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Skin to skin contact riduce disturbi gastrointestinali del bambino: lo studio

La tecnica dello skin to skin contact, consistente nel lasciare il neonato sul corpo della per circa due ore dopo il parto, produce anche questo beneficio nei mesi successivi.

Subito dopo la nascita, se il parto è naturale e regolare, il neonato viene appoggiato sul corpo della madre e lasciato lì ininterrottamente per circa due ore, a contatto di pelle: è la tecnica dello skin to skin contact. Ora ricercatori italiani hanno scoperto che con questo metodo disturbi gastrointestinali funzionali del bambino, peraltro molto frequenti, nei mesi seguenti.

Lo studio ha preso in considerazione 82 neonati (di un gruppo di 160, tutti venuti alla luce con parto vaginale) che nei tre mesi successivi al parto hanno presentato almeno una volta questi disturbi. Quelli che non avevano beneficiato dello skin to skin contact erano chiaramente in maggioranza: 62,9% contro il 39,2%. Si erano ammalati quasi il 50% in più rispetto a quelli che avevano avuto le due ore di contatto di pelle.

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Ma la differenza diventava macroscopica se si consideravano le “sole” coliche infantili. Queste hanno riguardato il 22,2%  dei non skin to skin contro appena il 7,6% di coloro che avevano avuto il contatto di pelle con la madre. Ancora più marcati i benefici contro la dischezia (difficoltà a defecare e meteorismo) che ha colpito il 13,6% dei primi e solo il 3,8% dei secondi. Insomma, risultati che lasciano pochi dubbi.

Si parlava di skin to skin contact in termini positivi, e in diversi punti nascita la tecnica era consigliata già da qualche anno, ma i benefici non erano del tutto provati. Certamente c’erano vantaggi psicologici

ed era stato accertato che a questa tecnica era correlato un aumento di produzione dell’ossitocina da parte della madre (effetti: un aiuto al seno per la lattazione e prevenzione di emorragie), ma si ignorava che questo metodo potesse prevenire i disturbi gastroenterici del bambino, anche a distanza di mesi.

Adesso questa ricerca, condotta all’ospedale San Giovanni di Dio di Melfi (Potenza) in collaborazione col Dipartimento interdisciplinare di Medicina – Sezione di Neonatologia dell’Università “Aldo Moro” di Bari, apre nuovi scenari. Tutti i particolari saranno comunicati dagli autori nel corso del Congresso nazionale della SIGENP (Società italiana di gastroenterologia, epatologia e nutrizione pediatrica), in programma a Matera dal 27 al 30 settembre.

“I benefici dello skin to skin contact sono chiari – dice Mariella Baldassarre, professore associato di Pediatria all’Università di Bari -, ma per capire meglio occorreranno studi più vasti, su gruppi di pazienti più numerosi. E poi vanno indagati e chiariti i meccanismi per i quali lo skin to skin può sortire simili benefici. I fattori eziopatogenetici delle coliche infantili che potrebbero essere influenzati includono l’asse microbiota-cervello-intestino, la funzione di barriera epiteliale intestinale, l’infiammazione intestinale, la motilità intestinale, l’iperalgesia viscerale. Ma anche l’epigenetica va considerata. E così i meccanismi ossitocinergici, il sistema oppioide endogeno. Abbiamo aperto una strada ma c’è molto da approfondire”.

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