Regionali

118 di Bologna: ecco la delibera!

Con la delibera 508/2016, la Regione prende in mano le redini di questa “carrozza impazzita” che ha trovato il suo epilogo con la sospensione di alcuni dei pilastri Medici del 118 del capoluogo.
Denominata “Principi e criteri in ordine alla predisposizione di linee guida regionali per l’armonizzazione dei protocolli avanzati di impiego di personale infermieristico adottati ai sensi del art.10 D.P.R. 27 MARZO 1992 per lo svolgimento del servizio di emergenza sanitaria territoriale 118”, definisce gli indirizzi generali ai quali le linee guida dovranno ispirarsi.
Tra questi, la necessaria coerenza con le migliori pratiche nazionali e internazionali, con un impegno forte sul versante della formazione del personale medico e infermieristico.

Innanzitutto, a mio parere, è fondamentale sottolineare che è stato tenuto in grande considerazione e utilizzato ovviamente come fondamenta di questa Delibera, l’intero percorso del 118 della Regione e, nello specifico l’organizzazione Bolognese, considerata uno dei fiori all’occhiello dell’emergenza-urgenza Italiana.

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Ma andiamo nel vivo della Delibera…

Nel corso del 2015, la Regione, il Servizio Assistenza Ospedaliera della Direzione Generale Cura della Persona, Salute e Welfare, ha avviato una ricognizione completa e dato vita ad un confronto tecnico in merito ai protocolli, procedure e algoritmi di centralizzazione dei pazienti e delle procedure infermieristiche in essere nell’ambito dei sistemi di emergenza territoriale della regione.
La ricognizione,in particolare, ha evidenziato l’esistenza di protocolli essenzialmente relativi a quattro tipologie di intervento:

1) lo screening pre-ospedaliero dei sintomi di alcune categorie di pazienti, con attività che si sostanziano nella raccolta di “segni e sintomi” o nel sottoporre il paziente ad alcuni esami (quale l’elettrocardiogramma nei pazienti con sospetto infarto del miocardio), per accelerare i tempi della diagnosi medica e/o indirizzare il paziente verso il centro di cura più adeguato (i c.d. ospedali “hub” per determinate tipologie di malattie);
2) la somministrazione precoce di farmaci salva-vita in pazienti con sindromi acute, in casi e con metodologie predefinite, quali l’abuso di oppiacei, l’ipoglicemia grave o le sindromi coronariche acute e l’arresto cardiaco;
3) l’effettuazione di particolari manovre salva-vita in sede di primo intervento, in particolare per la gestione dei pazienti in arresto cardiaco, prevedendo fra gli altri la applicazione della ventilazione esterna e/o dei c.d. “presidi sovraglottici”;
4) la somministrazione di farmaci antidolorifici in fase preospedaliera a pazienti con dolore severo, misurato tramite scale “analogico-visuali”, con la finalità di migliorare la gestione della fase pre-clinica del paziente permettendo, a sedazione o riduzione del dolore avvenuta, manovre e valutazioni mediche che lo stato di dolore severo potrebbero compromettere e/o prevenendo danni secondari;

I risultati successivi a questa ricognizione hanno fatto emergere la validità e l’efficacia di tali procedure, ai fini di un significativo miglioramento della qualità dell’intervento sanitario in emergenza, con una apprezzabile riduzione dei tempi di intervento e dei tassi di mortalità.
E’ altresì emersa la piena congruenza delle procedure infermieristiche esaminate con la disciplina dell’organizzazione dell’assistenza sanitaria in emergenza e delle responsabilità dei vari operatori sanitari in emergenza, in particolare alla luce dei seguenti elementi:

1) i protocolli operativi sono stati predisposti dal personale medico e validati dal responsabile di ciascun servizio di emergenza territoriale;
2) il personale infermieristico coinvolto è stato formato appositamente;
3) l’intervento infermieristico è basato sulla rilevazione non discrezionale di segni e sintomi e sulla somministrazione di farmaci per la quale non è consentita alcuna possibile scelta tra diverse strategie terapeutiche;
4) l’intervento infermieristico risponde alla necessità di salvaguardare le funzioni vitali dei pazienti migliorando la tempestività ed appropriatezza dell’intervento in emergenza complessivamente inteso;

