Le mutilazioni genitali sono pratiche terribili che rispondo a retaggi culturali e consistono nell’incisione o asportazione dei genitali femminili esterni. Sebbene l’infibulazione e le mutilazioni presentano ancora un’incidenza altissima (fino al 90% delle donne) in alcuni paesi africani, anche in città europee e italiane vivono donne che subiscono quelle che l’Unicef ha definito gravi e discriminatorie violazioni dei diritti fondamentali.
Chi arriva in Europa da quei Paesi dove la pratica è diffusa, continua a considerarla normale pur abitando nel vecchio continente. In Italia c’è una legge specifica, la n.7 del 2006, che vieta espressamente l’infibulazione.
L’infibulazione si dice sia nata in Egitto, dove ancora oggi è molto praticata, mentre il Paese che forse ha la più alta percentuale di donne vittime è la Somalia: qui forse più di 9 donne su 10 hanno subito questa macabra pratica. Una pratica che non è religiosa, bensì culturale e antica.
Alla fine dello scorso anni, come sottolineato dal dottor Aldo Morrone su La Stampa, in Italia sarebbero state almeno 80mila le donne mutilate.
Fonte: Il Giornale (A. Giannoni); Inside Over (M. Indelicato)
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