Come mai non si trovano medici e infermieri per il Pronto Soccorso?

Siete mai andati al Pronto Soccorso per avere una prestazione più rapida anche se impropria?

Condividiamo il pensiero scritto dal dott. Riccardo Ristori, medico di Pronto Soccorso impegnato anche nelle urgenze extraospedaliere del 118


Come mai non si trovano medici e infermieri per il Pronto Soccorso?

Riassumo in 5 punti (di sutura)

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1) Notti al Pronto Soccorso

Siete mai stati di notte in un Pronto Soccorso?
Avrete notato che i carichi di lavoro sono uguali al giorno, ovvero si lavora tanto di giorno quanto di notte, salvo che per i festivi in cui si lavora molto di più.

Siete mai stati di notte in qualsiasi altro reparto ospedaliero?

Avrete notato che i carichi di lavoro sono molto più leggeri, non tanto per gli infermieri quanto per i medici e durante i festivi si lavora invece molto meno. Nei reparti c’è una bella stanza per il medico di guardia e talvolta ho il sospetto che ci possa essere un letto per riposarsi.

A parità di stipendio secondo voi un medico dove preferisce lavorare? Al pronto soccorso dove visita per 12 ore o in un reparto in cui dopo mezzanotte spesso si risveglia al mattino per la colazione?

Ecco il primo problema. A parità di stipendio, salvo sfrenata passione lavorativa dei pochi rimasti, è difficile scegliere per il Pronto Soccorso.

2) Capacità di risposta rapida

Siete mai andati al Pronto Soccorso per avere una prestazione più rapida anche se impropria?

Si, dai dite la verità! Spesso ci capita di dover risolvere problemi tramite i nostri canali prioritari perché vi rivolgete sempre più a noi e magari con nemmeno troppa grazia, anzi con pretese anche assurde. Ormai siamo in grado di dare sempre una risposta: rapida in caso di emergenza/urgenza, programmata in caso di urgenza differibile.

I medici di Pronto soccorso sono al momento i migliori diagnosti che abbiamo, perché sono quelli che visitano, vistitano di più e hanno a che fare con più malattie, e voi vi fidate di più spesso dicendocelo chiaramente.

Tutto passa dal PS, anche lo stress che però resta sempre a farci compagnia.

In reparto il paziente è ricoverato, già studiato e stratificato, se non gli si può fare una TC di controllo oggi, la farà domani: una dimissione in meno equivale a un ricovero dal PS in meno, e il paziente in reparto non ha quasi mai fretta di essere dimesso. Lo stress è rimasto al piano di sotto.

3) Pronto Soccorso satellite dell’ospedale

Ci avete mai sentito quando siamo al telefono per cercare un posto letto?
Sembriamo Giuseppe e Maria la notte di Natale, non c’è posto da nessuna parte, nessuno vuole i nostri pazienti. Già, “i nostri pazienti” come se fossero nostri, non dell’ospedale.

Le risposte classiche sono: “Lo avete intubato voi, ora vi arrangiate!”, “Fagli l’ottava troponina, poi vedremo”,“No! Questo è troppo grave”, “No! Questo non ha niente!”, “Questo andrebbe bene, ma non ho posto…”.

Ci avete mai sentito chiedere una consulenza al telefono?

Talvolta sembra di chiedere un favore personale, è anche per questo che negli anni molti di noi sono diventati autonomi: per necessità. Sei spesso solo, anzi a volte sei male accompagnato.

I pazienti sono di tutti e transitando tutti per il Pronto Soccorso; è l’ospedale che deve diventare satellite del PS, in cui tutto è agevolato e non ostacolato.

4) Mancanza di riconoscimento

Il posto fisso è ancora oggi mitico, tranne che in Pronto Soccorso. I medici si licenziano, gli infermieri cambiano reparto. Ricordo bene le parole di un Direttore Generale che qualche anno fa in una riunione disse: “E’ impossibile che ci sia fila al Pronto Soccorso, basta ricoverarli subito”…

Rare le parole di apprezzamento: “Anche voi fate un lavoro importante, bisognerebbe cominciare a riconoscere in qualche modo..”. Possibile che nessuno dei dirigenti faccia corsi di mental coaching, valorizzazione delle risorse, confort del posto di lavoro?

In un ospedale che ruota intorno al suo Pronto Soccorso vorrei vedere il direttore generale che al mattino porta le paste ai supereroi che hanno trascorso la solita notte da incubo, il direttore sanitario che ci porta il caffè, il primario che ci chiede se abbiamo avuto dei problemi e gli altri primari che si informano se possono fare qualcosa di più. Invece al mattino non è così.

5) La soluzione.

Io la conosco bene e se vi interessa la svelerò nei prossimi giorni, sennò il post viene troppo lungo e non lo legge nessuno ?


Restiamo in attesa di conoscere la soluzione che verrà proposta dal dott. Ristori, anche se molti potrebbero avere già in mente quale potrebbe essere la proposta.

Simone Gussoni

Dott. Simone Gussoni

Il dott. Simone Gussoni è infermiere esperto in farmacovigilanza ed educazione sanitaria dal 2006. Autore del libro "Il Nursing Narrativo, nuovo approccio al paziente oncologico. Una testimonianza".

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