Roma, 25 mag. – “E’ evidente che il contenuto del protocollo, rientrando nella sfera dell’organizzazione del lavoro, del trattamento normativo ed economico degli infermieri, rientra appieno nelle competenze esclusive della contrattazione tra parti datoriali, anche pubbliche, e parti sindacali. Stupisce che un ministro, che è responsabile, anche, di una forza politica che ha per la sigla l’articolo 1 della nostra Costituzione, dimentichi in questo atto chi rappresenta e tutela il lavoro. Invitiamo, pertanto, Governo e Regioni a ritirare tale protocollo e convocare subito un tavolo di confronto con le sigle firmatarie dei contratti della sanità per redigerne uno nuovo con migliori contenuti, maggiormente operativo dall’immediato e più rispettoso della dignità e autonomia di professionisti laureati”.
Così Giuseppe Carbone, segretario generale Fials, sull’intesa sottoscritta da ministero, conferenza delle Regioni e Fnopi (ordine degli infermieri), relativa alla somministrazione domiciliare delle dosi da parte degli infermieri pubblici fuori dall’orario di servizio.
“Riteniamo – si legge – che non sia eticamente corretto riconoscere dalle parti firmatarie dell’accordo, solo per in una situazione emergenziale (vaccinazione) l’attività libero professionale per gli infermieri per poi mettere tutto a tacere e in un dimenticatoio, disconoscendo le competenze e l’autonomia professionale degli infermieri come delle altre professioni sanitarie. A tutti questi professionisti sanitari va da subito riconosciuto un allineamento giuridico, normativo ed economico alla dirigenza sanitaria con l’estensione dell’attività libero professionale intramoenia e l’indennità di esclusività del rapporto di lavoro o diversamente, a richiesta del professionista, l’attività libero professionale extramoenia. Non vi sono oggi motivazioni giuridiche e normative che possano sostenere tale diversità”.
Quindi, “giuridicamente nullo, in quanto invade competenze che la Costituzione e le leggi conseguenti riservano alla titolarità delle organizzazioni sindacali rappresentative delle lavoratrici e dei lavoratori, nel caso specifico anche delle infermiere e degli infermieri, organizzazioni ai quali liberamente si iscrivono e liberamente votano nelle elezioni per le RSU in dimensioni numeriche rilevanti e più che maggioritarie al contrario di Ordini, a cui si iscrive ope legis e i cui organismi dirigenti sono votati parti da una piccolissima minoranza degli stessi iscritti”.
“Governo e Regioni, nel rispetto della norma, avrebbero dovuto, invece, convocare i sindacati firmatari del Contratto del comparto sanità – ribadisce la missiva Fials – e con essi concordare un accordo per regolamentare la vaccinazione da parte degli infermieri, ma perché no anche da parte delle assistenti sanitari e delle ostetriche, a domicilio del cittadino in condizione di impossibilità a recarsi nel centro vaccinale”.
Per il sindacato, in tal modo, si sarebbe potuto dar vita ad un accordo più in linea con le esigenze sia dei cittadini, sia dei professionisti. Così da evitare un “corso da parte dell’ISS per insegnare agli infermieri come vaccinare, atto che è una competenza core dell’infermiere”.
Evitando a professionisti laureati “la subalternità al medico” e “la retribuzione per atto vaccinale – affonda la Fials – quanto mai lesiva della dignità professionale”.
Il messaggio a Speranza è chiaro: così proprio non va, è tutto da rifare.
Redazione Nurse Times
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