Coronavirus, fase 2: Simit invita a non abbassare la guardia

Gli esperti della Società italiana malattie infettive e tropicali smontano le false illusioni che possono derivare dai numeri incoraggianti di questi giorni.

Il moderato ottimismo derivante dai numeri incoraggianti di questi primi giorni della fase 2 non devono indurre ad abbassare la guardia. Lo sostengono gli infettivologi della Simit (Società italiana malattie infettive e tropicali), che si rivolgono alla popolazione e ai media affinché non si alimentino false illusioni. “La riduzione della pressione per nuovi ricoveri di casi gravi di Covid – afferma Massimo Andreoni, primario di Malattie infettive del Policlinico Tor Vergata e direttore scientifico Simit – è l’attesa conseguenza del decreto di distanziamento sociale, che ha portato a richiedere alla popolazione tutta di rimanere in casa, a sospendere molte attività economiche e a chiudere scuole e università. Ciò ha permesso di interrompere anche l’ulteriore diffusione dell’epidemia, ma non certo l’attenuazione della virulenza di Sars-CoV-2”. Massimo Galli, primario di Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano e past president Simit, conferma: “Le misure di contenimento hanno consentito di imbrigliare la prima fase dell’epidemia, bloccando la sua ulteriore estensione o per lo meno limitandola ai contagi trasmessi in famiglia da persone ritiratesi in casa con l’infezione in atto. La prima ondata dell’epidemia ha portato alla manifestazione dei casi clinici di maggiore gravità, che si sono gradualmente ridotti di numero nelle ultime settimane in relazione alla riduzione del numero dei nuovi contagi. La maggior disponibilità di posti letto per casi di media gravità ha poi modificato la composizione della casistica ricoverata, mentre la possibilità di un ricovero più precoce e l’affinamento delle cure hanno frenato l’evoluzione negativa in numerosi casi”. E Marcello Tavio, direttore di Malattie infettive degli Ospedali Riuniti di Ancona e presidente Simit, avverte: “In questa fase serve molta prudenza nell’interpretazione dei dati, ma è fondamentale non confondere gli effetti con le cause. Osserviamo meno casi gravi perché si verificano meno nuove infezioni. Questo è evidentemente il frutto dell’azione di contrasto alla diffusione dell’infezione da coronavirus. Se poi in futuro il virus muterà al punto da non causare malattia nell’uomo, dovremo averne un’evidenza epidemiologica, prima ancora che laboratoristica. Ora non è certo così”
. Anche Claudio Mastroianni, direttore UOC Malattie infettive del Policlinico Umberto I e vicepresidente Simit, invita alla rpudenza: “Per sostenere affermazioni tipo ‘il virus si è depotenziato’ ci vogliono grandi numeri, forti evidenze e robusti dati molecolari che evidenzino modificazioni sostanziali del virus. Altrimenti, certe affermazioni servono solo a creare false sicurezze e facilitare la sottovalutazione di un problema che permane serio, tanto più nella cosiddetta fase due. Pur confidando nella presa di coscienza della popolazione, noi ci aspettimao un possibile, nuovo aumento dei casi, terminata la fase di incubazione dopo la fine del lockdown dello scorso 4 maggio. Restiamo vigili e pronti a intervenire”. Conclude Galli: “Allo stato attuale delle conoscenze non ci risultano evidenze molecolari che depongano per mutazioni del virus che ne possano giustificare un’attenuazione. Riteniamo, dunque, che in occasione della fase 2 le ipotesi non confermate sulla minor virulenza di Sars-CoV-2  possano creare false sicurezze e ridurre pericolosamente l’attenzione nel seguire con il necessario rigore le misure di prevenzione”. Redazione Nurse Times Aggiornamenti in tempo reale sull’epidemia in Italia Aiutateci ad aiutarvi
 
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