Ipasvi MI-LO-MB. Tematica del fine vita: deontologia, giurisprudenza e religioni a confronto

Interessante il 3° (dei 7 previsti) seminario organizzato dal collegio Ipasvi di MI-LO-MB in collaborazione con la Biblioteca Ambrosiana, l’Associazione Medica Ebraica, il CO.RE.IS Italiana e la Fondazione IRCCS Ca’ Granda di Milano sulle “Tematica del fine vita: deontologia, giurisprudenza e religioni a confronto”, che si terrà il 14 gennaio dalle ore 16,30 alle 20.30.

L’evento rientra in un ciclo di dieci seminari di confronto interreligioso che si svolgono, con cadenza mensile, presso la Clinica Mangiagalli della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano.

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I rappresentanti delle tre religioni monoteiste (ebraismo, islam, cristianesimo) e del buddismo si interrogano e si confrontano sulle grandi tematiche di fine vita: accanimento terapeutico, eutanasia, testamento biologico, ma anche palliazione e assistenza al morente.

Le diverse visioni e la diversa concezione dell’uomo trovano risposte specifiche al letto del malato, in un contesto assistenziale e in una fase della vita che richiedono particolare attenzione da parte degli operatori sanitari.
Fino a che punto l’assistenza è dovuta e non sconfina in accanimento terapeutico? Cosa significa eutanasia e cosa morte assistita? E il testamento biologico come trova – se la trova – applicazione nei contesti sanitari italiani?
I casi di Eluana Englaro e di Piergiorgio Welby (con l’occasione sarà presente Mario Riccio, che ha seguito quest’ultimo caso) hanno diviso l’opinione pubblica portando alla ribalta questioni spinose che, oggi forse più che mai, meritano una profonda riflessione condivisa. Per questo i rappresentanti delle religioni si confronteranno, attraverso l’analisi di casi clinici, sui punti chiave dell’assistenza al morente, in dialogo con gli operatori sanitari che ogni giorno si misurano con questi temi e a confronto con esperti di Diritto, Deontologia e Filosofia.

Pur sapendo che non esiste una risposta univoca, ma più risposte che vanno adattate all’individuo, alle sue convinzioni, alla sua concezione della vita e alla sua religione, il seminario rappresenta un’occasione per interrogarsi su cosa realmente significhi assistere una persona nella fase terminale della sua vita. E qui, in questo contesto, le religioni o la non religione possono muovere le persone in direzioni diverse, ciascuna consona a chi le intraprende, a chi le vive.
Questo evento rientra in un ciclo di dieci seminari di confronto interreligioso che si svolgono, con cadenza mensile, presso la Clinica Mangiagalli della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano.

