Sondaggio Nursind: pessimo rapporto pazienti-infermieri in Piemonte

Un po’ ovunque ci si attesta tra 10 a 1 e 15 a 1. Meglio nella provincia di Biella.

In Piemonte il 52% degli infermieri in servizio nei reparti di degenza di area medica e chirurgica lavora con un rapporto paziente-infermiere uguale o superiore a 10 a 1. Di questi, solo il 16,1% lo dichiara, mentre il 28,5% si attesta su un rapporto che va da 10-15 a 1 e il 7,3% addirittura oltre il 15 a 1. Sono i numeri che emergono da un sondaggio svolto da Nursind Piemonte, considerando un campione di circa mille infermieri dei reparti di area medica e chirurgica di tutti i principali ospedali piemontesi. Abbastanza uniforme è il dato nei grandi presidi della Città della Salute e di Torino. Anche in provincia i dati non cambiano (Rivoli, Chieri, San Luigi), mentre l’Asl To 4 spicca per maggiori difficoltà. Su un migliore rapporto paziente-infermiere si colloca la provincia di Biella: da 6 a 1 a un massimo di 9 a 1. Percentuali per niente confortanti nelle altre province: negli ospedali di Asti
la quasi totalità degli infermieri che lavora nei reparti di area medica e chirurgica lo fa con un rapporto tra 10 a 1 e 15 a 1; idem per Alessandria, con alcune situazioni che superano il rapporto 15 a 1; lo stesso vale nel Verbano Cusio Ossola; non va meglio nelle province di Cuneo, Vercelli e Novara, dove il rapporto infermierepaziente fatica a scendere sotto 10 a 1. Un altro sondaggio Nursind ha evidenziato che 1’83% degli infermieri molto spesso non può rispettare le raccomandazioni ministeriali e i protocolli aziendali previsti per ridurre il rischio di errore durante la somministrazione della terapia. Il 57% ha affermato che il tempo dedicato non è adeguato e 1’89% che durante la somministrazione è sistematicamente interrotto. «È evidente che per arrivare ad un rapporto paziente-infermiere adeguato a tutelare la salute del cittadino mancano ancora all’appello qualche migliaio di infermieri – dichiara Francesco Coppolella, segretario regionale Nursind –. Serve stabilire, una volta per tutte, un metodo di calcolo per definire il fabbisogno delle dotazioni organiche. Chiediamo assunzioni e reali piani di fabbisogno». Redazione Nurse Times Fonte: CronacaQui  
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