La situazione è generalizzata e riguarda un pò tutte le regioni dal nord al sud passando per le isole forse qualche leggera differenza a seconda delle aree geografiche, ma comunque generalizzata e naturalmente più evidente nei pronto soccorso sempre più affollati e congestionati.
Tutta questa miriade di avvenimenti sparsi per il nostro paese che vanno dalle aggressioni verbali fino a vere e proprie aggressioni fisiche nei confronti degli operatori sanitari infermieri in primis, sono talmente frequenti da non venire spesso neanche segnalati, dovrebbero invece essere trattati dalle diverse aziende con gli strumenti del risk management ed essere a seconda del caso giudicati eventi sentinella o eventi avversi e non semplicemente archiviati come inevitabili ed imprevedibili perchè poi di fatto non lo sono.
Bisogna avviare un dibattito e interrogarsi sui motivi di questa deriva e quali sono i punti di caduta dell’organizzazione che portano a reazioni violente da parte degli utenti.
Prima di iniziare una qualsivoglia disamina bisogna dire e sottolineare che attualmente nel nostro paese non si dispone di dati certi questi episodi vengono infatti nascosti sotto i tappeti delle varie aziende e non esistono registri di tali eventi bisogna quindi avvalersi delle testimonianze dei colleghi che lavorano in questi ambiti e delle esperienze personali
Possiamo innanzi tutto cercare di capire quel è l’identikit degli aggressori, pur non essendoci dati statistici certi perché il fenomeno non è mai stato studiato seriamente sulla base della mia esperienza e di quella di altri colleghi che lavorano nel campo direi sostanzialmente tre categorie:
Quello che mi preme sottolineare è il problema organizzativo che è insito si nelle diverse aziende sul territorio e che molto potrebbero fare in termini di prevenzione anche semplicemente considerando questi eventi come eventi sentinella o nei casi di aggressione fisica come eventi avversi ed affrontarli con le tecniche di risk management.
Ma sopratutto è insito nell’organizzazione e nella gestione dei vari SSR. Non è infatti un caso che nelle regioni dove c’è una maggiore attenzione per l’assistenza territoriale e si offrono valide alternative all’ospedale questi eventi si verificano più di rado in questa ottica non è quindi scevro da pesanti responsabilità l’intera organizzazione del SSN e questo naturalmente è di difficile soluzione perchè necessita di una seria revisione delle politiche sanitarie nazionali e di investimenti a breve medio e lungo termine.
Chiaramente ogni singolo caso è una storia a se e come tale andrebbe valutata e studiata a fondo per porre a livello locale i necessari interventi organizzativi capaci di impedirne il ripetersi, ma appare altrettanto chiaro che tutti questi eventi avversi o sentinella che siano, hanno alcuni denominatori comuni:
Questi sono i punti di caduta che coinvolgono i problemi organizzativi relativi ai SSR e all’intero SSN non essendo possibile allo stato attuale per le varie aziende territoriali porre in essere una qualsivoglia forma organizzativa capace di fronteggiare o migliorare se non in maniera del tutto marginale questi aspetti perchè a monte di tutto ciò c’è un modello organizzativo dell’intero sistema sanitario molto farragginoso ed ancora troppo incentrato sull’ospedale, come panacea di tutti i mali nel tempo si è aggiunta una politica di tagli trasversali selvaggia che ha ridotto il numero di ospedali, posti letto e personale.
Fino a quando non si prenderà coscienza di quanto tutto questo influisca negativamente nella coscienza collettiva e quindi nel verificarsi di questi episodi non si potrà in nessun modo mettere mano alla soluzione del problema.
Possiamo a questo punto affermare almeno che il ripetersi, ormai sistematico direi quasi giornaliero e troppo spesso sottaciuto perché non ritenuto rilevante finché non si presentano episodi particolarmente gravi, in almeno quattro dei cinque fattori scatenanti sopra citati come comuni denominatori ha delle responsabilità che vanno ricercate nella gestione della politica sanitaria di questi ultimi decenni in un circolo vizioso in cui si è perso completamente di vista il cittadino utente ed i suoi bisogni di salute che ha nei fatti reso la salute un vero e proprio lusso.
Naturalmente anche le singole aziende hanno delle responsabilità non fosse altro quella di misconoscere e nascondere questi eventi e quindi di non affrontarli secondo i dettami del risk management quante volte si fa una RCA per questi eventi?
