Caso Venturi: le razioni di Anelli (Fnomceo), Anaao Assomed e Magi (Ordine medici Roma)

Prosegue il dibattito sulla radiazione dell’assessore alla Sanità dell’Emilia Romagna dall’Ordine dei medici di Bologna.

Continuiamo a raccogliere le reazioni provenienti dal mondo della sanità italiana alla clamorosa radiazione di Sergio Venturi, assessore regionale alla Sanità dell’Emilia Romagna, dall’Ordine dei medici di Bologna (provvedimento motivato dalla firma di una delibera di due anni fa che consentiva la presenza a bordo delle ambulanze dei soli infermieri specializzati). Ai commenti solidali di Barbara Mangiacavalli, presidente Fnopi, e di Antonio Saitta, coordinatore della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, si aggiunge quello di Filippo Anelli, presidente Fnomceo, il cui intervento era stato sollecitato dallo stesso Saitta. Di seguito la sua nota, diffusa a mezzo stampa.

“La vicenda di Bologna è l’espressione del disagio dell’intera professione medica. Abbiamo proposto gli stati generali della professione, al fine di esaminare la cosiddetta ‘questione medica’, che oggi si manifesta in maniera così eclatante. Non si tratta qui di entrare nel merito della decisione assunta dall’Ordine di Bologna, valutazione che la FNOMCeO, per il suo ruolo istituzionale, e non conoscendone peraltro le motivazioni, non può fare in questa sede, ma di esaminare le motivazioni sociologiche e politico-professionali che ne hanno costituito i presupposti. I condizionamenti dettati da esigenze economiche nell’esercizio della professione medica hanno portato a uno stato di disagio diffuso tra i sanitari, senza che in alcuna maniera si provasse a porre rimedio.

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Abbiamo più volte denunciato le limitazioni sempre più cogenti all’autonomia professionale del medico e, sempre più spesso, abbiamo segnalato il subdolo tentativo di applicare il task shifting (il trasferimento delle competenze dal medico ad altri professionisti) nel nostro Paese, in particolare nel settore di emergenza-urgenza. Abbiamo sempre dichiarato che la professione medica e quella infermieristica sono complementari e indispensabili per assicurare un’efficace assistenza.

Nel delicatissimo campo dell’emergenza abbiamo più volte ribadito che la diagnosi non può che essere affidata al medico e che, quindi, anche nel soccorso avanzato dovremmo trovare un modello che valorizzi le due figure professionali, medico e infermiere, per assicurare al cittadino il massimo livello delle cure e dell’assistenza. Per questo abbiamo avviato un gruppo di lavoro composto da rappresentanti della FNOPI, ossia della Federazione che rappresenta tutti gli Ordini della professione infermieristica, e della FNOMCeO per i medici, al fine di elaborare un modello condiviso di interazione e collaborazione tra le due figure professionali, convinti che il dialogo sia l’unica via per costruire una sinergia tra professionisti e che il nostro denominatore comune sia la tutela del diritto alla salute dei cittadini.

Accanto a tutto ciò, bisogna riconoscere al presidente della Conferenza Regioni, Stefano Bonaccini e all’assessore Venturi la volontà di cambiamento attuata con la sottoscrizione del Protocollo di intesa tra la Conferenza delle Regioni e la FNOMCeO, che consente di avviare un confronto utile, oltreché necessario, per cogliere i suggerimenti e i bisogni di una professione come quella medica, fondamentale per assicurare il diritto alla salute ai cittadini. Un Protocollo che prova a dare attuazione alla Legge 3/2018, con la quale la Federazione e gli Ordini dei medici, in virtù del nuovo ruolo di enti sussidiari dello Stato, insieme alle Regioni avviano il confronto su temi specifici nel rispetto dei propri ruoli, delle proprie prerogative e delle relative autonomie, ferme restando le prerogative e l’importante ruolo che la democrazia riconosce ai sindacati.

Sarà proprio la Regione Emilia Romagna, dopo la Lombardia e insieme alla Liguria, il 19 dicembre, ad avviare il Tavolo di confronto tra gli Ordini e la Regione su questi temi. Tra le questioni oggetto del confronto ci saranno infatti il ruolo professionale del medico e dell’odontoiatra, le competenze, l’indipendenza, l’autonomia e la responsabilità, l’elaborazione di iniziative in ordine alla prevenzione del fenomeno della violenza nei confronti degli operatori sanitari, il rispetto delle prerogative correlate con lo svolgimento di ruoli, all’interno dei Sistemi sanitari regionali, delle Province autonome e delle Regioni (incarichi amministrativi di vertice, incarichi politici, partecipazione a consigli di amministrazione, etc.), non correlati alla cura diretta di pazienti o all’esercizio professionale medico.

Il Protocollo rappresenta così lo strumento che consente di coniugare l’autonomia degli Ordini in chiave deontologica con il diritto del professionista a partecipare alla vita politica del Paese. Infatti, da un lato consideriamo valori irrinunciabili i principi della deontologia medica, dall’altro non possiamo consentire che la professione sia considerata un limite alla partecipazione, da parte dei professionisti, alla vita politica, che è un valore altrettanto irrinunciabile.

La reazione dell’Anaao Assomed

Sulla vicenda si è espressa, sempre attraverso una nota, anche l’Anaao Assomed, esprimendo perplessità e dubbi in merito a un provvedimento di radiazione adottato “non per sanzionare un medico che sta operando in contrasto con il codice deontologico nell’ambito dello svolgimento delle specifiche funzioni, ma il politico che contribuisce all’elaborazione di una legge regionale”.

Prosegue la nota diffusa dall’Associazione dei medici ospedalieri: “Quella della presenza della sola componente infermieristica sui mezzi avanzati destinati all’emergenza-urgenza può rappresentare una scelta criticabile, ma che va contrastata con azioni culturali, politiche, sindacali e, se del caso, giuridiche. Anche in passato non abbiamo risparmiato critiche a provvedimenti di varia natura adottati dalla Giunta della regione Emilia Romagna. Ci siamo espressi circa sei mesi fa contro la richiesta del presidente Bonaccini di autonomia differenziata in campo sanitario perché, a nostro parere e non solo, foriera di ulteriori diseguaglianze tra Regioni. Ancor prima avevamo criticato il tentativo di destrutturare lo stato giuridico dei professionisti del Ssr attraverso assunzioni in regime libero-professionale o di medici privi di specializzazione, destinati giuridicamente all’area del comparto”.

La reazione di Antonio Magi (Ordine dei medici di Roma)

Chiudiamo col presidente dell’Ordine dei medici di Roma, Antonio Magi, che ha parlato al termine dell’incontro a piazza Sempione col presidente del III Municipio, Giovanni Caudo. Queste le sue parole: “Il problema è complesso, la politica non deve travalicare la professione e viceversa. È un momento di grande attenzione sui compiti delle varie professionalità. Il problema è che il lavoro si fa in equipe, non esiste più soltanto il medico o soltanto l’infermiere: devono lavorare insieme. Poi, per quanto riguarda il discorso delle ambulanze, se il personale infermieristico è formato e comunque segue disposizioni da parte del medico, non ci sono problemi, sempre che ci sia un collegamento diretto. La responsabilità dell’atto medico è soltanto del medico e non può essere altrimenti. Però l’infermiere formato può intervenire nell’ambito delle azioni di emergenza, anche con ambulanze non medicalizzate. L’importante è che, in caso di necessità, ove non ci sia il medico, ci sia comunque un contatto diretto, in modo da decidere che farmaci e metodologie utilizzare per salvare le vite dei nostri concittadini”.

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