L’uso frequente degli smartphone sembra essere associato a una minore concentrazione e a un più basso numero totale di spermatozoi. E non conta se lo smartphone lo si tiene nella tasca dei pantaloni o meno. E’ quanto emerge da un ampio studio trasversale condotto da ricercatori dell’Università di Ginevra in collaborazione con lo Swiss Tropical and Public Health Institute.
Molte ricerche hanno messo in luce un declino della qualità dello sperma negli ultimi 50 anni, evidenziano gli autori del lavoro pubblicato su Fertility & Sterility. Per spiegare il fenomeno sono stati proposti vari fattori ambientali e di stile di vita, ma deve essere ancora dimostrato se giocano un ruolo le radiazioni elettromagnetiche emesse dagli smartphone, osservano. Per questo si è pensato di indagare su questo aspetto.
Con un questionario gli esperti hanno raccolto informazioni “sulle abitudini di vita, lo stato di salute generale e più specificatamente la frequenza con cui usavano lo smartphone, nonché dove lo collocavano quando non lo usavano”, spiega l’esperto che ha co-diretto lo studio, Serge Nef, professore ordinario del Dipartimento di medicina genetica e sviluppo, Facoltà di Medicina dell’Unige e Scath (Swiss Centre for Applied Human Toxicology).
Questi dati hanno rivelato un’associazione tra l’uso frequente dello spartphone e la minore concentrazione di spermatozoi. Mentre non hanno rilevato un collegamento con la bassa motilità e la morfologia dello sperma. La concentrazione media di spermatozoi era significativamente più alta nel gruppo di uomini che non usavano il telefono più di una volta alla settimana (56,5 milioni/ml) rispetto a quelli che lo usavano più di 20 volte al giorno (44,5 milioni/ml). Questa differenza corrisponde a una diminuzione del 21% nella concentrazione di sperma per gli utilizzatori frequenti.
Si calcola in generale che il numero degli spermatozoi sia sceso da una media di 99 milioni per millilitro a 47 milioni per ml. E si ritiene che questo fenomeno sia il risultato di una combinazione di fattori ambientali (interferenti endocrini, pesticidi, radiazioni) e abitudini di vita (dieta, alcol, stress, fumo). Ora il nuovo studio accende i riflettori su un possibile fattore ulteriore da mettere nel mirino: l’utilizzo degli smartphone.
Questa associazione inversa, maggiore uso del cellulare-minore concentrazione di spermatozoi, fanno notare ancora gli autori, è risultata più pronunciata nel primo periodo di studio (2005-2007) ed è gradualmente diminuita nel tempo (2008-2011 e 2012-2018). “Il trend corrisponde al passaggio dal 2G al 3G e poi dal 3G al 4G, che ha portato ad una riduzione della potenza di trasmissione dei telefoni”, spiega Martin Röösli, istituto Swiss Tph.
“Tuttavia, il numero di persone in questo gruppo che indicavano di non portare il telefono vicino al corpo era troppo piccolo per trarre una conclusione davvero solida su questo punto specifico”, aggiunge Rita Rahban, Unige e Scath, prima autrice e co-leader dello studio. Gli esperti evidenziano un limite dello studio legato al fatto che si basa su dati auto-riferiti.
Per ovviare a questa limitazione, nel 2023 è stato avviato uno studio finanziato dall’Ufficio federale dell’ambiente che punta a misurare direttamente e con precisione l’esposizione alle onde elettromagnetiche, nonché i tipi di utilizzo dei cellulari: chiamate, navigazione web, messaggi e valutare il loro impatto sulla salute riproduttiva maschile e sul potenziale di fertilità.
I dati saranno raccolti tramite un’app che ogni futuro partecipante scaricherà sul proprio smartphone. Il gruppo di ricerca sta reclutando attivamente i partecipanti. “Perché – osserva Rahban – molto resta da scoprire: le microonde emesse dai cellulari hanno un effetto diretto o indiretto? Causano un aumento significativo della temperatura nei testicoli? Influiscono sulla regolazione ormonale della produzione di sperma?”. Sono alcuni dei quesiti da approfondire.
Redazione Nurse Times
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