Troppo lavoro interinale: condannato l’ex cda dell’Ipab di Sottomarina

Il ricorso alla terzializzazione del personale sanitario è pratica ricorrente in moltissime aziende sanitarie con forte aggravio per le casse pubbliche, dovuto perlopiù alla impossibilità di assumere per via dei vincoli di bilancio.

Succede in Veneto, a Sottomarina presso l’Ipab Felice Casson: condannato l’ex cda per aver fatto ricorso al lavoro interinale per colmare le carenze di personale sanitario

La condanna è contabile, con un piccolo sconto, giunto in appello per gli ex gestori dell’Ipab Felice Casson di Sottomarina in provincia di Venezia.

L’accusa per loro è di aver abusato dello strumento del lavoro interinale per il personale, tra gli anni 2010 – 2011.

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Secondo la Procura della Corte dei Conti, all’ex Ipab Casson di Chioggia l’assenteismo era considerato dalla direzione quasi una malattia endemica, da colmare non con una specifica campagna di controlli, visite fiscali, provvedimenti disciplinari, ma ricorrendo massicciamente ad agenzie interinali.

Queste assicuravano al bisogno una serie di professionalità tra cui infermieri, operatori sanitari, cuochi che garantissero i livelli minimi di assistenza sanitaria previsti dalla Regione.

Ovviamente questa gestione ha gravato sulle casse pubbliche, con grave danno erariale. In primo grado, gli ex dirigenti della casa di riposo vennero condannati a risarcire alle casse dell’Erario 380 mila euro, più interessi e rivalutazione.

La sentenza di Appello, che conferma le condanne, ha però rivisto al ribasso le somme da risarcire.

“II Collegio ritiene che vi sia stato un effettivo, eccessivo ricorso alla somministrazione di lavoro e che tale ricorso sia avvenuto al di fuori di ogni regola (la violazione dei limiti imposti dalle norme è palese), con riflessi sul piano qualitativo che uno smodato, estemporaneo, massiccio innesto di lavoratori in un sistema complesso comporta, in termini di riduzione di efficienza ed efficacia” si legge nella sentenza.

Pochi mesi fa è morto l’ex consigliere del cda Giorgio Garbín, per il quale i giudici hanno perciò dichiarato l’estinzione del giudizio.

La Corte d’Appello ha preso come parametro i conti “più favorevoli” del 2012. Risultato, pene leggermente scontate: 180 mila euro a carico del presidente del Cda Matteo Penzo, 56mila per il direttore Matteo De Marchi, 67.725 perla responsabile del personale Anastasia Boscolo Buleghin.

Il ricorso alla terzializzazione del personale sanitario è pratica ricorrente in moltissime aziende sanitarie con forte aggravio per le casse pubbliche, dovuto perlopiù alla impossibilità di assumere per via dei vincoli di bilancio.

 

Redazione NurseTimes

 

Fonte: Nuova Venezia

Marianna Di Benedetto

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