Avellino, ancora violenza nel pronto soccorso del “Moscati”: Nursind invoca provvedimenti

Un uomo ha sfondato a calci e pugni la porta del triage, già danneggiata la settimana precedente. Il segretario aziendale del sindacato: “È ora di mettere in campo misure preventive efficaci”.

«È già da parecchio tempo che si verificano aggressioni verbali ed episodi di violenza verso il personale medico e infermieristico dell’ospedale. Ormai siamo in presenza di una vera e propria escalation, che si ripete anche a livello nazionale». Così Michele Rosapane, segretario aziendale del sindacato Nursind, rilancia l’allarme in merito al pronto soccorso dell’ospedale “Salvati” di Avellino.

Sotto accusa, ancora una volta, il sovraffollamento e i lunghi tempi di attesa per ricevere assistenza, che esasperano l’utenza, generando autentici attentati alla struttura e ai danni del personale sanitario. L’ultimo si è verificato nella notte di venerdì, quando un uomo preso in carico dal reparto ha sfondato a calci e pugni la porta del triage, già danneggiata la settimana precedente da un altro paziente. I dati dimostrano che le aggressioni sono aumentate del 90 percento rispetto al 2017.

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Una situazione insostenibile, oggetto anche di un’interrogazione parlamentare. Una situazione che di recente ha indotto il direttore generale Angelo Percopo

a deliberare un’indennità aggiuntiva in favore di infermieri e oss: 15 euro per il turno di giorno e 30 per quello di notte. Ma questo, sottolinea Rosapane, non risolve il problema legato alla sicurezza: «Il riconoscimento economico del disagio non basta, perché manca la tranquillità di cui c’è bisogno in un lavoro come il nostro».

Alla direzione aziendale, il sindacalista chiede nuovi provvedimenti: «Prima di tutto l’azienda non fornisce una scheda di segnalazione delle aggressioni. Un dipendente che voglia documentarle non può farlo con un modulo cartaceo. Così neanche la direzione stessa può monitorare gli episodi a livello statistico. L’emergenza va a ripercuotersi sull’integrità psicofisica del dipendente. Siamo aggrediti continuamente al triage, e l’abbiamo detto più volte. Servono almeno due operatori, ma la carenza di personale non lo consente. Il nostro è un campanello d’allarme per tutto l’ospedale. Anche i medici vivono questa condizione. È ora che l’azienda metta in campo misure preventive efficaci».

Redazione Nurse Times

 

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