Tematiche di fine vita – Insieme per prenderci cura

Riflessione Introduttiva 

…di IlhamAllah Chiara Ferrero

Le strutture ospedaliere e sanitarie si trovano ormai sempre più spesso ad accogliere persone nell’ultimo stadio della loro vita terrena. Rispetto al passato e ad altre culture e civiltà, è raro che le famiglie chiedano di portare a casa i propri cari per mitigare il trapasso nella dolcezza dell’ambiente domestico. Ciò avviene perché sia le malattie che le terapie sono diventate più complesse da gestire e il timore di non saper assistere adeguatamente il malato, oltre all’assottigliamento dei nuclei familiari, ai costi rende più incerta la cura domiciliare. C’è tuttavia qualcosa di più che viene taciuto ed è l’imbarazzo, per non dire la paura, della morte, che sembra mettere a nudo non solo chi ci lascia ma anche coloro che vegliano intorno. Si tratta di un richiamo alla sincerità che diventa, per alcuni, insostenibile.
Le figure professionali che lavorano nei reparti con malati terminali o in hospice sanno bene che tale richiamo non cessa chiudendo il malato al di là di una porta, né dipende dalla capacità di intendere e di volere del malato stesso. È qui che anche il professionista fa i conti con se stesso, confrontandosi non tanto con la malattia del paziente, quanto piuttosto con la sua presenza di spirito che rifiuta ogni leggerezza convenzionale. Capita di trovare malati “spiritosi” che aiutano le persone vicine ad alleggerire il carico del momento, ma sanno riconoscere quando si omette loro la verità.
La lezione di oggi intende approfondire quei temi di particolare delicatezza sul piano etico come l’accanimento terapeutico, il testamento biologico e l’eutanasia che vengono spesso strumentalizzati dai media per fare scalpore. Il rischio è di creare dei muri tra la comunità scientifica e la società che impediscono alle persone che, presto o tardi, potranno essere i destinatari di alcune terapie, a ricevere una corretta informazione.
Mentre le religioni, che custodiscono una saggezza e una pratica del culto che traduce in disposizioni spirituali e concrete la vicinanza tra Creatore e creatura, si trovano a cadere nel tranello del dibattito morale che vuole stabilire in modo aprioristico e orizzontale “cosa si può fare e cosa no”. Il comportamento etico, sia all’interno di una professione che, a maggior ragione, per un credente, prevede dei limiti. Questa parola è sempre più temuta dalla nostra società che sembra essere “missionata” dal voler rimuovere qualsiasi limite in nome della libertà.
Queste mie riflessioni vorrebbero porre l’interrogativo di quanto stiamo rivestendo la morte con una concezione materialistica e il paziente di sovrastrutture psicologiche, proprio in un momento in cui l’attaccamento alla vita deve lasciare il posto alla serenità del distacco da essa.
Se, come si è detto più volte in questo corso, c’è un diritto alla salute che non deve essere confuso con il diritto alla guarigione, interrogarsi sulla qualità del fine vita è fondamentale. Quanto abbiamo saputo dare, sia privatamente che collettivamente, ciascuno secondo il proprio percorso, un significato vero sia alla vita che alla morte? Infatti, se viviamo uno sbilanciamento sulla vita per nascondere la morte, o viceversa, rischiamo di perdere delle occasioni di conoscere noi stessi, gli altri e il mondo che ci circonda. In questo vediamo lo svelarsi del mistero della vita e della morte e del loro legame profondo.


La difficoltà per un malato di non confondere la figura del medico con quella dell’assistente spirituale può essere grande proprio perché si ripone nel medico, e di conseguenza nel personale sanitario, la speranza di una dilazione di tempo rispetto al momento cruciale del trapasso. In tutto ciò, una comunicazione veridica e professionale con la famiglia e l’assistente spirituale rappresenta la chiave per una mediazione efficace con il malato. Può sembrare un paradosso, ma il clima sovrapersonale che si crea in ospedale veicola vere e proprie “lezioni di vita” i cui effetti valgono nel tempo, quasi una preparazione per quando toccherà a noi.

Di seguito il calendario dei prossimi seminari:

Donazione di organi e trapianti – Le religioni e la società civile di fronte ai progressi scientifici
11 febbraio 2016

Le religioni di fronte alle nuove possibilità diagnostico-terapeutiche assistenziali
17 marzo 2016

Modalità di rispetto e osservanza delle diverse pratiche religiose nelle realtà ospedaliere
14 aprile 2016

Insieme per prenderci cura: sintesi seminariale, esperienze e best practice
12 maggio 2016

MODALITÀ DI ISCRIZIONE
Segreteria Organizzativa Collegio IPASVI MI-LO-MB, Fax 02 55189977 Telefono 02 59900154 www.ipasvimi.it

QUOTA DI PARTECIPAZIONE Euro 10.00

COLLABORANO
Interreligious Studies Academy
Ambrosianeum
OMCeO Milano
Associazione Medici Cattolici Italiani
Rabbinato Centrale di Milano
Servizio per la Pastorale della Salute dell’Arcidiocesi di Milano

In allegato:

Giuseppe Papagni

Nato a Bisceglie, nella sesta provincia pugliese, infermiere dal 94, fondatore del gruppo Facebook "infermiere professionista della salute", impegnato nella rappresentanza professionale, la sua passione per l'infermieristica vede la sua massima espressione nella realizzazione del progetto NurseTimes...

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Giuseppe Papagni

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