Abilità artistiche e demenza: nuovo studio

Le attività ludiche, fin qui, sono state indicate dalla comunità scientifica come essenziali nel ritardare la comparsa di forme diverse di demenza nei soggetti adulti e negli anziani in particolare, e/o nel procrastinare la sintomatologia nei pazienti già affetti da demenza.

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Il progetto di ricerca, che andremo ad analizzare di seguito, ci dà un’ulteriore chiave di lettura circa le abilità artistiche delle persone affette da demenza.

Lo studio, di un ricercatore del Centro indipendente di Ricerca Australiano NeuRa (Neuroscience Research Australia) Prof. Oliver Piguet, ha messo in luce il sopraggiungere di cambiamenti “positivi” nei soggetti a cui è stata diagnosticata una forma di demenza. Tra questi i cambiamenti relativi ad abilità artistiche come dipingere, disegnare o cantare, abilità che non erano presenti precedentemente.

Il nostro studio ha dimostrato che abilità e comportamenti creativi vengono esperiti a dispetto delle funzioni cognitive compromesse, tipiche della demenza” ha affermato il Prof. Piguet che, grazie al contributo del Prof. Akira Midorikawa, ha formulato un questionario (somministrato a 185 caregiver), utilizzando la Hypersensory and Social/Emotional Scale

(HSS), che ha valutato le differenze comportamentali prima e dopo la diagnosi.

I cambiamenti più significativi si sono avuti nei pazienti affetti da Alzheimer e da Demenza frontotemporale.

Una possibile spiegazione del perché questo avvenga – sempre secondo il Prof. Piguet – è dovuta al fatto stesso che la demenza è una malattia cognitiva ingravescente. Tuttavia al progredire della malattia e dell’atrofia cerebrale alcune aree rimangono meno colpite e sono quelle in cui i collegamenti sono maggiori, a differenza delle aree che supportano le funzioni cognitive, come la memoria o il linguaggio, che tendono a declinare precocemente nelle persone affette da demenza”.

Il Prof. Piguet, conclude affermando che questo spostamento dell’attenzione da quello che questa patologia toglie a favore di ciò che dà, può avere effetti benefici in termine di acquisizione di nuove abilità per i pazienti e i loro caregiver.

Questo studio è importante perché contribuisce, inoltre, a migliorare la comprensione della demenza stessa.

Rosaria Palermo

www.j-alz.com

 

Rosaria Palermo

Infermiera dal 1994. Attualmente, infermiera specialista del rischio infettivo presso l'ARNAS Garibaldi di Catania. Ho una laurea magistrale e due Master, uno in Coordinamento e l'altro in Management del rischio infettivo. Faccio parte del Direttivo di ANIPIO (Società Scientifica degli Infermieri Specialisti del Rischio Infettivo) dal 2016. Penso che lo scatto nella nostra professione debba essere culturale, prima di ogni cosa. Nelson Mandela diceva che la conoscenza è l'arma più potente di cui gli esseri umani dispongano, ed è ciò che permetterà alla nostra professione di ritagliarsi gli spazi che le competono.

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