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Covid-19: qual è l’approccio vascolare più efficace e sicuro

Qual è l’approccio vascolare più efficace e sicuro con i pazienti Covid-19 ricoverati in terapia intensiva?

“La fonte principale di contaminazione che viene da un paziente Covid sono le secrezioni orali, nasali e tracheali in caso di tracheotomia. Più l’operatore è distante dalla fonte della contaminazione, come appunto può avvenire con un PICC o con al limite con un accesso femorale, minore sarà il grado di contaminazione” ha dichiarato, in un’audiointervista per Pharmastar, Mauro Pittiruti, Coordinatore Nazionale del GAVeCeLT (Gruppo Aperto di Studio Accessi Venosi Centrali a lungo termine).

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Dobbiamo proteggere assolutamente gli operatori sanitari perché un operatore o un OSS che si ammala è una risorsa tolta al sistema sanitario nazionale che è già carente; quindi vanno forniti i corretti dispositivi e va fatta una adeguata formazione con percorsi anch’essi ben strutturati. Questi ultimi servono anche per proteggere pazienti fragili come quelli con patologie oncologiche” ha precisato Baudolino Mussa, Presidente IVAS (Italian Vascular Access Society-Società scientifica per la preservazione del tessuto venoso periferico).

“I cateteri maggiormente usati per gli accessi vascolari nei pazienti covid positivi sono i PICC che vengono inseriti sotto controllo ecografico e che poi all’interno del braccio devono fare percorsi anche di 30-40 centimetri. Per valutare se la punta del catetere è giunta nella posizione corretta si può fare sotto guida radiologica e in sala radiologica oppure con tecnologie moderne a letto del paziente tramite un sistema simil metaldetector” ha aggiunto Mussa.

Approccio vascolare con i pazienti Covid – le opinioni

“Avere un accesso venoso centrale impiantabile dal braccio del paziente da sicuramente vantaggi per i pazienti che in subintensiva utilizzano maschere e caschi per la ventilazione non invasiva e la possibilità dello pneumotorace si riduce moltissimo. In questo caso non è necessario fare una radiografia post impianto perché ci possono aiutare dei sistemi di navigazione grazie a magneti o mediante guida elettrocardiografica” ha commentato Alfonso Papa, Direttore UOC Terapia del dolore AO dei Colli Monaldi Cotugno CTO Napoli e Membro SIAARTI.

“Il documento emesso dalla SIAARTI ma anche quelli di altre società scientifiche cercano di identificare le procedure più idonee per il trattamento di alcune tipologie di pazienti, in questo momento storico il paziente covid. C’è una esigenza precoce di identificare un approccio vascolare anche perché questi pazienti arrivano spesso disidratati; sono pazienti a rischio di infezioni e di trasmettere la loro infezione e quindi la scelta del vaso deve garantire anche la possibilità di protezione degli operatori sanitari e rendere meno complicata la gestione del paziente. Per questi motivi sono preferibili accessi periferici” ha sottolineato Luca Brazzi, Professore Ordinario di Anestesia e Rianimazione – Dipartimento di Scienze Chirurgiche dell’Università di Torino e membro di SIAARTI.

Fonte: https://www.pharmastar.it/

Cristiana Toscano

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