La Regione Toscana sperimenta una nuova arma contro le liste d’attesa infinite in sanità. Si tratta della delibera “Clessidra”, ideata appunto per contrastare la crescita del numero di richieste, in particolare per Tac e risonanze: nel 2023 quasi +60% rispetto al 2019.
Il motivo per cui si è arrivati a questa decisione sta nell’analisi preliminare effettuata dalla direzione della sanità regionale. Nonostante in Toscana il 90% dei medici abbia un rapporto di esclusività con il Servizio sanitario regionale, solo il 40% di loro ha sottoscritto l’atto per svolgere l’attività libero-professionale intramoenia, e solo il 34% di coloro che non hanno sottoscritto l’atto effettua attività aggiuntiva per l’abbattimento delle liste d’attesa.
In pratica i medici, già oberati da un super lavoro, preferiscono guadagnare meno, ma respirare. Per questo la Regione Toscana prova ad accelerare sugli incentivi. C’è consapevolezza del momento, come si legge nell’atto: “L’evidenza dell’attuale situazione di criticità sui tempi di attesa, in particolare delle prime visite specialistiche e particolarmente rilevanti in alcune discipline, impone una diligente e attenta riflessione che possa migliorare l’utilizzo delle risorse economiche, umane e strumentali impegnate nella riduzione delle liste di attesa”.
Primo, “perché dopo anni di bastoni fra le ruote tutte le aziende metteranno in condizione i medici di effettuare la libera professione intramoenia, permettendo anche di rientrare a chi è fuori”, spiega il segretario toscano Anaao, Gerardo Anastasio. Poi perché “vengono gratificati i professionisti del sistema sanitario pubblico anche attraverso l’attività libero professionale quale strumento premiante e per restare nel sistema sanitario stesso”.
In tal modo si dà vigore al mantenimento dei percorsi di tutela per soddisfare le richieste dei cittadini, anche incentivando specificatamente i professionisti che si impegnano nell’obiettivo della riduzione delle liste d’attesa in Toscana. “In pratica, la libera professione viene fatta in favore dell’azienda sanitaria, che paga 500 euro per dieci visite”, aggiunge Anastasio.
I soldi per pagare vengono presi dagli introiti che le Asl riscuotono dai medici che fanno intramoenia. “E’ una buona delibera che evita di dare più soldi ai privati ma premia i professionisti del sistema pubblico”, conclude Anastasio, consapevole che servirebbero assunzioni. Ma mancano i medici e mancano i soldi.
Redazione Nurse Times
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