Torino, infermiera di dialisi dona un rene al figlio e lo salva

Dall’ospedale Molinette di Torino arriva la più grande testimonianza di coerenza per un professionista sanitario.

All’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino una mamma 52enne, infermiera di dialisi, ha donato un rene a suo figlio di 27 anni dopo un trapianto da vivente. Il ragazzo aveva da anni una nefrite in lento peggioramento, ma negli ultimi mesi la malattia aveva accelerato, rendendo necessario il ricorso alla dialisi peritoneale, proprio nel reparto dialisi piemontese dove lavora la mamma. Era in lista per un trapianto di rene, ma l’attesa può durare anni. Pochi organi per tanti pazienti in lista d’attesa, nonostante l’attività trapianto di rene a Torino sia ai massimi storici.

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Ricevuto l’okay della mamma, il Centro trapianti renale delle Molinette ha rapidamente procede al trapianto. Madre e sono stati ricoverati in Nefrologia universitaria e presi in consegna dall’equipe del professor Luigi Biancone per l’avvio della terapia nefrologica anti-rigetto in area sterile e la gestione clinica del trapianto, effettuato dall’equipe di chirurghi vascolari e urologi, dirette rispettivamente dal dottor Aldo Verri e dal professor Paolo Gontero, e con l’assistenza anestesiologica dell’equipe diretta dal dottor Roberto Balagna.

Il meraviglioso dono della madre è stato realizzato ed ha salvato il figlio, nella piena salvaguardia di entrambi. È la più grande testimonianza di coerenza per un professionista sanitario. A suo figlio la salvezza e agli altri l’esempio di cosa voglia significare credere in una cura.

“Sono 21 anni che lavoro in dialisi – ha detto la mamma donatrice –. Quando otto anni fa ho saputo della malattia di mio figlio è subito scattata in me la consapevolezza di quanto fosse importante donargli un organo. In Italia si può fare di più, è un gesto che può dare un’altra vita. Adesso è Natale, ma forse questa coincidenza è un segno tangibile che mio figlio abbia potuto ricevere, grazie alla mia possibilità di donare, verificata con tutti gli esami, ed all’ospedale che lo ha reso fattibile,  l’unico regalo che veramente può cambiare la sua vita in questo momento. Voglio ringraziare l’ospedale Molinette e tutte le équipe, dai medici agli infermieri a tutto il personale sanitario”.

Sono ormai quattro anni che il Centro trapianti renali delle Molinette, che ha come responsabile il professor Biancone, ha progressivamente incrementato il numero dei trapianti renali da donatore vivente, grazie alla maggior richiesta che viene dai Centri dialisi del Piemonte e italiani e dai miglioramenti organizzativi del Centro, che può rapidamente valutare, gestire e portare al trapianto da vivente in poche settimane.

Quest’anno in Piemonte si è raggiunto il numero di 400 trapianti di rene da vivente dall’inizio dell’attività, dei quali 250 alle Molinette, proprio nell’anno in cui questo ospedale festeggia i 40 anni di attività e i 4.000 trapianti di rene dal 1981. D’altronde il trapianto da donatore vivente negli ultimi anni è in crescita in tutto il nostro Paese, nella direzione dei Paesi del Nord Europa. L’esperienza aumenta conseguentemente e, nelle situazioni giudicate difficili, conviene rivolgersi ai Centri esperti per avere un parere.

La tutela del donatore è il primo pensiero e per questo viene sottoposto ad una serie di esami e valutazioni molto attente al fine di donare con minimi rischi. Per quanto riguarda l’età del donatore non vi è un limite, ma il dato anagrafico va rapportato con i dati clinici, morfologici e funzionali che possono segnalare un’età biologica più bassa, ed anche il gruppo sanguigno non è generalmente un ostacolo a differenza degli altri tipi di trapianto.

Nonostante la pandemia sia ovviamente al centro dell’attenzione, le altre patologie tra cui quelle renali pressano sempre di più gli ospedali. In questi due anni i trapianti renali si sono mantenuti numericamente elevati ed anzi proprio alle Molinette nel 2020 si è fatto il record del maggior numero di trapianti renali nell’arco di un anno in tutta la storia del trapianto in Italia.

Redazione Nurse Times

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