Tumore al seno, sarà possibile scoprirlo grazie a una goccia di sangue?

La ricercatrice Marianna Rossetti ha in mente un kit che funzioni un po’ come il glucometro per il diabete.

Marianna Rossetti (foto), ricercatrice all’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, si è aggiudicata la borsa di studio “Post-doctoral fellowship” 2019 della Fondazione Umberto Veronesi. Merito del kit per rilevare la presenza o meno di tumore al seno, progetto per il quale si è ispirata al glucometro, lo strumento portatile che permette ai malati di diabete di controllare la propria glicemia con una goccia di sangue.

“L’obbiettivo – spiega lei stessa – è riuscire a realizzare un elettrodo supersensibile e a basso costo, come le striscette usa e getta che si inseriscono nel glucometro con su la goccia di sangue. La mia proposta è quindi sviluppare un sistema elettrochimico che, una volta individuato un marker tumorale, lo passa riconoscere dentro quella goccia di sangue”.

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Insomma, un’evoluzione tecnologica in grado di sfruttare tutte le potenzialità oggi in sviluppo della biopsia liquida. Quest’ultima sta cambiando il modo di trattare i tumori in chi già li ha sviluppati, perché consente di capire quale sia la cura più efficace per ciascun paziente, distinguendo i malati che rispondono a una certa cura da quelli che non lo faranno mai e monitorando la comparsa di resistenza ai farmaci. Il tutto senza bisogno di campioni del tessuto tumorale, ma solo attraverso un prelievo di sangue.

La possibilità di scoprire un tumore prima che si manifestino i sintomi (come un nodulo nel caso del cancro al seno) è ancora remota. Sono in corso diversi studi per identificare dei marker tumorali ottimali. Parallelamente, esistono altri studi, mirati all’identificazione di una metodica sofisticata per analizzare il materiale tumorale. In tale categoria rientra  il progetto di Marianna Rossetti, che spiega: “In letteratura sono già riportati alcuni marcatori. Il mio studio non si occuperà però di selezionarli o sequenziarli, ma di sviluppare un sensore che sappia ‘leggere’ il marker tumorale”

.

Nello specifico, il target del sensore nello strumento che vuole sviluppare Rossetti è l’Rna non codificante. Chiarisca ancora la ricercatrice: “È stato visto recentemente in diversi studi che questo Rna è implicato nella carcinogenesi: c’è un rapporto tra questo tipo di Rna e i processi biomolecolari di sviluppo dei tumori. Io mi sono focalizzata sul cancro al seno e sulle sequenze di Rna caratteristiche di questo tumore. In una gocciolina di sangue si trovano nanotracce di Rna. Dunque l’innovazione di questo elettrodo sarà innanzitutto la sua supersensibilità a questa molecola, la capacità di individuare lo specifico Rna, anche se presente in quantità impercettibili”.

La borsa di studio è della durata di un anno e il finanziamento copre solo lo stipendio dei ricercatori. Sono quindi escluse le spese d’acquisto per i materiali della ricerca. “È un progetto molto ambizioso – con conclude Rossetti -, e in un anno spero di riuscire a ottenere dei risultati significativi in modo da poter continuare e arrivare alla creazione del prodotto reale. Non mi accontenterei della sola pubblicazione di questo lavoro su una buona rivista scientifica, come spesso accade in Italia. Vorrei ottenere un vero e proprio kit pronto all’uso. Due anni fa ero in Canada a lavorare su un sensore simile che identifica l’urea nel sangue; ora i miei colleghi canadesi lo stanno brevettando e ne nascerà una startup. Mi piacerebbe che accadesse lo stesso anche qui: sarebbe uno strumento di diagnostica estremamente utile, intanto per il cancro al seno, e nel futuro per altri tipi di tumore”.

Redazione Nurse Times

Fonte: www.repubblica.it

 

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