Altra brutta notizia per chi spera in una ‘rinascita’ della sanità nella Regione Lazio, per quanto riguarda occupazione, qualità dei servizi e miglioramento delle condizioni dei lavoratori. Sfogliando il Corriere della Sera, infatti, mi sono imbattuto in una notizia allarmante, ingiusta, che umilia i professionisti sanitari e che riduce ancora di più il loro potere d’acquisto.
Dopo l’annullamento del primo concorso pubblico per infermieri indetto a distanza di ben nove anni dal precedente (VEDI articolo), si torna a parlare del Policlinico Umberto I di Roma. Perché i vertici aziendali hanno deciso di tagliare il salario accessorio, ovvero circa 300 euro al mese per ogni lavoratore, scatenando l’ira funesta dei dipendenti del nosocomio e dei sindacati: è stato infatti indetto, per il 28 luglio uno sciopero generale deciso da Cgil, Cisl, Uil, Cobas, Confsal, Csa, Fials, Fsi, Cisal, Nursind, Rsu e Usb dopo che l’azienda ha “ratificato il taglio dello stipendio dei dipendenti”.
Dopo l’ennesimo incontro coi vertici del Policlinico e col rettore dell’Università La Sapienza, le trattative tra le parti si sono interrotte
in quanto, come sostenuto dai sindacati in una nota, “la direzione è irremovibile”.Sindacati che, altresì, sottolineano: “È giusto il caso di ricordare che il salario accessorio costituisce, come previsto dai Ccnl, parte integrante della busta paga. Inoltre è vitale per i lavoratori che non vedono rinnovato il contratto da oltre dieci anni con conseguente riduzione del potere d’acquisto. La direzione dovrebbe ricordare che sono i dipendenti, nonostante il blocco del turn over e con un’età media di 56 anni, a garantire un’eccellente assistenza sanitaria permettendo tra l’altro al dg di poter certificare il raggiungimento dei propri obiettivi e intascare lauti premi”.
È in programma per il 20 luglio “l’ennesima assemblea del personale nella quale i lavoratori verranno informati anche sulle modalità con le quali si procederà all’interruzione dei servizi assistenziali per lo sciopero del 28 luglio”, concludono i sindacati. Sperando che questa battaglia sia utile a contrastare un provvedimento che, se confermato, potrebbe fungere da pericoloso precedente.
Fonti: Corriere della Sera, Il Tempo
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