Coronavirus. Dallo tsunami sanitario allo tsunami giudiziario

Cazzolla "Si profilano all’orizzonte schiere di familiari che, avendo perso in queste settimane un proprio congiunto, ritengono di essere state vittime – sia pur indirettamente – di “malpractice” ed intendono portare in giudizio le strutture sanitarie ed i medici che hanno preso in carico il loro parente"

Sta arrivando! Mentre stiamo affrontando il dramma del coronavirus, c’è già chi è pronto ad intraprendere cause civili o penali contro i medici, duramente impegnati in questa lotta all’ultimo sangue.

Si profilano all’orizzonte schiere di familiari che, avendo perso in queste settimane un proprio congiunto, ritengono di essere state vittime – sia pur indirettamente – di “malpractice” ed intendono portare in giudizio le strutture sanitarie ed i medici che hanno preso in carico il loro parente.

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E’ iniziata la richiesta di cartelle cliniche, con domande sulla tempestiva e corretta assistenza medica fornita.

Tale fenomeno che, temo, si allargherà a macchia d’ olio, impone una serie di interrogativi.

Sono tutti morti effettivamente per insufficienza respiratoria acuta grave, cagionata dal coronavirus? Non essendo stati sottoposti al tampone, chi può asserirlo? Quanti sono deceduti nelle loro abitazioni? Quanti sulle ambulanze? Quanti negli ospedali? Poiché le autopsie non potranno essere più effettuate, perché molti cadaveri sono stati cremati, come si potrà, attraverso le mere cartelle cliniche, ipotizzare una colpa per errore rimproverabile ed inescusabile a carico degli operatori sanitari?

A mio sommesso avviso, invocare il principio della maggiore speranza di vita (o probabilità di sopravvivenza), concetto in base al quale, in presenza di uno squilibrio tra necessità cliniche reali della popolazione e la disponibilità effettiva di risorse intensive (tradotto, carenza), le terapie di carattere intensivo vengono concentrate sui pazienti con maggiori possibilità di successo, non esonera da responsabilità civili o penali. Tale linea guida è invece considerata di fondamentale importanza da un esperto come il Dott. Pietro PUGLIESE, anestesista-rianimatore e risk manager dell’emergenza territoriale 118.

Infine non possiamo dimenticare i numerosi casi di medici contagiati perché sprovvisti di dispositivi di protezione individuali adeguati e completi, mandati completamente allo sbaraglio.

Siamo solo all’inizio della storia!    

Avv. Olindo CAZZOLLA del foro di ROMA, penalista, consulente legale della S.I.I.E.T.

Redazione Nurse Times

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