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C’era una volta…un bellissimo paese chiamato ITALIA

C’era una volta, in un bellissimo paese chiamato Italia, una, dieci, cento città dove tanti ragazzi vivevano felici con le loro famiglie senza però avere la possibilità di vedere realizzati i propri sogni

C’era una volta, in un bellissimo paese chiamato Italia, una, dieci, cento città dove tanti ragazzi vivevano felici con le loro famiglie senza però avere la possibilità di vedere realizzati i propri sogni.

In uno di questi villaggi viveva un ragazzo che aveva un desiderio quello di diventare cavaliere/infermiere.

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Il ragazzo studiò e lavorò sodo e alla fine riuscì a diventarlo, solo che nella sua cittadina non riusciva a trovare un posto dove poter lavorare: il re dei concorsi aveva chiuso le porte del castello da molti anni e non le aveva più riaperte.

 

Un giorno determinato nell’ottenere ciò che desiderava intraprese un viaggio alla ricerca di quella tanto agognata DIGNITA’ lavorativa.

Dopo innumerevoli peripezie, aver sbaragliato migliaia di aspiranti suoi pari, dopo aver superato prove e aver sconfitto il drago sputa fuoco, il ragazzo realizza il suo sogno e diventa cavaliere/infermiere finalmente con la possibilità di poter esercitare la sua professione.

I giorni passano, i sacrifici si moltiplicano,essere soli lontano dalla famiglia, lontano dalla persona amata, perdersi gli avvenimenti importanti delle persone a cui si tiene, tornate a casa di tanto in tanto e vedere il tempo trascorso sul volto dei genitori…tutti questi pensieri fanno crescere sempre con più insistenza, nel nostro eroe il desiderio di voler ritornare a casa.

Il cavaliere/infermiere prende una decisione adesso ha un lavoro che ama e potrà stare vicino alla sua famiglia, finalmente potrà essere felice!!

 

Tutto ciò sarebbe vero se il paese delle favole di cui sto parlando non si chiamasse Italia…se i castelli dove lavorano i cavalieri/infermieri li considerassero persone oltre che dipendenti, se si rendessero conto che tutti dovrebbero poter avere il diritto di avere la “possibilità” di provare a tornare a casa, sia essa a 400 o 900 km di distanza, senza sentirsi prigionieri dell’azienda, che ti lascia senza parole essere bloccato da un foglio di carta: il diniego di un nulla osta preventivo solo per poter presentare la domanda e ti sembra quasi che avessi più diritti quando non avevi niente, in quel caso non dovevi chiedere il permesso a nessuno…

Il nostro cavaliere purtroppo incassa il colpo, restando sempre in giro per l’Italia, in attesa che non gli venga negata un’altra possibilità e con un po’ più di amaro in bocca.

Hans Christian Grimm

Redazione Nurse Times

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