Artrite reumatoide, smettere di fumare allontana il rischio

Una ricerca condotta negli Usa ha dimostrato che la rinuncia alle sigarette riduce le possibilità di contrarre la forma più grave della malattia.

Per la prima volta uno studio dimostra che il cambio dei comportamenti può ritardare o prevenire la forma più grave di artrite reumatoide. Smettere di fumare migliora la portata del respiro e la circolazione sanguigna, abbattendo il rischio tumore. Ma la rinuncia al fumo ha un impatto positivo anche su una delle malattie reumatiche più invalidanti e dolorose.

I ricercatori della Brigham and Women’s Hospital di Boston (struttura universitaria di Harvard Medical School) hanno dimostrato, con il supporto dei National Institutes of Health, che la cessazione del fumo prolungata, cioè almeno per 30 anni, riduce del 37% la probabilità di sviluppare la forma più grave della malattia. Come si legge sulla rivista Arthritis Care & Research, che ha pubblicato la ricerca, l’equipe ha utilizzato i dati di due ampi studi degli infermieri (Nurses’ Health Studies) su 230.732 donne. Uno è partito nel 1976 e uno nel 1989. Ogni due anni il campione preso in esame doveva rispondere a domande sulla salute e sul fumo.

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«È il primo studio che dimostra come un cambiamento nelle abitudini possa ridurre il rischio di artrite reumatoide sieropositiva – spiega Jeffrey Sparks, della divisione di Reumatologia, immunologia e allergia presso la Brigham –. Il rischio non riguarda solo i geni e la sfortuna. C’è una componente ambientale modificabile all’inizio di questa malattia e una possibilità per alcune persone di ridurre la probabilità o addirittura prevenire la malattia»

. In realtà il rischio ha iniziato a scendere già dopo cinque anni e ha continuato a diminuire nel tempo. Il team non ha trovato alcuna associazione tra malattia e fumo nelle donne sieronegative, aggiungendo ulteriori prove alla teoria secondo cui sieropositivo (cioè diagnosticato con fattore reumatoide e gli anticorpi anti-citrullina) e sieronegativo (senza autoanticorpi) possono essere due malattie distinte con differenti fattori di rischio.

Secondo gli esperti, questo potrebbe accadere perché fumare induce il processo di citrullinazione, ovvero la modifica di un aminoacido all’interno di una catena di proteine che, a sua volta, può indurre una risposta immunitaria contro le proteine presenti nelle articolazioni, scatenando la malattia nei soggetti predisposti. Oltre 120 milioni di persone in Europa sono affette da malattie reumatiche e muscolo-scheletriche. Una diagnosi precoce può prevenire ulteriori danni e l’accesso tempestivo alla giusta terapia può migliorare significativamente la qualità della vita.

L’artrite reumatoide conta 400mila pazienti solo in Italia, il 75% donne: la capacità lavorativa viene intaccata nel giro di cinque anni dall’insorgenza della malattia, con un calo del 33% già dal primo anno, fino ad arrivare a una perdita del 50% in dieci anni; 39 giorni lavorativi persi in media in un anno da ogni paziente; circa 11mila euro l’anno, la perdita stimata in media per paziente.

Redazione Nurse Times

Fonte: Il Messaggero

 

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