Infermieri

Censis: “Il mercato delle prestazioni infermieristiche private e l’intermediazione tra domanda e offerta”

Sono stati presentati l'11 maggio 2017, i principali risultati della ricerca “Il mercato delle prestazioni infermieristiche private e l'intermediazione tra domanda e offerta”, realizzata dal Censis per Ipasvi e Enpapi

Sono stati presentati l’11 maggio 2017, i principali risultati della ricerca “Il mercato delle prestazioni infermieristiche private e l’intermediazione tra domanda e offerta”, realizzata dal Censis per Ipasvi e Enpapi.

IL PRIVATO. Dell’indagine, colpiscono subito i dati relativi alla crescita impressionante del mercato privato delle prestazioni infermieristiche.

Risultano essere, 12,6 milioni, infatti, gli italiani (di cui il 24,7% del Nord-ovest, il 16,9% del Nord-Est, il 19,2% del Centro ed il 32,8% del Sud-isole) che si sono rivolti a un infermiere privatamente pagando di tasca propria, per un valore complessivo in un solo anno pari a 6,2 miliardi!

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Ma com’è che gli italiani hanno reclutato questi professionisti infermieri?

Il 40,3% di solito grazie a una conoscenza diretta, il 29,6% tramite un parente, amico, conoscente, il 17,% tramite un medico, l’8,7% in farmacia, tramite farmacista, l’1,2% tramite annuncio (su giornale, bacheca ecc.) e l’1,2% tramite internet.

Le prestazioni richieste sono state diverse come prelievi (31,5%), iniezioni (23,5%), assistenza in generale (15,4%), misurazione e registrazione di parametri e valori vitali (14,3%), medicazioni e bendaggi (13,5%), flebo, infusioni, perfusioni (13,4%) e assistenza notturna (4,3%); richieste soprattutto da famiglie con un non autosufficiente (920 mila), con bambini in età pediatrica (2,5 milioni di famiglie con minori di cui 720 mila con bimbi fino a tre anni).

IL NERO. In un periodo di interminabile crisi come questo, però, non poteva mancare il “nero”.

Già, perché per effetto dei tagli all’offerta pubblica, per la disponibilità di cash dei cittadini e per la volontà convergente dei provider dei servizi e dei cittadini stessi di contenere il costo della prestazione (riducendo così la sua componente fiscale), in questi anni il sommerso per quanto riguarda servizi e prestazioni sanitarie, sociosanitarie, formative, sociali in senso ampio si è moltiplicato: il 49,8% degli acquirenti di prestazioni infermieristiche ha infatti dichiarato di averle pagate al nero. Un fenomeno non eccezionale, quindi… anzi, probabilmente la prassi in diverse realtà come anche noi di Nurse Times abbiamo recentemente denunciato a Rai3 nella trasmissione Presa Diretta (VEDI, dal minuto 15:55).

I SOGGETTI DI INTERMEDIAZIONE

Il 12% delle famiglie italiane che non riuscivano a trovare un infermiere, si sono rivolte a soggetti intermediari come associazioni, cooperative

, ecc. e… nel 94,1% dei casi (soprattutto al sud), si sono trovate  molto/abbastanza bene, di cui il 31,8% molto bene.

L’OCCUPABILITÀ PERCEPITA

Il 42,6% degli italiani ritiene che per i giovani infermieri non sia facile trovare lavoro: ne sono più convinti i residenti al Centro (47,1%), quelli con la licenza media (46,8%), i giovani (44,5%), le donne (44,4%). Le ragioni sono perché il pubblico non assume o lo fa troppo poco (34,5%, quota che sale al 38,9% al Centro) e perché c’è ormai molta concorrenza tra troppi infermieri (8,1%).

GLI STRANIERI

Per il 72,2% dei cittadini, gli infermieri stranieri (circa 30.000) sono tanti e lavorano qui nel bel paese in quanto costano meno (lo pensa il 38,6%), sono più flessibili al lavoro (32,9%), rispetto agli infermieri italiani sono ben disposti a lavorare a domicilio (18,9%) e… sono più bravi (3,9%).

L’INFERMIERE TERRITORIALE

Potenziare l’offerta di infermieri professionali presenti sul territorio è per i cittadini italiani la soluzione dei tanti mali che affliggono la nostra sanità. Il 53,8% vorrebbe infatti l’infermiere convenzionato sul territorio, come il medico di medicina generale; il 38,5% vorrebbe invece infermieri reperibili nelle farmacie, il 16,3% incentivi fiscali per aderire a prodotti assicurativi che includano pacchetti di prestazioni infermieristiche, mentre il 19,8% vorrebbe addirittura l’abolizione del numero chiuso per l’accesso alle facoltà universitarie di scienze infermieristiche!

L’ABUSO PROFESSIONALE

Dati inquietanti arrivano dai dati sull’abuso della professione infermieristica: il 48% degli italiani, infatti, dichiara di aver ricevuto almeno una prestazione infermieristica da chi infermiere non è; e nell’ultimo anno ha ricevuto almeno una prestazione infermieristica da parente/conoscente il 31,1% dei cittadini, da Oss il 16,1% e da personale non qualificato (es. badante) il 14% degli italiani.

LA REPUTAZIONE DELLA PROFESSIONE

Forse i dati più interessanti e per certi versi  inaspettati, arrivano dalle informazioni raccolte a proposito della reputazione della professione infermieristica e dei suoi attori da parte dei cittadini.

Sembra infatti che gli infermieri godano di una elevata stima da parte degli italiani: l’84,7% dei cittadini dichiara di fidarsi degli infermieri! Ad avere più fiducia sono gli ultrasessantacinquenni (90,1%), i residenti al Nord-Est (87,3%), le persone che vivono sole (89%), le famiglie con ultrasettantenni (84,7%), le famiglie con minori (82%).

Ed è su questo ultimo punto che vorremmo stimolare una riflessione… cosa si aspettano, i cittadini, dagli infermieri?

Il CENSIS avrà indagato anche su questo, durante la sua raccolta dati riguardante la “reputazione”?

Per cosa, precisamente, gli italiani si fidano di loro e del loro operato?

Sanno realmente chi sono gli infermieri, quali sono le loro responsabilità, le loro competenze, cosa sanno, cosa sanno fare e come dovrebbero agire secondo il proprio profilo professionale in modo da tutelarsi, da tutelare i loro utenti e da erogare un’assistenza sicura e di qualità?

O pensano che sia normale, ad esempio, come avviene in moltissime realtà (VEDI), osservare pseudo-professionisti costretti a comportarsi come sguatteri/factotum (per mantenere il proprio posto di lavoro precario e/o per due soldi con la partita iva) che effettuano giro letti, consegnano il vitto (con tanto di cuffietta), fanno pulizie e corrono irrazionalmente da tutte le parti per rispondere ai campanelli (tutte “mansioni” che con gli infermieri non dovrebbero avere nulla a che fare da oramai tanti anni…), magari tra una trasfusione di sangue e l’altra?

È questo che i cittadini si aspettano dagli infermieri?

Ed è in base a questo loro operato, che li giudicano?

Vista la continua opera disinformante dei media a proposito della nostra figura… qualche dubbio, purtroppo, rimane.

 

Alessio Biondino

Fonte: CENSIS

Redazione Nurse Times

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