E’ bene ricordare che tali procedure si inseriscono validamente nel processo di riforma della professione infermieristica – intesa non più come figura ausiliaria al medico, ma come professione dotata di autonomia e proprie competenze – che ha consentito, nell’ultimo ventennio, di implementare coerenti, razionali ed efficaci scelte

organizzative nello svolgimento del servizio di emergenza territoriale 118.
Esse, inoltre, risultano precedute dall’attivazione di percorsi formativi per operatori sanitari, predisposti dalle aziende sanitarie, che hanno favorito l’omogeneità della pratica assistenziale e la cooperazione interattiva dei professionisti, fondata su modelli standardizzati e validati, nel rispetto delle specifiche responsabilità e delle rispettive autonomie professionali.
Inoltre, tutte le suddette procedure vengono validate dal “Gruppo regionale per la validazione delle linee guida sui protocolli avanzati del sistema emergenza territoriale della regione Emilia Romagna”, composto da professionisti in rappresentanza dei sistemi più avanzati di emergenza territoriale presenti a livello nazionale, dei gruppi di lavoro di carattere nazionale sul tema dell’emergenza urgenza territoriale e del sistema regionale di emergenza urgenza.
Tale Gruppo regionale è stato istituito con i compiti di valutare i progetti di “linee guida” e di fornire indicazioni
migliorative, avendo a riferimento le migliori pratiche di livello regionale, nazionale ed internazionale, nonché di fornire raccomandazioni relative alle più idonee modalità di diffusione e monitoraggio dell’efficacia delle linee guida di cui trattasi.

Tenuto conto di ciò, la Regione ha così deliberato :

1) di dare mandato al Direttore Generale Cura della Persona,Salute e Welfare di approvare e periodicamente aggiornare linee guida regionali relative all’adozione, revisione e verifica dei protocolli aziendali di impiego avanzato del personale infermieristico presso i servizi di emergenza territoriale regionale;
2) che, a tale fine, il Direttore Generale Cura della Persona,Salute e Welfare possa avvalersi di tavoli tecnici e gruppi di lavoro, anche permanenti, ivi compreso il “Gruppo di validazione”già istituito con determinazione n. 5358 del 6/4/2016;
3) che le linee guida dovranno riguardare tutte le tipologie di intervento rilevate in occasione della ricognizione effettuata nel 2015 e citate in premessa, nonché le specifiche attività considerate nei protocolli in uso;
4) di definire sin d’ora i seguenti indirizzi generali cui le linee guida regionali e i singoli protocolli operativi aziendali sull’impiego avanzato del personale infermieristico dovranno in ogni caso attenersi:

a) coerenza con le migliori pratiche nazionali e internazionali;
b) assicurare un elevato livello di formazione del personale, medico ed infermieristico, coinvolto;
c) prevedere che le procedure aziendali vengano adottate e aggiornate a cura del medico responsabile del Servizio di   emergenza e che, in ogni caso, siano fatte salve le responsabilità, le sfere di autonomia decisionale e le competenze organizzative dei dirigenti dei Servizi nella redazione dei protocolli;
d) garantire che i protocolli presentino un livello di dettaglio tale da eliminare ogni componente discrezionalevalutativa dell’intervento in capo all’operatore sanitario non medico, prevedendo che qualunque intervento complesso o che presenti margini di incertezza esecutiva sia rimesso alla valutazione del personale medico, assicurando la tracciabilità dei relativi contatti;
e) istituire adeguate procedure di monitoraggio al fine di accertarne i vantaggi in termini di efficacia ed efficienza
nella gestione del servizio sanitario e le modalità di verifica interna atte a mantenerli;

5) che, in applicazione delle linee guida regionali, i responsabili dei Servizi di emergenza territoriale rivaluteranno i protocolli in essere o, tenuto conto del contesto di riferimento, provvederanno alla loro adozione, comunicando le iniziative adottate ai competenti uffici regionali;
6) che le linee guida siano oggetto di revisione almeno biennalmente, previo coinvolgimento delle istituzioni scientifiche e delle rappresentanze degli utenti e dei pazienti.

Con questa Delibera, devono essere eliminate tutte quelle assurde convinzioni che relegano l’infermiere al passato, ormai antiquato e stantio.
Bisogna smetterla di lottare uno contro l’altro, ma riconoscersi a vicenda le competenze e lavorare INSIEME, ricordando che l’unico pensiero di TUTTI i professionisti sanitari DEVE essere quello di poter assicurare la MIGLIORE assistenza ad ogni singolo paziente.
Speriamo che tutto ciò sancisca un “nuovo inizio”…

Gaia Pomar

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