Trapianti: al via progetto dell’Emilia Romagna sulla donazione a cuore non battente

“In Emilia-Romagna abbiamo iniziato a effettuare donazioni di organo a cuore non battente nel 2016 - spiega l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Sergio Venturi

Sanità. Trapianti, al via il progetto della Regione sulla donazione di organi a cuore non battente. In Emilia-Romagna le prime esperienze nel 2016: da allora, trapiantati 35 organi da 13 donatori a cuore fermo

Dalla Giunta un impegno per aumentare questa forma di donazione: 300mila euro il sostegno annuo, l’Ospedale Bufalini di Cesena – Ausl Romagna individuato come sede promotrice.

L’assessore Venturi: “Procedure di grande complessità, che sono indice di qualità clinica e organizzativa dei nostri ospedali e di tutto il sistema di primo soccorso”

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Bologna. Donazione di organi non solo in seguito all’accertamento di morte encefalica, con criteri neurologici, ma anche a cuore non battente, secondo criteri cardiologici.

Dopo le prime esperienze già avvenute in Emilia-Romagna, la Giunta ha dato il via libera al progetto “Donazione di organi a cuore non battente” (DCD, Deceased after Cardiac Death) della Regione – che lo finanzierà con circa 300mila euro annui – individuando quale sede promotrice l’Ospedale Bufalini di Cesena (Azienda Usl della Romagna).

In questo modo, ci si allinea con gli obiettivi strategici del Programma nazionale Donazioni di organi 2017-2019 del Centro Nazionale Trapianti (approvato in Conferenza Stato-Regioni il 14 dicembre 2017); che intende proprio implementare questa tipologia di donazione.

“In Emilia-Romagna abbiamo iniziato a effettuare donazioni di organo a cuore non battente nel 2016 – spiega l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Sergio Venturi -. Parliamo di procedure di grande complessità, che richiedono competenze molto elevate e lavoro di squadra, oltre che attrezzature adeguate. Anche grazie a questi interventi è possibile aumentare il numero dei potenziali donatori e quello degli organi utilizzabili. Con il progetto approvato – chiude Venturi – spingiamo ulteriormente in questa direzione, consapevoli che possiamo farlo grazie alla qualità clinica e organizzativa degli ospedali e dell’interno sistema di primo soccorso della nostra regione”.

Le prime esperienze di donazione a cuore fermo; Sia la donazione di organi e tessuti su persone di cui è stata accertata la morte con criteri neurologici (la cosiddetta morte encefalica); sia quella a cuore fermo, sono strettamente regolamentate dalla legge.

L’accertamento del decesso con criteri cardiaci prevede infatti l’osservazione di un’assenza completa di attività cardiaca e di circolo di almeno 20 minuti (negli altri Paesi dell’Unione europea è ridotto tra i 5 e i 10 minuti). In passato, difficoltà di carattere organizzativo e tecnico hanno reso complesso il ricorso a questo tipo di donazione in Italia.

Oggi, invece, le tecniche più avanzate applicate anche nei centri ospedalieri dell’Emilia-Romagna consentono di mantenere una buona qualità degli organi donati per tutto il tempo necessario all’espletamento delle procedure di accertamento del decesso; così come previsto dalla legge.

Lo sviluppo di programmi di donazione di organi in persone decedute per arresto cardiocircolatorio richiede l’implementazione di percorsi con un’organizzazione definita e strutturata; e una perfetta sinergia tra i diversi professionisti coinvolti.

Le prime donazioni a cuore fermo

 in Emilia-Romagna sono state effettuate dall’Azienda Ospedaliera-Universitaria Sant’Orsola-Malpighi di Bologna nel 2016; e gli organi sono stati trapianti dall’équipe della Chirurgia dei Trapianti.

Complessivamente in regione, tra il 2016 e i primi sei mesi del 2018sono stati trapiantati 34 organi (11 fegati, 23 reni) da 13 donatori a cuore non battente.

Il progetto della Regione

La Regione, assieme al Centro Regionale di riferimento per i Trapianti, dopo aver valutato le potenzialità organizzative e professionali sviluppate dai diversi centri e le esperienze di prelievo e donazione a cuore fermo già effettuate dal Sant’Orsola-Malpighi di Bologna, dal Bufalini di Cesena, dall’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, dal Policlinico di Modena e dall’Ospedale Sant’Agostino Estense  di Baggiovara (Mo), ha voluto avviare un programma di incentivazione dell’attività di donazione a cuore fermo.

Programma che avrà un sostegno economico di circa 300mila euro annui a favore delle sedi di donazione e trapianto; a copertura dei costi relativi ai materiali impiegati per le tecniche di riperfusione degli organi.

Considerata l’esperienza maturata sui temi della donazione sia a cuore battente che a cuore fermo dall’équipe dell’Unità Operativa Anestesia-Rianimazione del Bufalini di Cesena; si è deciso che sarà questo Centro a fare da promotore per la diffusione del programma in altre Aziende dell’Emilia-Romagna.

La funzione di programmazione e monitoraggio dell’attività di donazione a cuore non battente sarà svolta in modo sinergico dalla Direzione generale Cura della persona, Salute e Welfare della Regione e dal Centro Regionale di riferimento per i Trapianti (CRT).

Le due strutture trasmetteranno con cadenza semestrale alla Giunta una relazione sul lavoro svolto.

In Emilia-Romagna, il numero dei donatori utilizzati è cresciuto progressivamente negli ultimi anni; erano 99 nel 2014, sono stati 118 nel 2015.

Nel 2016 hanno raggiunto quota 142; nel 2017 si è verificata una leggera flessione nei donatori utilizzati, 122, nonostante un aumento delle segnalazioni di potenziali donatori rispetto agli anni precedenti.

Questo risultato è dovuto all’innalzamento dell’età media dei donatori, compresa tra i 63 e i 64 anni, e la conseguente qualità degli organi donati. Ciò ha inciso sul calo rilevato nei trapianti tra il 2016 (367 effettuati tra Bologna, Modena e Parma) e il 2017 (339 sui tre centri). Nei primi sei mesi del 2018 si riportano 136 segnalazioni di potenziali donatori; a fronte di 180 trapianti distribuiti nei tre centri (fegato 59, cuore 12, rene totale 105 – di cui 18 da donatore vivente -, polmoni 4).

Donatori, trapianti e liste d’attesa: i numeri dell’Emilia-Romagna

Le opposizioni dei parenti alla donazione, al momento della richiesta dei medici, sono passate dal 30,1% del 2014 al 27,6% del 2015, al 26% del 2016 per raggiungere il 28,2% nel 2017. È fondamentale, quindi, proseguire nell’impegno di sensibilizzazione della popolazione alla donazione; anche a fronte del numero dei pazienti in lista d’attesa per un trapianto: in Emilia-Romagna, attualmente, sono 1.143.

Per quanto riguarda le dichiarazioni di volontà di donazione degli organi registrate ad oggi negli uffici anagrafe da parte dei cittadini emiliano-romagnoli, sono 226.599, con l’85% di consensi e il 15% di opposizioni.

Redazione NurseTimes

Marianna Di Benedetto

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