La professione infermieristica, con tutti i professionisti che la compongono, tutt’oggi, possiede quei requisiti tecnico-scientifici-intellettuali e soprattutto legislativi per poter affermarsi e dire la sua nel panorama sanitario.
La professione infermieristica, con tutti i professionisti che la compongono, tutt’oggi, possiede quei requisiti tecnico – scientifici – intellettuali e soprattutto legislativi per poter affermarsi e dire la sua nel panorama sanitario.
Ogni infermiere durante la propria attività lavorativa, dovrebbe avvalersi di strumenti validi e certificati come ad esempio, le linee guida, evidenze scientifiche, le cosiddette evidence based nursing, per poter svolgere al meglio il proprio mandato professionale. La domanda che mi pongo in base a quanto scritto nei passi precedenti, è la seguente: quanti infermieri lavorano secondo modelli e processi validati scientificamente?
Ahimè, una piccola minoranza. La mia non è critica bensì una riflessione tendente al miglioramento, su quanto visto personalmente durante la mia esperienza lavorativa sia in veste di studente che in veste di lavoratore dipendente.
La crescita e valorizzazione della professione, sia in termini culturali che in termini economici, passa soprattutto da quello che dimostriamo di sapere nello scenario clinico-assistenziale nei confronti del paziente/utente…IL SAPERE E’ POTERE!
Oltre al sapere, è necessario dimostrare consapevolezza e determinazione e senso di appartenenza ad una categoria vasta composta da circa 440 mila individui che da troppo tempo chiede riconoscimento e valorizzazione. Ma per ottenere consensi da parte del cittadino stesso, bisogna sottoporsi ad una presa di coscienza interiore cercando di porsi i seguenti interrogativi:
Potrei andare avanti e fornivi altri diversi esempi, ma per ora mi fermo qui.
Molti colleghi lavorano secondo prassi vetuste e senza riscontri teorico-pratici convalidate da evidenze scientifiche o basate sul “si è sempre fatto così”, quest’ultimo, un retaggio duro da sconfiggere. Nel pensiero comune, l’infermiere è ancora colui che assiste il medico e colui che vive nell’ausiliarietà di altre figure sanitarie, quando in realtà gode di un autonomia riconosciuta dalle leggi dello Stato e non solo. Il cambiamento, cari colleghi, parte da noi, bisogna rivendicare i nostri diritti, bisogna documentarsi su tutto quello di cui necessitiamo, facilitato anche dall’era della digitalizzazione dove è più semplice ed intuitivo cercare informazioni da poter approfondire, sempre che esse siano provenienti da fonti scientifiche (banche dati, libri di testo,ecc…).
E’ fondamentale tutto ciò per chiedere riconoscimento economico e sociale per poter ottenere risultati sia in termini di autostima che di eterostima. Bisogna informare, educare, il nostro lavoro non è solo adempiere ad interventi pratico-clinici, ma è anche comunicare, osservare, tramite un linguaggio appropriato e conoscenze ben salde. Questi sono gli ingredienti da cui partire per cercare quello che desideriamo da anni or sono e prendere spunto dallo spot lanciato dai medici quest’oggi: “Né vocazione, né missione ma PROFESSIONE”
Cari colleghi giovani e non, bisogna fermarsi un attimo a riflettere su chi siamo e chi vogliamo essere…tutto ciò passa da una vera e propria presa di coscienza che dovrebbe far da traino per assistere ad un vero cambiamento e non solo cartaceo e normativo, ma soprattutto dimostrando ciò che in realtà siamo e valiamo.
La colonna portante della sanità italiana, siamo noi! Affianco al cittadino, sempre!
Leonardo Gialloreto
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