Riceviamo e pubblichiamo una nota della segreteria regionale del Nursing Up Lazio:
Gent.le Direttore,
Gli Infermieri, studiano e si formano a lavorare in due infermieri per turno, perché, ad esempio, se un paziente si aggrava, improvvisamente, un infermiere sta sul paziente ed un altro si attiva per chiamare i soccorsi e/o avvicinare gli strumenti necessari per assistere il paziente. Se un infermiere lavora in turno da solo, come fa a chiamare il medico e/o il rianimatore? Unica chance è urlare in mezzo ad un corridoio e nel caso di un turno di notte disturbare e spaventare tutti i pazienti ricoverati?
Due notti di seguito, da poco meno di dodici ore, non valgono come fossero due singole notti intercalate dal giusto periodo di riposo! La stanchezza si eleva all’ennesima potenza. Scarse ore di sonno inducono ad un notevole aumento dei rischi errori assistenziali, dove verranno chiamati in causa i soli infermieri, l’ultimo che è entrato in contatto con il paziente, l’infermiere più sfortunato! Ciò non è confortante per gli infermieri!
Quando si usa il termine stanchezza, molti pensano che abbia lo stesso significato di sonnolenza, ma questi sono in realtà due aspetti diversi anche se correlati.
La propensione al sonno, dopo due notti di seguito dal dodici ore, possono essere causa della diminuzione dello stato di vigilanza che poi porta ad una diminuzione attenzione dei dettagli, il giudizio può essere alterato, e i tempi di risposta possono essere rallentati. Questo può influenzare la produttività, la sicurezza e la salute in generale del paziente e degli stessi operatori.
Ora poi si sta verificando che la reperibilità possa essere svolta, anziché nel servizio di sempre, anche in un reparto vicino, ma, senza formazione e senza che i reparti siano strutturati alla stessa maniera.
Cosa vuol dire che i reparti siano strutturati alla stessa maniera? Nella ASL non mi risulta che i reparti siano stati riprogettati secondo principi di reingegnering. I processi aziendali dovrebbero essere organizzati e profondamente revisionati negli aspetti operativi che non risultano adeguati alla condivisione del personale infermieristico.
L’Infermiere, che si intende consistere un jolly, deve essere formato ed aggiornato alle patologie dei reparti dove deve andare a lavorare, non dovrebbe dover improvvisare ma, anche deve poter trovare tutto il materiale necessario all’assistenza. In ogni reparto, la biancheria dovrebbe stare tutta nello stesso posto, il carrello delle emergenze deve essere accessibile senza difficoltà, i protocolli operativi dovrebbero essere patrimonio di tutti e così via discorrendo. Ciò detto nel caso di errori, imprecisioni e/o disattenzioni l’infermiere non può essere considerato l’unico colpevole!
Ancora, in molti ospedali, non c’è costume a fare gli ordini di servizio, se non arriva il cambio turno, si confida nel senso di responsabilità degli infermieri. Nel caso d’incidenti, l’infermiere non avrà strumenti per dimostrare che non si è trattenuto spontaneamente. Molti dirigenti, benché con incarico di responsabilità, non si assumono oneri di responsabilità. Le malattie non sono infrequenti poiché il personale è stanco, ma, anche se il turno è scoperto, è sottinteso, che nel caso di mancato cambio l’infermiere, spontaneamente, debba trattenersi. Ovviamente i problemi personali degli infermieri sono un fattore poco rilevante. Gli Infermieri non possono problemi di figli, famiglia, genitori malati e/o necessità di riposo psicofisico! Quindi è difficile immaginare la serenità mentale dell’infermiere oltre che la stanchezza durante il lavoro?
Secondo il giudice, l’infermiere, magari anche da solo in turno, nonostante una ventina di pazienti, avrebbe dovuto rimanere davanti alla porta del bagno della paziente? Come se il ruolo dell’infermiere fosse quello di accompagnatore, piuttosto che di assistere. Non c’erano ragioni per cui la paziente avrebbe potuto sentirsi male, quindi poteva stare in bagno serenamente, una volta terminato, avrebbe potuto suonare il campanello e l’infermiera o figure come gli OSS che non esistono negli ospedali laziali, avrebbe potuto accompagnare la paziente a letto?!
Cordialmente
Roma, 2 luglio 2016
Laura Rita Santoro
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