Acquaviva (Bari), molestie sessuali in ascensore al Miulli: la denuncia di una tirocinante

L’ospedale ha aperto un’indagione interna per accertare le eventuali responsabilità di un infermiere. A sostegno della ragazza si sono schierati gli universitari dell’associazione studentesca Link.

Una studentessa di Scienze infermieristiche di Bari ha denunciato un caso di presunte molestie sessuali ai suoi danni, avvenute nell’ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti, dove sta effettuando il tirocinio che precede la laurea. Sulla vicenda è stata aperta un’indagine interna, che incrocia quella penale e punta a verificare le eventuali responsabilità di un infermiere.

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Quest’ultimo avrebbe palpeggiato la tirocinante in un ascensore della struttura sanitaria. L’uomo, allo stato, non è stato sospeso dal lavoro né ascoltato dagli organi competenti, poiché il Collegio di disciplina (formato da un referente della direzione sanitaria, uno del personale, un esperto in materie giuridiche e un segretario) ha aperto formalmente una pratica e esaminerà preliminarmente il caso entro la fine di questa settimana.

Bisognerà capire innanzitutto se sussistono gli estremi per portare avanti un procedimento disciplinare, ed eventualmente ascoltare entrambi i protagonisti. “L’ente ha recepito l’istanza, senza sottovalutare né sopravvalutare nulla – fanno sapere dal Miulli -. Preoccupa che possa essere accaduta una cosa del genere, che certamente non passerà inosservata”.

Intanto gli universitari dell’associazione studentesca Link hanno lanciato una protesta fotografica, manifestando il proprio sostegno alla collega attraverso lo slogan “Se toccano una, toccano tutti”, che campeggia sui cartelli mostrati a favore di camera dai ragazzi. “È stata presentata denuncia per quanto avvenuto alcuni giorni fa nell’ascensore dell’ospedale Miulli – spiegano a Repubblica da Link -. La tirocinante è stata aggredita da un dipendente dell’ospedale di Acquaviva”.

Da qui l’appello social a fotografarsi con il messaggio di protesta ben in vista: “Purtroppo non si tratta di un caso isolato, e il ridotto numero di denunce e la mancanza di tutele non fanno altro che incrementare la possibilità che episodi del genere si verifichino. Non è passato troppo tempo, infatti, del recente caso di insulti sessisti nei confronti di studenti e studentesse in sede d’esame. Per dimostrare che le cose possono cambiare dobbiamo rompere il silenzio, ma per farlo è necessario il supporto e la solidarietà di tutti”.  L’obiettivo  è anche raccogliere testimonianze per poi “poter rivendicare misure anti-molestie concrete che tutelino e facciano sentire al sicuro tutti”.

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