Gli ospedali e i PTA pugliesi sono al collasso a causa del numero d’infermieri ormai ridotto all’osso. Una situazione ancor più drammatica se si pensa che i tavoli ministeriali affiancanti, prendendo a riferimento dati non aggiornati all’attuale fabbisogno e dando per eseguito l’inapplicato piano di riordino ospedaliero, hanno stabilito che in Puglia abbiamo più infermieri rispetto alle omologhe regioni del nord e quindi ci hanno consentito di assumere 2000 Operatori Socio Sanitari, ma non altri infermieri.
Nel caso del Padiglione Chini del Policlinico di Bari, reparto di dermatologia/reumatologia, il personale dovrebbe ruotare su tre turni, invece si ha una turnazione fissa, con enormi difficoltà nel gestire il reparto e garantire assistenza ai pazienti. I lavoratori denunciano addirittura di non avere i riposi garantiti dopo il turno di notte, una situazione che va contro la legge. Non è possibile prendere permessi o ferie, tanto che ci sono dipendenti che hanno accumulato 130 giorni di ferie e per lo stress accumulato ci sono casi di fibrillazione, ulcere e febbri frequenti.
Una situazione comune a tanti ospedali pugliesi che devono fare i conti con organici risicatissimi e questo anche perchè ci sono infermieri assegnati ad ospedali chiusi da anni e diventati presidi territoriali, per cui lavorano anche soltanto un giorno a settimana. È il caso ad esempio degli ex ospedali di Grumo o di Ruvo (chiusi dalla Giunta Vendola) ma situazioni come queste sono comuni a tutti i distretti. A questo va aggiunto che la media del personale che nella nostra regione usufruisce dei permessi per la legge 104 è molto più elevata rispetto alla media nazionale e il quotidiano demansionamento degli infermieri per l’assoluta carenza di OSS è un’amara realtà.
Una soluzione va trovata nelle more che venga abrogato il blocco assunzionale e vengano adeguate le piante organiche, il personale sanitario imboscato va riportato al lavoro nei reparti ospedalieri, vanno perseguite le 104 false e vanno assunti immediatamente gli operatori socio assistenziali. Non si può continuare a mettere a rischio l’incolumità dei pazienti e la salute degli stessi operatori.
Tratto da: www.marioconca.it
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