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Soccorso in mare, Opi Bari: “Fornire adeguata formazione e dpi agli operatori del 118”

Il presidente Andreula sollecita le istituzioni ad assumere provvedimenti che consentano a medici, infermieri e soccorritori in genere di lavorare in sicurezza.

In vista dell’estate Opi Bari ha scritto una lettera alle istituzioni politiche e sanitarie per sollecitarle a fornire adeguata formazione e dispositivi di protezione individuale agli operatori impegnati nel soccorso in mare (medici, infermieri, soccorritori, ecc.). Una sollecitazione figlia del difficoltoso intervento sanitario urgente, risalente allo scorso 1° maggio, a beneficio di una persona imbarcata su una motonave della compagnia Grimaldi Lines e colta da malore in navigazione nelle acque del compartimento marino di Bari.

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La missiva, firmata dal presidente Saverio Andreula (foto), è indirizzata ai vertici dell’Asl Bari, all’assessore regionale alla Sanità, Rocco Palese, ai coordinamenti del Servizio 118, alla Capitaneria di porto, all’Inail, alla Società di Salvamento e agli Rls del Servizio 118. Di seguito il testo completo.

Egregi,
pervengono allo scrivente Ente di diritto pubblico, a cura del personale del servizio E.U. 118 di Bari, segnalazio riguardo alla missione in epigrafe, attuata per intervento sanitario urgente a beneficio  di una  persona imbarcata su una motonave della compagnia Grimaldi Lines e colta da malore in navigazione nelle acque del compartimento marino di Bari.

Premetto che non è la prima volta che quest’Ordine interviene per chiedere efficace tutela e salvaguardia  degli infermieri e di tutti gli operatori del SET 118 in attività circa il rischio lavorativo e la disciplina di controllo dello stesso. Orbene, nel caso in esame si fa presente che per necessità contingenti si è costretti a operare in contesti e ambienti di per sè ostili e imprevedibili (quali il mare e le condizioni metereologiche e marine) per chiamate di soccorso pervenute alla Capitaneria di porto, da eseguire in mare o in seguito a operazioni Medevac a bordo di navi.

La normativa di contesto in materia di sicurezza sui posti di lavoro è disciplinata dalla Legge 81/2008, che stabilisce l’obbligo per il datore di lavoro di provvedere affinché ciascun lavoratore riceva un’adeguata formazione e un numero di ore sufficiente di addestramento circa i rischi e l’organizzazione della sicurezza per l’interessamento sanitario nell’ambito specifico per intervenire con dpi adeguati. Questi non solo non sono a disposizione degli operatori, ma, qualora fossero forniti dagli organi di competenza marittimi, l’addestramento sul loro corretto uso non avviene (casco in kevlar, Life jacRet Verricellabile e altri dispositivi, come previsto per legge).

Addestramento e simulazione di interventi in mare sono indispensabili per ridurre i rischi all’operatore e al paziente soccorso. Per ciò che attiene il soccorso sanitario in ambiente ostile è previsto normativamente un training formativo speciale, al pari di quanto attuato per il sistema di emergenza e soccorso in mare della Regione Puglia “Emersanmare”, attivo nel periodo 2009/2015.

Visto l’approssimarsi del periodo estivo, che esalta la vocazione turistica della Puglia, si suggerisce la riattivazione del Progetto (Emersanmare), quantomeno per l’addestramento del personale 118, come già evidenziato da quest’Ordine in occasione di una audizione specifica in Commissione Sanità nel 2018. Nella seduta si evidenziava, anche da parte dei soggetti istituzionali, la necessità di disciplinare i soccorsi 118 in mare, nell’evidente considerazione che sono territorio nazionale, e quindi regionale, le acque territoriali antistanti le 12 miglia dalla costa. Da allora non si è più affrontata questa delicata tematica, con la conseguenza che un siffatto soccorso è inadeguato, pericoloso, improvvisato e, soprattutto, perpetuato nelle modalità che creano sconcerto.

Oggi, pur di ottemperare a un soccorso sanitario in ambiente ostile, addirittura non si ha traccia e consapevolezza dell’idoneità del singolo, sia fisica che formativa, propedeutica a effettuare quel tipo di intervento. Basti pensare all’assurdo che non è neppure richiesta l’abilitazione al saper nuotare {meglio un brevetto di salvamento) o se il personale individuato soffre il mal di mare, cosicché può accadere che da prestare soccorso si resti vittima del soccorso stesso. Alle criticità evidenziate si aggiungono poi le già innumerevoli inadeguatezze del 118 barese.

Per attivare celermente la formazione lacunosa e doverosa del personale adibito al soccorso sanitario 118 in ambiente marittimo si suggerisce di ripercorrere la strada del percorso formativo “Emarsanmare 118” di Regione Puglia presso il centro di formazione del Policlinico di Bari.

Redazione Nurse Times

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