È stata pubblicata ieri, sul Bollettino ufficiale della Regione n. 45, la discussa delibera che istituisce il percorso di “Forma zione complementare in assistenza sanitaria dell’operatore socio-sanitario”. La delibera trasforma di fatto, con un mini corso online di 400 ore gli operatori socio sanitari in “piccoli” infermieri, trasferendo loro competenze proprie della professione infermieristica.
Ma perché gli infermieri scelgono di lavorare nelle strutture pubbliche?
Questo il vero interrogativo che la parte datoriale dovrebbe porsi. Infermieri sottopagati nel privato con contratti al ribasso, a volte terziarizzati da cooperative o agenzie interinali.
Quindi ancora una volta, agli infermieri viene calpestata la loro dignità professionale, nessuna riconoscenza dopo un anno di emergenza sanitaria.
Ma veniamo alla delibera appena pubblicata e quindi operativa sin da subito.
Tutte le forze di opposizione in Consiglio regionale hanno chiesto la sospensione, se non addirittura il ritiro, del testo che punta ad addestrare 510 addetti. Ma la Giunta veneta tira dritto: “Incontreremo i sindacati la settimana prossima, tuttavia per noi il provvedi mento rimane, vista la carenza di organico”, ha detto l’assessore Manuela Lanzarin.
“Attualmente abbiamo in formazione 1.200 infermieri – ha sottolineato Lanzarin – ma abbiamo presentato al ministero della Salute un fabbisogno di 3.000 e abbiamo ottenuto per l’anno prossimo di arrivare a 1.500 nei corsi di laurea. È evidente che non bastano. Per questo abbiamo pensato alla figura de gli oss specializzati, previsti da una norma regionale del 2001 e da una legge nazionale del 2003. Da parte nostra non c’è nessuna volontà di sostituire gli infermieri con una laurea triennale, né di dividere gli operatori socio-sanitari tra “serie A” e “serie B”. Semplicemente dobbiamo sopperire a un’esigenza contingente e urgente”.
Nessuna voce autorevole dalla presidente della Fnopi Mangiacavalli.
Massimo Randolfi
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