Cava de’ Tirreni, riaprono le sale operatorie. Ora mancano gli infermieri

Dopo vari intoppi, è giunta a termine la ristrutturazione. Resta il problema della carenza di personale.

Per lunedì è prevista la conclusione dei lavori di ristrutturazione delle sale operatorie. Dal primo marzo l’attività chirurgica dovrebbe riprendere a pieno regime e, con le emergenze, anche gli interventi cosiddetti di elezione (programmati). Una buona notizia per l’ospedale Santa Maria dell’Olmo di Cava de’ Tirreni, dopo mesi di sacrifici e disagi.

La storia recente delle sale operatorie, e ancor di più dell’attività chirurgica, è segnata da continui stop dall’estate scorsa. Da quando, cioè, con la carenza di rianimatori, fu compromessa l’emergenza, garantita solo grazie al sacrificio dei rianimatori in servizio che rinunciarono alle ferie. Gli interventi programmati furono bloccati, con il conseguente allungamento delle liste di attesa. In autunno una prima boccata di ossigeno, con una ripresa, se pure a regime ridotto, degli interventi programmati. Ma per gli utenti cavesi il calvario non finì. A novembre nuovo stop per la ristrutturazione delle sale operatorie, che necessitavano di un ammodernamento.

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«La ristrutturazione – aveva spiegato il sindaco Vincenzo Servalli – prova l’intenzione dei vertici aziendali di investire nel nostro ospedal. L’avvio dei lavori ha di nuovo comportato lo stop degli interventi di elezione e tempi di attesa ancora dilatati. «C’è finalmente una buona notizia

– spiega Gaetano Biondino, sindacalista della Cisl e coordinatore del comparto area chirurgica –. II 25 febbraio dovrebbero terminare i lavori di ristrutturazione delle sale operatorie. Dal primo marzo anche l’attività chirurgica dovrebbe tornare a regime».

La ripresa degli interventi programmati vuol dire procedere con lo scorrimento delle liste di attesa. Sono tanti i cavesi che attendono da mesi per sottoporsi a interventi non urgenti, ma necessari. In attesa della ripresa a regime dell’attività operatoria, resta la carenza di personale, in particolare del comparto infermieristico. Già esiguo, rischia di ridursi all’osso con pensionamenti e adesioni a “quota 100”.

I sindacalisti ospedalieri hanno lanciato un ultimatum alla direzione dell’Azienda ospedaliera universitaria San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona per trovare una soluzione al problema. «Se non saranno potenziati gli organici, viste le uscite per pensionamenti e quota 100 – riferiscono -, con questo personale non potremo garantire il mantenimento delle divisioni esistenti». Come dire: se non arriva personale, non c’è altra soluzione che la chiusura dei reparti. L’ipotesi, sebbene suoni come una provocazione, fa riflettere e impone l’attenzione di chi dovrà adottare nei prossimi mesi importanti decisioni.

Redazione Nurse Times

Fonte: Il Mattino

 

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