Bari, sospeso il servizio domiciliare infermieristico senza preavviso: la denuncia dei familiari e la solidarietà dell’Opi

Una sanità pugliese che arranca proprio dove le altre regioni stanno puntando: la professionalità infermieristica. Queste regioni lo fanno attraverso l'istituzione e la valorizzazione dell'infermiere di famiglia. Un progetto diverso da quello avviato in Puglia e denominato "Care 3.0" dove gli infermieri sono al servizio dei medici e non dei cittadini

La denuncia della figlia di una paziente novantenne costretta a letto dalla patologia apparso sul “La Gazzetta del Mezzogiorno”, alla quale viene negato il servizio di prelievo di sangue domiciliare che era garantito da un infermieri nel Distretto socio – sanitario Bitonto – Palo nel barese

Alla denuncia della figlia della paziente risponde il direttore del distretto socio sanitario pugliese Rossella Squicciarini “L’Adi, l’assistenza domiciliare integrata è pensata per i malati gravi che richiedono interventi medici infermieristici complessi. Lo prevede la normativa nazionale e regionale. Il prelievo di sangue non rientra in questo genere di prestazioni, è un intervento semplice, richiesto una tantum. Per tanti anni, il distretto di Bitonto Palo ha erogato questo servizio, che però non è erogato in altri distretti. Per questo abbiamo avviato un piano di revisione generale del servizio Adi anche per catalizzare le risorse sui pazienti che ne hanno bisogno”.

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Il presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Bari, Saverio Andreula, invece esprime piena solidarietà alla donna anziana alla quale viene negato il diritto di ricevere la prestazione infermieristica

L’OPI di Bari esprime massima solidarietà alla persona anziana, di ben novanta anni, che ha subito la sospensione, da parte del Direttore del DSS di Bitonto – senza alcun preavviso -, delle prestazioni domiciliari, nella fattispecie si tratta di prelievo ematico occasionale. È appena il caso di evidenziare che, al contrario di quanto affermato dalla dirigenza distrettuale, il nostro Servizio Sanitario Nazionale (SSN) garantisce a tutte le persone non autosufficienti o in condizioni di fragilità, l’assistenza sanitaria a domicilio, attraverso l’erogazione delle prestazioni mediche, riabilitative, infermieristiche e di aiuto infermieristico necessario e appropriate in base alle specifiche condizioni di salute della persona (Art. 22 del DPCM 12 gennaio 2017)” dichiara il presidente Andreula.

“L’anziana signora e gli altri cittadini del precitato Distretto, ai quali è stato sospeso il servizio di assistenza domiciliare, poiché persone non autosufficienti, rientrano tra i “soggetti” aventi diritto,

bisognevoli, anche occasionalmente, di prestazioni professionali di medici, infermieri o di terapisti della riabilitazione, anche ripetute nel tempo, per risposta a un bisogno sanitario di bassa complessità, come ad esempio i prelievi di sangue. (definite dai LEA -cure domiciliari di livello base -). Purtroppo, anche in questo caso, afferma Andreula appare evidente, la notevole differenza tra le prestazioni sanitarie che ricevono i cittadini pugliesi e quelle che ricevono il resto dei cittadini italiani. Gli Infermieri pugliesi, da sempre pronti a garantire le giuste risposte ai propri concittadini, chiedono al pari di quanto accade nel resto del paese e coerentemente con il proprio mandato professionale e le competenze loro riconosciute dalla legge, di essere messi nelle condizioni di operare in un contesto organizzativo di tipo multidisciplinare, l’unico in grado di far fronte ai bisogni di salute e assistenza dei cittadini pugliesi”.

“Inaccettabile – conclude Andreula è altresì la limitazione imposta agli infermieri nei decantati “ambulatori infermieristici” che l’ASL BA ha deciso di istituire a macchia di leopardo sul suo territorio di competenza, per le prestazioni loro “autorizzate”. Ancora una volta i vertici della sanità pugliese evidenziano una diffusa “incompetenza” sulle scelte di politica sanitaria nell’ambito delle cure domiciliari che lasciano i cittadini soli nel loro stato di bisogno”.

Una sanità pugliese che arranca proprio dove le altre regioni stanno puntando: la professionalità infermieristica. Queste regioni lo fanno attraverso l’istituzione e la valorizzazione dell’infermiere di famiglia. Un progetto diverso da quello avviato in Puglia e denominato “Care 3.0” dove gli infermieri sono al servizio dei medici e non dei cittadini.

Redazione Nurse Times


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