Approccio terapeutico non farmacologico nel neonato

APPROCCIO TERAPEUTICO NON FARMACOLOGICO NEL NEONATO

 L’inutile dolore delle pratiche diagnostico – terapeutiche, aggiunto a quello della patologia, aumenta il peso della malattia a carico del neonato e della sua famiglia, pertanto, risulta necessario adottare un approccio multidimensionale  con raccomandazioni specifiche per la valutazione, il controllo e la terapia del dolore in pediatria.

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Il dialogo corporeo feto – madre, caratteristico della fase prenatale, si prolunga dopo la nascita attraverso il contatto, il movimento, il calore, il suono della voce materna ed in questo modo il corpo entra nella dinamica della mediazione. La pelle imprime su di sé i segni del rapporto tra il proprio corpo ed il mondo esterno che per il piccolo è come parte di sé. Il mondo esterno è l’involucro che lo avvolge e lo tiene, è parte del suo sistema sensoriale; in tale ottica trovare chi raccoglie ed interpreta i messaggi sensoriali del bambino è per lui fonte di rassicurazione: «Toccare la pelle del bambino significa toccare la sua mente».

Le principali tecniche non farmacologiche utilizzate per il neonato sono:

Modificazioni ambientali (luci soffuse, rumori ridotti); diversi fattori quali quelli ambientali (ad esempio luce e rumore) vengono controllati e al contempo si mettono in atto interventi comportamentali quali ad esempio: contenere il neonato con il corpo e con le mani per offrirgli stabilità posturale e motoria; il muoverlo lentamente per dargli il tempo di adattarsi ai cambiamenti, l’utilizzare gesti delicati e contatti dolci, accarezzarlo prima, durante e dopo ogni manovra assistenziale, in modo da ridurre al minimo sollecitazioni che potrebbero risultare disturbanti e/o nocive per il piccolo.

Contenimento (wrapping o avvolgimento) consiste in un contenimento posturale, con le articolazioni naturalmente flesse e stabilizzazione corporea degli arti superiori lungo la linea mediana. Ma lo “strumento” essenziale per favorire tale percezione gradevole è il coinvolgimento dei genitori fin dai primi giorni di vita. Si è notato che rendere precoce il contatto con il piccolo incrementa l’autostima materna ed il legame madre-figlio, determina una maggiore incidenza e durata dell’allattamento. Inoltre, nel bambino è stato osservato un incremento della crescita, una migliore organizzazione neurocomportamentale ed una riduzione del pianto. A lungo termine si registra un outcome neuropsicologico migliore.

Kangaroo Mother Care consiste nel porre il neonato nudo, in posizione verticale, a contatto pelle-pelle con il seno materno, all’interno di un marsupio creato con gli indumenti della madre. La testa del bambino viene girata di fianco così può sentire il battito del cuore che richiama alla mente il periodo della vita intrauterina. La tecnica canguro apporta alcuni benefici: riduce la mortalità e la morbilità neonatale, favorisce il sonno sereno, regolarizza la respirazione e la frequenza cardiaca, stabilizza la temperatura corporea, favorisce l’allattamento ed infine, determina aumento di peso. Questa tecnica favorisce l’empowerment materno e paterno, fa sentire i genitori più competenti, i quali diventano il centro del team di cure al neonato.

Suzione non nutritiva: dal punto di vista psicologico, succhiare rappresenta per ogni bambino un vero e proprio piacere, ricorda la sensazione di benessere provata dall’unione con la madre, regola la produzione di serotonina favorendo la sensazione di calma, rassicurazione e sollievo con conseguente miglioramneto delle funzioni respiratorie e gastrointestinali, riduzione del consumo di energia e di stress comportamentale come il pianto e l’agitazione. Tale meccanismo viene esercitato tramite l’attaccamento al seno a richiesta, la suzione del pollice, l’uso corretto di un succhietto;

Somministrazione di:

  • saccarosio quale analgesico in corso di procedure invasive minori (concentrazione dal   24% al 50%; quan­tità 0,1-2 ml per bocca, 1 o 2 minuti prima della procedura);
  • glucosio (concentrazione 30-33%; quantità 0,1-1 ml per bocca, 1 o 2 minuti pri­ma della procedura); consiste nel somministrare al neonato piccole quantità di soluzioni dolci, fargli sentire un profumo familiare, massaggiarlo, parlargli, attirare lo sguardo: ciò al fine di non far passare al cervello la sensazione del dolore;

Carezze e massaggio: Il massaggio favorisce la conoscenza, la comunicazione, l’acquisizione dello schema corporeo e la formazione dell’immagine di sé. Attraverso questa forma di contatto viene favorita l’esplorazione sensoriale: fare toccare al bambino con la sua mano ed il suo piede le diverse parti del suo corpo ne accresce la consapevolezza. L’incontro tra la pelle della madre e quella del bambino, fa sì che prenda gradualmente forma l’immagine corporea al livello della corteccia celebrale. Il massaggio appare essere un’occasione di scambio: forma di comunicazione tra la madre e il bambino, rifornimento di fiducia e rassicurazione per il bambino.

Musica dolce, voce calma e ritmata: la musica ha un potere meraviglioso, l’ascolto di brani nei primi anni di vita è importante perché consente ai bambini di capire la musica come il linguaggio. Una progressiva e corretta esposizione alla musica non solo dona benessere e serenità al bambino, ma lo predisone maggiormente allo sviluppo del linguaggio anche verbale e più in generale all’apprendimento; la ninna nanna più potente sembra quella cantatata dalla mamma, il suono dolce e rassicurante della sua voce aiuta il bambino a lasciarsi abbandonare al dolce abbraccio di Morfeo.

 

Michela Crudele

 

BIBLIOGRAFIA:

Baccard E. & Deynier V. (2007). Pratique du traitement de la douleur. Paris: Institut UPSA de la douleur.

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Gaffney A., McGrath P.J., & Dick B. (2003). Measuring pain in children: developmental and instrument issues. In: Schechter N.L., Berde C.B., & Yaster M. (Eds). Pain in Infants, Children and adolescents, second edition. Philadelphia: Williams & Wilkins, 128-141.

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Lucia Benini. La Fondazione Livia Benini e la lotta al dolore dei bambini. Giornale Italiano di Scienze Infermieristiche Pediatriche, volume 2 (2010), numero 2, pagg. 72-73.

Marianna Scollo Abeti. La relazione di cura nel trattamento del dolore nel bambino. Giornale Italiano di Scienze Infermieristiche Pediatriche, volume 2 (2010), numero 2, pagg. 61-63.

Simona Caprilli. Le tecniche non farmacologiche per il dolore nel bambino. Giornale Italiano di Scienze Infermieristiche Pediatriche, volume 2 (2010), numero 2, pagg. 52-57.

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