Quali correttivi organizzativi e strutturali si progettano?
Pur essendo vero che le risorse sono poche ciononostante qualcosina si potrebbe fare: ogni tipo di aggressore per la quasi totalità dei casi prima di agire con un’aggressione fisica manda dei segnali di allarme e saperli riconoscere, gestirli al meglio può evitare la progressione verso l’aggressione fisica.
Ma quante aziende hanno formato il loro personale a riconoscerli ed a saperli mediare in modo da prevenire?
Ed in più quante risorse umane vengono dedicate a situazioni così delicate ed emotivamente di impatto sia per i dipendenti che per gli utenti? Inoltre i locali dedicati sono sufficientemente ampi, consentono il rispetto della privacy dei pazienti, ci sono locali dedicati ai più facinorosi in modo da stemperare l’effetto domino?
Certo non è sicuramente la soluzione, ma trattare questi eventi in modo adeguato aiuta molto, inoltre riconoscerli come evento sentinella o evento avverso secondo i casi non solo sarebbe corretto ed auspicabile ma tramite gli strumenti del risk management sicuramente ci permetterebbe di studiarli e di trovare correttivi via via sempre più efficaci.
Cosa invece dovrebbe fare la politica per porre argine a questo deplorevole stato di cose?
In primissimo luogo sarebbe necessario l’istituzione di un registro regionale che a sua volta confluisca in uno nazionale al fine di studiare fino in fondo la reale entità del problema sia a livello locale che più in generale a livello nazionale e verificare le cause scatenanti avendo cura a livello locale di segnalare ogni evento sentinella (aggressione verbale) ed ogni evento avverso (aggressione fisica) con uno studio di risk management ed una RCA allegati in modo da cercare di raccogliere dati necessari per una analisi profonda del fenomeno in quanto ad oggi il fenomeno non è affatto studiato e non ci sono dati disponibili in merito anche perché troppo spesso questi episodi non vengono riconosciuti e trattati per quello che sono vengono cosi relegati alla normale routine di pronto soccorso.
A breve termine sarebbe opportuno che scendesse in campo con una campagna informativa interna (conseguenze delle scelte politiche fatte) ed esterna (rivolta alla popolazione) capillare e puntuale che abbia il duplice scopo di:
A medio termine bisogna che dalla seria riflessione di cui sopra scaturiscano progetti e nuovi modelli organizzativi per il nostro SSN capaci di affrontare le sfide del futuro che devono necessariamente avere lo scopo di:
A lungo termine invece bisogna realizzare tutto quanto progettato e dispiegare sul territorio i modelli organizzativi e le strutture necessarie per:
Le aggressioni nei pronto soccorso sono la punta più odiosa di un iceberg e sono il termometro che ci dice come e quanto il nostro SSN sia sull’orlo di un clamoroso fallimento di quanto siamo sul baratro di una regressione del soddisfacimento di un diritto fondamentale come quello della salute le reazioni violente scaturiscono dalla negazione di questo diritto dalla incapacità di dare risposte ad un bisogno fondamentale quello della salute e quando ad uomo anche il più tranquillo viene negato un bisogno fondamentale si scatena l’aggressività questo ce lo insegnano gli psicologi.
Sfido chiunque ad entrare per un qualsivoglia bisogno all’interno di un pronto soccorso di un ospedale e sentirsi accolto e confortato.
Quasi sempre si trova una struttura sovraffollata con pochissimo personale per di più stanco e stremato da turni infiniti e da un lavoro di grande impatto psicologico incapace anche oltre la dedizione e la buona volontà in queste condizioni di saper accogliere e confortare aggiungiamo strutture vecchie sale di attesa troppo affollate e promiscue un ospedale dietro incapace di assorbire i flussi in entrata dei pazienti lunghe attese in condizioni precarie.
Lo scopo di questo articolo è capire come dietro a questi episodi si nascondano errori strutturali di organizzazione dei servizi sanitari che partono dalla singola azienda è vero, ma che coinvolgono l’intera gestione politica della salute e fintanto che la sanità sarà considerata non un investimento produttivo, ma il bancomat dei governi non si potrà risolvere il problema. Occorrerebbe più personale, più investimenti, più salute, ma soprattutto ci vuole più qualità implementando nuovi modelli organizzativi.
Angelo De Angelis
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