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Concorso Infermieri Puglia: quando le promesse se le porta via il vento

La recente conclusione del Concorso Unico Regionale per 566 C.P.S. Infermieri, con pubblicazione della graduatoria definitiva con più di 4000 professionisti tra vincitori ed idonei, avrebbe dovuto essere accolta da tutti i partecipanti con felicità e soddisfazione, ma purtroppo così non è stato.

Gioiscono certamente coloro che si sono posizionati in vetta alla graduatoria, ma non condividono lo stesso sentimento i vincitori che invece sono stati collocati anche a centinaia di km da casa e dalle loro famiglie.
Com’è potuto succedere?

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Vincono un concorso e vengono sballottati per l’intera regione, lontano dalle loro certezze e dai loro affetti, dopo aver superato ben 3 prove?
Succede in Puglia, per di più succede per la seconda volta, dato che quanto sta accadendo è una minestra riscaldata, difatti questo stesso film si è visto nel precedente concorso che vedeva come capofila ASL Bari.

E succede perché il bando di concorso è rigido, non concepito sulle necessità e le individualità dei lavoratori, bensì li considera solo numeri, tanti pedini sacrificabili sulla scacchiera della sanità regionale. Ma i professionisti non sono pedine, bensì persone.

E aspettarsi un’attenzione nei confronti del lato umano della faccenda non dovrebbe essere visto come la richiesta di un privilegio, perché tale non è.


Un vincitore di concorso vanta infatti dei diritti rispetto ad un idoneo, semplicemente perché se li è guadagnati. Che abbia studiato di più, che possieda più titoli o abbia diritto ad una riserva, poco importa; comunque abbia totalizzato il proprio punteggio, di fatto è un vincitore.
Ma come questo concorso ha ampiamente mostrato, non basta essere vincitori per realizzarsi lavorativamente e ottenere una stabilità.

Del resto come si può considerare una piena vittoria aver ottenuto un contratto a tempo indeterminato, se da Lecce vieni spedito all’altro capo della regione, nella provincia foggiana, lasciando a 300 km un marito o una moglie, dei genitori che hanno bisogno di te o dei figli? Difficile non definirla una vittoria di Pirro.

Non si tratta di un malcontento che riguarda qualche mosca bianca pretenziosa, purtroppo il numero di coloro che all’indomani della pubblicazione della graduatoria hanno avuto un’amara sorpresa è cospicuo.

Le soluzioni millantate – i ben noti cambi compensativi – non sono così alla portata come a qualcuno piace raccontare. Intanto perché le aziende possono porre il veto per 5 anni dalla firma del contratto sullo spostamento del lavoratore, poi perché la burocrazia relativa è macchinosa e richiede numerosi mesi, ma soprattutto perché il cambio lo si deve trovare.

Ci sono realtà più “blindate” di altre, ossia da cui uscire si può ma in cui entrare è impossibile. Lo sanno bene i vincitori dello scorso concorso ancora bloccati da 3 anni lontani da casa e impossibilitati a tornarci.

Operatori sanitari che hanno prestato servizio prima e durante la pandemia, in molti casi maturando e superando anche i requisiti per essere stabilizzati, con sacrificio ed abnegazione, mettendosi al servizio dei cittadini, venendo spesso ricollocati, affrontando turni massacranti, saltando riposi, rinunciando a del tempo con i propri cari, si sono ritrovati sbattuti in altre città pugliesi senza alcun riguardo non solo per i loro bisogni, bensì anche per le loro professionalità.

Perché oltre a cambiare azienda naturalmente cambieranno anche reparto, ricominciando da zero. Così a nulla è valso maturare anche anni di esperienza nel proprio campo. E questo indubbiamente si rifletterà anche sul livello del servizio offerto ai cittadini.
Ciliegina sulla torta, le false promesse.

Tralasciando i cicalecci di alcuni sindacati che avevano assicurato un interessamento verso il problema delle assegnazioni e al contrario hanno spinto perché le chiamate iniziassero quanto prima, vanificando ogni possibile ridiscussione delle collocazioni, i vincitori con assegnazioni problematiche hanno coinvolto il Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano.


A dispetto di quanto promesso davanti (virtualmente) ad una platea di 4000 persone – un impegno a venire incontro alle esigenze dei più, riconsiderando le assegnazioni, creando un tavolo tecnico con anche dei rappresentanti tra i vincitori – nulla è seguito.
Per un attimo, la speranza che finalmente qualcosa si stesse mettendo in moto, si è accesa. Sabato scorso a tutti i vincitori è stata inviata una mail da ASL Bari in cui si chiedeva se attualmente lavorassero, presso che azienda e con che tipo di contratto.

Difficile non sperare in un ultimo appiglio in una situazione così emotivamente sfiancante, difficile credere che in un momento simile l’azienda dovesse farsi solo i suoi conti a fini organizzativi per aggiornare i propri database. In questo contatto, in questi quesiti si è fortemente sperato ci fosse l’intenzione di mantenere al proprio posto coloro che già stavano lavorando. Ma anche questa fugace speranza è finita nel vuoto.

Beffardamente, ASL Bari ha già calcolato che oltre ai 160 posti messi in palio secondo bando, nel frattempo i suoi fabbisogni sono aumentati.

Secondo il Piano Triennale del Fabbisogno del Personale (PTFP) 2020/2022, a quel numero vanno aggiunte altre 434 unità infermieristiche e ciò è scritto nero su bianco nella delibera con le assegnazioni dei vincitori. Peccato però che quei posti siano solo virtuali al momento, dato che manca l’approvazione della Giunta Regionale per renderli effettivamente disponibili.

Ecco quindi il paradosso: i vincitori vengono assegnati in base alle disponibilità iniziali del bando di concorso, senza possibilità di rettifica o di rivalutazione.

O accettano la sede, anche se è a centinaia di km da casa, o decadono in maniera definitiva. O dentro o fuori.

Non è stata nemmeno considerata l’idea di mantenere coloro che attualmente erano già impiegati nelle aziende pugliesi al loro posto, nonostante numerosi Direttori avessero scritto alla Direzione Generale auspicando che si agisse in tal senso.


Ma quando arriveranno le firme per rendere disponibili i posti ricalcolati secondo i nuovi fabbisogni per le varie aziende pugliesi, ormai i vincitori saranno già smaltiti. Quei posti andranno agli idonei, che potrebbero avere facoltà di scelta. Probabilmente avranno la facoltà di rimanere dove già lavorano.


In Puglia insomma, i concorsi conviene non vincerli. Conviene passarli, sì, ma non posizionarsi troppo bene. Sembra un paradosso, ma idoneo qui è meglio che vincitore. Perché se arrivi millesimo o duemillesimo, magari vieni confermato dove sei. Ma se arrivi quattrocentesimo non varrai niente.

Firma: infermieri vincitori del concorso


Redazione Nurse Times

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