Coronavirus e sanitizzazione: la linea di difesa biologica

Riceviamo e pubblichiamo un contributo di Giuseppe Civetta, infermiere specialista in accessi vascolari presso l’Ambulatorio di Oncologia medica dell’ospedale “Dimiccoli” di Barletta.

In tempo di emergenza sanitaria per il contenimento dell’espansione pandemica del coronavirus, il Sistema sanitario italiano ha potuto contare, più che sulla disponibilità di materiale e mezzi, sulla competenza delle varie figure professionali, che in diverso modo hanno contrastato il dilagante contagio di questo famigerato virus. Nella puntuale informazione, attraverso mass-media e social, si è assistito alla immotivata deificazione di medici e infermieri, il cui esercizio professionale è stato, ne più né meno, quello di sempre, iniziato con Ippocrate e Florence Nightingale, seppur in condizioni di estrema contingenza. Nella attuale fase 2, si sta cercando di tornare a un lenta e graduale ripresa delle attività di vita quotidiana, sociale e lavorativa, senza però abbassare la guardia nella lotta al virus, mediante il distanziamento sociale, le precauzioni di barriera attraverso i DPI e la sanificazione di ambienti e arredi. Le prime due precauzioni spettano al buon senso civico di ciascun cittadino, mentre l’ultima, ugualmente importante, è di competenza del personale addetto alla sanitizzazione. E sì, perché personale addetto alle pulizie è estremamente riduttivo. La perizia e la capillarità nella sanificazione degli ambienti e degli arredi, rappresenta quella lotta biologica che contrasta l’avanzata delle infezioni che si annidano nei meandri più improbabili del mondo che ci circonda. L’opera di questi professionisti si realizza attraverso differenti livelli di intervento che concretizzano la totale igenizzazione ambientale. Il primo intervento è la pulizia dei locali, che viene effettuata mediante detersione, con prodotti a base di saponi, per eliminare lo sporco visibile, azione preliminare ai due livelli successivi, rappresenta la parte percepibile della sanitizzazione. Attraverso la pulizia vengono rimosse tracce di materiale biologico e non biologico che macchiano gli ambienti e gli arredi. La sanificazione consiste in un intervento mirato atto a rimuovere qualsiasi batterio, virus, fungo ed agente contaminante. Si attua con l’utilizzo di prodotti chimici detergenti per riportare il carico microbico entro standard di igiene accettabili ed ottimali che dipendono dalla destinazione d’uso degli ambienti interessati. La disinfezione consente la distruzione dei microrganismi patogeni, ovvero di quelle forme microbiotiche capaci di indurre malattie. Si effettua con l’applicazione di agenti disinfettanti, quasi sempre di natura chimica come i composti dei sali quaternari di elementi chimici, oppure fisica, come calore e vapore, che sono in grado di ridurre, tramite la distruzione o l’inattivazione, il carico microbiologico presente su oggetti e superfici. La sanificazione e la disinfezione rappresentano la parte non visibile ad occhio nudo della sanitizzazione. Queste procedure sono attuate sia in regime ordinario, quotidianamente e ad ogni turno, che straordinario per sopraggiunte esigenze sanitarie. In caso di conclamata contaminazione biologica, viene effettuata la bonifica
, che rappresenta una procedura di pulizia e disinfezione mirata a privare un ambiente o un’apparecchiatura, di qualsiasi traccia di materiale in grado di disseminare infezione. Questa operazione garantisce l’abbattimento della cross-contamination (contaminazione incrociata). Mentre le prime tre fasi sono di natura preventiva, la bonifica è di natura reattiva ad un evento biologico avvenuto. Ciascun tipo di intervento viene effettuato con presidi, prodotti e abbigliamento adeguato che il personale conosce e applica a seconda delle procedure richieste. Questa attività risulta fantasmagorica in quanto, come già anticipato, visibile nel contesto della pulizia, ma invisibile nella sanificazione e nella disinfezione. L’invisibilità è però solo apparente, perché si vede se non c’è, ma non si vede se c’è. Questa paronomasia si esplica nel significato pragmatico che la sanitizzazione si vede se non si verificano casi di infezione, e non si vede, appunto, se si riscontrano contaminazioni e sepsi. L’U.O. di Oncologia medica dell’ospedale “Dimiccoli” di Barletta, in questo lungo periodo di emergenza Covid-19, pur non essendo stata coinvolta in prima linea, è stata costretta a operare sulla linea di confine. Si è dovuto applicare un piano di contenimento e contrasto delle infezioni per garantire un servizio ai propri utenti, che certamente non si sono potuti fermare nella duplice lotta contro il virus e contro il cancro. Pazienti questi, molto più suscettibili alle infezioni e quindi considerati “fragili”. Per tutto il periodo emergenziale è stata garantita l’attività di Day Service per la somministrazione delle chemioterapie, quella di reparto per i pazienti ricoverati in degenza, e l’attività clinico specialistica ambulatoriale per impianto e gestione degli accessi vascolari. Tutto questo sistema è stato garantito grazie al continuo ed incessante intervento degli operatori addetti alla sanitizzazione che sono parte integrante della nostra equipe. La grande professionalità di Lucia Morolla, Emanuele Lattanzio, Antonio Mucciaccia e Gaetano Scassano, nonché la disponibilità della loro coordinatrice Rita D’Ippedico, della Sanità Service, hanno contribuito alla gestione dell’attività clinica complessiva dell’Oncologia medica nell’accoglienza dell’utenza in sicurezza, sia negli spazi riservati che in quelli comuni, permettendo a noi, medici, infermieri e oss, eroi per caso, di vincere la battaglia contro il coronavirus, sempre pronti a vincerne la guerra. Giuseppe Civetta Aggiornamenti in tempo reale sull’epidemia in Italia Aiutateci ad aiutarvi
 
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