Baggiovara (Modena), il responsavile dell’Area Covid elogia gli infermieri

“Hanno pianto per la fatica e l’impatto emotivo, ma anche organizzato feste di compleanno per i pazienti soli”, rivela Giovanni Pinelli.

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Giovanni Pinelli

“In questi giorni stiamo vivendo la fase di riduzione della malattia. Basti pensare che la nostra Area Covid ospita 31 pazienti, quando nel momento di massima affluenza abbiamo ospitato anche 90 persone”. Così Giovanni Pinelli, responsabile della Covid Room di Baggiovara (Modena), in un’intervista rilasciata a Modena Today.

“Nella drammaticità di quello che abbiamo vissuto – prosegue – credo che tutto il sistema si sia arricchito di competenze e di esperienze umane. Nella tragedia ci sono stati aspetti positivi che sono tipici del sistema sanitario pubblico. Nel giro di 24 ore, infatti, nei nostri ospedali sono state chiuse e riconvertite intere unità operative, grazie al lavoro incredibile di tutti, dall’ingegneria clinica ai facchini. Abbiamo aggregato medici e personale infermieristico di ogni unità operativa, che hanno lavorato insieme, mettendo da parte ogni personalismo. Siamo riusciti a fare squadra anche con gli ospedali periferici, gestendo insieme i pazienti più difficili. È questo, a mio avviso, il più grande risultato che portiamo a casa”

Un cenno importante lo merita il personale infermieristico: “Abbiamo infermieri di area chirurgica che sono stati proiettati in 24 ore in un’area medica dove il rapporto col paziente è estremamente diverso, più personale, e dove quindi risulta molto più difficile abituarsi alla morte. Li abbiamo visti piangere per la fatica e per l’impatto emotivo. Però li abbiamo visti anche sorridere e fare il gesto dei pollici in su (l’unico che si può fare) al ritorno di un paziente intubato che era rientrato dalla Terapia intensiva e si avviava a un percorso di miglioramento”

Restando in tema: “Abbiamo capito come alcuni aspetti del prendersi cura vadano incentivati. Ad esempio i nostri infermieri hanno organizzato feste di compleanno per i pazienti costretti a vivere in solitudine. Ci siamo resi conto di quanto importante sia il valore della comunicazione in una malattia che rende soli. La tecnologia ci ha aiutato in questo, grazie anche ai device messi a disposizione dalla Regione tramite Lepida, che ci hanno consentito di effettuare le video chiamate tra i pazienti e i famigliari”

Concludendo: “Abbiamo capito molte cose sulla malattia che prima non conoscevamo. Questa esperienza ci rende più forti e organizzati, anche nell’eventualità che la malattia si ripresenti. Credo, quindi, che possiamo vedere molto più positivamente il futuro, pur con tutte le cautele del caso”.

Redazione Nurse Times

Fonte: Modena Today

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