai poteri forti che vogliono sacrificarli e umiliarli. Se ne accorgeranno quando dovranno fare i conti con il fenomeno del demansionamento.
Il conto alla rovescia è iniziato. La giustizia ci riscatterà e condannerà gli sfruttatori dando un messaggio chiaro.

Quindi la vedremo in trasmissione?
No. Non ho ancora firmato la liberatoria. Sono stato inseguito dai tre collaboratori di Vespa fin sulla strada e mi hanno anche tartassato di telefonate. Io firmerò se mi consegneranno la registrazione integrale perché non mi fido dei tagliatori di ‘Porta a Porta’. Chissà cosa faranno vedere e sentire. Diversamente possono anche eliminare le riprese, io ho scritto quello che è successo veramente.

E non posso descrivere le sensazioni che permeavano lo studio: assoluta mancanza di rispetto per le migliaia di infermieri che lavorano sacrificio dopo sacrificio per poco denaro al fine di salvare vite umane, lenire il dolore e curare le malattie.

Vespa è abituato a circondarsi di giacche e cravatte, di gente che parla parla ma non è mai stata nella stanza del paziente in fin di vita, tutta la notte in piedi a respirare l’aria della morte.

Ma che ne può sapere? Io credo che se vuoi fare una trasmissione sugli infermieri, invita gli infermieri, e non come contorno, ma come protagonisti. Lascia che i medici giudichino i medici. Ora più che mai dobbiamo riprenderci il ruolo che ci spetta.

Secondo lei di chi è la colpa dell’umiliazione sociale che subisce l’intera categoria infermieristica?
Di quelli che fanno le denunce penali se non paghi la quota IPASVI.

Di quelli che anche al corso di laurea magistrale, senza contare il corso triennale, insegnano agli infermieri come lavare i capelli dei pazienti, come pettinarli e come tagliare le unghie.

Di quelli che dedicano 5 crediti al giro letti e un credito al diritto del lavoro. In poche parole dell’IPASVI, dediti solo a curare le proprie poltrone ed a sporcare le nostre. La vergogna ce l’abbiamo in casa, non dobbiamo cercarla in altri posti!

E’ tutto da rifare, è tutto da radere al suolo e l’ADI lo farà, di sentenza in sentenza, anzi lo stiamo già facendo e le nostre vittorie parlano chiaro.

TUTTI I LETTORI SONO INVITATI AD ESPRIMERE UN  COMMENTO SU QUANTO ACCADUTO SCRIVENDO A info@aadi.it.

I VOSTRI COMMENTI SARANNO PUBBLICATI NEL SITO www.aadi.it

Grazie.

Grazie a lei, dott. Di Fresco, per la sua puntuale testimonianza e per il suo grande impegno a favore degli infermieri italiani!

Giuseppe Papagni

 

Giuseppe Papagni

Nato a Bisceglie, nella sesta provincia pugliese, infermiere dal 94, fondatore del gruppo Facebook "infermiere professionista della salute", impegnato nella rappresentanza professionale, la sua passione per l'infermieristica vede la sua massima espressione nella realizzazione del progetto NurseTimes...

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