Il coronavirus nelle realtà più povere del pianeta

In India si sperimenta l’antimalarico tra le bidonville di Mumbai.

Se è vero che la situazione di emergenza ha portato all’esasperazione anche i paesi più sviluppati d’Europa, l’epidemia da coronavirus ha condotto la vita ben oltre il drammatico nei posti più poveri del mondo.

A Mumbai, in India, si sta sperimentando l’idrossiclorochina, un antimalarico, per combattere il Covid-19. La sperimentazione, in maniera piuttosto controversa, sta avvenendo tra gli abitanti delle bidonville.

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Secondo quanto riportato da “La Stampa”, si è deciso di far monitorare a circa 4500 infermieri e medici i dosaggi e gli effetti del farmarco per sette settimane.

La sperimentazione

L’iniziativa consisterà nella distribuzione di un milione di pastiglie a circa cinquantamila abitanti (tra 18 e 55 anni). Persone che si trovano ora in zone di contenimento.

E sebbene i quartieri coinvolti sembra abbiano ammesso che si sottoporanno al test in maniera volontaria, forte è l’accusa volta al governo di stare usando i più poveri come cavie.

L’antimalarico che si vuole usare in India è, secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità, potenzialmente in grado di combattere il Covid-19. Tuttavia molti sono i dubbi, soprattutto se si considerano gli effetti collaterali del farmaco abbinati al poco controllo sul precedente stato di salute degli abitanti delle bidonville.

Si teme, quindi, che i rischi nella sperimentazione siano superiori ai benefici. Infine, il dubbio che i più poveri stiano per essere usati come topi da laboratorio è quasi confermato dal fatto che l’esperimento (volontario…) non venga proposto ai quartieri più ricchi.

Cristiana Toscano

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