MERANO. “Terroni ai forni”. A fianco della pulsantiera, scritto in piccolo. Ma il tono razzista amplifica la portata di quelle parole affermate con un pennarello. E fa emergere un disagio interno all’ospedale Tappeiner.
Manifestato da un’infermiera che ha contattato diverse testate giornalistiche per esprimere il proprio disappunto. Si sente oggetto della provocazione.
«Sì, veniamo dal sud. Per avere un lavoro», racconta spiegando il clima ostile che si possa respirare in alcuni reparti dell’ospedale.
La diaspora degli infermieri altoatesini è una realtà con la quale i vertici dell’Azienda sanitaria hanno a che fare da tempo. Sempre più frequentemente, alle ricerche di personale e alle prove concorsuali, risponde personale infermieristico proveniente dal sud Italia.
La scritta di matrice antimeridionale è stata rilevata nel pomeriggio di martedì proprio sulla pulsantiera, accanto al tasto per andare al primo piano dell’ala della torre D dell’ospedale, dove è situato il reparto di Geriatria.
È proprio lì che il 50% del personale infermieristico proviene da Puglia, Calabria e Sicilia.
«Di quelle parole scritte con il pennarello nero abbiamo avvertito la caposala, che si rivolgerà alla direzione», spiega l’infermiera.
«Vogliamo sapere se vi sono delle videocamere che possano consentire di risalire all’autore».
Potrebbe essere un’azione isolata, ma dalla testimonianza traspare una cornice che suggerisce una diversa inquadratura. C’è chi, almeno in certi reparti fra i quali appunto geriatria, non digerirebbe la presenza nell’organigramma di personale di altre regioni.
Nessuno sembrerebbe tollerare le costanti richieste di ferie di più giorni in prossimità delle festività, necessarie per affrontare viaggi lunghi per congiungersi alle famiglie.
Il clima di tensione non riguarderebbe solo l’opinione che i pazienti avrebbero degli infermieri meridionali, gli stessi colleghi locali non risparmierebbero continue battute e sfottò nei confronti del personale proveniente dal sud Italia.
Ma la stessa infermiera che ha contattato i giornali locali escluderebbe che l’autore possa essere un dipendente dello stesso reparto, dove parrebbe esserci una certa solidarietà.
Ricorda contestualmente che l’essersi trasferiti in Alto Adige, lei alla pari di altri suoi colleghi, sia stata una necessità dettata dalla ricerca di un’occupazione. E che si sta parlando di contratti a tempo determinato di un anno con rinnovi. Assoggettati all’impegno di imparare la seconda lingua, il tedesco.
Subito è stata chiesta la rimozione della scritta dall’ascensore. Ma la questione intanto è emersa. Ed è da affrontare.
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