Fnopi: aumenti col contagocce nelle buste paga e organici in crisi

L’Ufficio parlamentare di Bilancio ha confermato giorni fa che nel Ssn “la spesa per il personale sanitario è tra quelle che hanno risentito maggiormente delle restrizioni degli ultimi anni. Tra il 2010 e il 2018, malgrado il parziale recupero nell’ultimo anno, la spesa si è ridotta in valore assoluto di quasi 2 miliardi. A questo andamento è corrisposto un
ridimensionamento del numero di lavoratori, compresi medici e infermieri, in particolare nelle Regioni in piano di rientro”.

A dichiararlo è la recente analisi della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche.

Confermando l’aumento del 3,50 scritto nella legge di Bilancio 2020 per gli anni 2019-2021 (quelli del prossimo contratto) per il nuovo contratto, rispetto al +3,48% del contratto precedente, la situazione delle buste paga degli operatori sanitari rimarrebbe pressoché stabile con una crescita dello 0,2% rispetto alla tornata precedente.

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Si tratterebbe, infatti, di un aumento medio che in tutto il Servizio sanitario nazionale varrebbe circa 1.880,88 euro l’anno, 144,68 euro al mese medi. Ma che sarebbe ovviamente diverso tra dirigenza e comparto. Alla prima spetterebbero aumenti mensili medi tra i 180,49 euro (su tredici mensilità) dei dirigenti non medici ai 201,33 dei medici, mentre il secondo si fermerebbe su 83,67 euro di aumento.

Ma le brutte notizie non finiscono qui, evidenzia Fnopi: i problemi sono anche, al di là degli aumenti contrattuali che non risollevano la situazione di anni di assenza degli accordi, nella perdita di potere di acquisito di stipendi quasi congelati, soprattutto dopo circa dieci anni di stasi contrattuale.

In media infatti i professionisti sanitari (tutti, trasversalmente alle singole professioni) nel 2009 (ultimo contratto “regolare”) guadagnavano 49.950 euro che nel 2017 (in assenza ancora di rinnovi contrattuali e quindi a retribuzioni pressoché invariate e modificate solo in base alle indennità di vacanza contrattuale) sono diventati 51.270 con un incremento (medio) di poco più di 1.720 euro. Ma è un finto aumento: riportando il valore dello stipendio 2009 al costo della vita 2017, applicando l’indice di parità di potere di acquisto (1,085) ufficiale, il valore della retribuzione 2017 pesa in realtà 3.160,5 euro in meno (- 6,33% medio) del 2009.

Cristiana Toscano

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