Bologna, dalla meditazione orientale un aiuto ai sanitari impegnati nella lotta contro il Covid

Gli psicologi dell’Ausl hanno attivato anche questo strumento per alleviare lo stress di chi è in prima linea.

Stress, ansia, attacchi di panico, insonnia e stanchezza. Si fa sempre più pesante la condizione psicologica degli operatori sanitari di Bologna, in prima linea negli ospedali nella lotta al coronavirus da oltre un anno. Per combattere e alleviare questo disagio, gli psicologi dell’Ausl hanno attivato tutti gli strumenti possibili, comprese le tecniche di meditazione orientale.

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A spiegarlo è Gioacchino Pagliaro, direttore dell’Unità operativa di Psicologia ospedaliera dell’Azienda sanitaria, oggi in commissione Sanità del Comune di Bologna. Nel 2020, riferisce, il servizio ha eseguito 1.250 prestazioni “solo per problematiche legate al Covid” e seguito 315 professionisti. “Sono stati divisi in gruppi – spiega – e per ognuno sono stati organizzati corsi per la gestione dello stress”. In particolare, sono state utilizzate “pratiche bio-energetiche di meditazione orientale le stesse impiegate anche a Wuhan, in Cina, per combattere lo stress e rafforzare il sistema immunitario” degli operatori sanitari impiegati a loro volta contro il Covid. “Quando ci saranno le condizioni – aggiunge Pagliaro – riprenderemo con queste pratiche di consapevolezza e meditazione”.

Fonte di stress nelle corsie degli ospedali sono anche i dispositivi di protezione individuale. “Vestizione e svestizione creano disagio psicologico negli operatori – conferma Pagliaro – per la lentezza delle procedure, per l’elevata sudorazione nei vestiti e soprattutto per la mancanza di contatto fisico e visivo con i pazienti”

. E così, il servizio Ausl di prevenzione dello stress da lavoro correlato sta sperimentando in questi giorni nei reparti di rianimazione “un nuovo modello di cappuccio ventilato – spiega il responsabile Emiliano Bazzan, più confortevole della vestizione classica, con una maschera molto ampia e trasparente, che permette di vedere il viso e non ha bisogno dell’utilizzo della mascherina”.

Nel corso della prima ondata, ricorda ancora Pagliaro, i principali problemi degli operatori sanitari erano legati a “stress, attacchi di panico e insonnia, ma sentire la popolazione a supporto ha aiutato i professionisti”. Nella seconda ondata, invece, “si è aggiunta la stanchezza – spiega lo psicologo dell’Ausl di Bologna –, e devo dire che gli operatori hanno dato una grande prova di professionalità e capacità di assolvere ai loro compiti. Hanno fatto miracoli e compiuto grandi sacrifici”. Anche per questo “è importante che venga riconosciuta a livello nazionale questa azione preventiva data dalle pratiche di consapevolezza e meditazione, che insieme a una corretta alimentazione e all’attività motoria sviluppano il benessere psico-fisico degli operatori sanitari”, conclude Pagliaro.

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