Il tumore della prostata è la neoplasia più frequente negli uomini. Per cercare di definire le possibili cause e processi che portano il tessuto prostatico sano a diventare tumorale sono stati effettuati numerosi studi, e tra i più promettenti campi di ricerca in tal senso c’è l’esame dell’infiammazione cronica della prostata. Questo processo determinata infatti una serie di eventi chimici, biochimici e cellulari all’interno della ghiandola prostatica e potrebbe pertanto rappresentare un potenziale fattore di rischio di sviluppo o di progressione del tumore.
Recentemente su questa forma tumorale è stato pubblicato sulla rivista internazionale Cancers uno studio, il Pros-IT2, evoluzione dello studio longitudinale “PROState cancer monitoring in ITaly project from the National Research Council (Pros-IT Cnr)”, promosso dall’Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-In) di Padova e diretto da Stefania Maggi, dirigente di ricerca della sezione di Padova-Invecchiamento del Cnr-In.
Al nuovo progetto, coordinato da Mauro Gacci, dell’Università di Firenze, referente italiano per il consorzio europeo Horizon 2020 sui big data del tumore di prostata (PIONEER project https://prostate-pioneer.eu/), hanno collaborato otto centri urologici italiani che rappresentano l’eccellenza nazionale per la diagnosi e il trattamento del tumore prostatico.
A proposito del Pros-IT Cnr, Maggi dice: “Oltre al coordinamento dello studio, il Cnr ha curato la creazione della banca dati ed effettuato le analisi statistiche, grazie alla stretta e continua collaborazione tra Marianna Noale, ricercatrice del Cnr-In e responsabile statistico del progetto, e i referenti clinici dei centri partecipanti. Il progetto Pros-IT Cnr – il cui scopo era monitorarela qualitàdella vitanei pazientiaffetti da tumore di prostata – ha permesso di raccogliere dati in 97 centri di urologia, radioterapia e oncologia italiani e di rispondere a numerose e importanti questioni inerenti la qualità di vita dei pazienti trattati per tumore di prostata, evidenziando la centralità dell’approccio multidisciplinare, con oltre dieci lavori pubblicati su riviste indicizzate e numerosi contributi a congressi nazionali e internazionali negli ultimi cinque anni”.
“La maggiore criticità negli studi in questo campo è rappresentata dalla complessità nel definire e quantificare l’infiammazione prostatica – spiega ancora Maggi -. In particolare, la sede del tessuto ghiandolare interessata dal processo infiammatorio, il grado e l’estensione dell’infiammazione possono variare molto da soggetto a soggetto. Pertanto, gli studi su piccole popolazioni presenti in letteratura danno spesso risultati parziali e inconcludenti”.
Lo studio ha permesso invece di definire per la prima volta con grande precisione il rapporto tra infiammazione e tumore prostatico. “In particolare, abbiamo chiarito che la presenza di infiammazione di grado elevato, localizzata in sede peri-ghiandolare (nel tessuto stromale che circonda il tessuto ghiandolare) e con un pattern di presentazione multifocale, è più frequentemente associata a neoplasia prostatica”, continua Marianna Noale.
“L’infiammazione cronica della prostata – aggiunge Maggi – è stata considerata per molti anni come una patologia di minore importanza rispetto all’ipertrofia benigna (ingrossamento e conseguenti disturbi urinari) o al carcinoma, e per questo spesso trascurata. Alla luce di questi nuovi datidovremmo porre più attenzione a questa condizione che colpisce numerosi uomini e che può essere trattata correggendo stili di vita sbagliati o utilizzando terapie mirate”.
Conclude Noale: “Le analisi sui dati dallo studio Pros-IT2 continueranno nei prossimi mesi, con l’obiettivo di approfondire le valutazioni sul rapporto tra tumore prostatico e tipologia e sede dell’infiammazione prostatica”.
Redazione Nurse Times
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