SEPSI: storie straordinarie di vita e di morte – Thomas Frieden

Il 13 settembre scorso si è celebrata, come oramai da anni, la Giornata mondiale per la lotta alla Sepsi. Questa temibile sindrome, che fa più morti rispetto ad altre malattie come l’infarto ad esempio, è ai più sconosciuta.

Il 13 settembre scorso si è celebrata, come oramai da anni, la Giornata mondiale per la lotta alla Sepsi. Questa temibile sindrome, che fa più morti rispetto ad altre malattie come l’infarto ad esempio, è ai più sconosciuta.

Un antico proverbio indiano recita: “Raccontami un fatto e imparerò. Raccontami la verità e crederò. Raccontami una storia e questa vivrà per sempre nel mio cuore”, ed io credo che sia quanto di più vero ed il modo migliore di imparare qualcosa di utile che possiamo trasmettere senza che venga dimenticato, come succede purtroppo quando ci rimpinzano solo di dati statistici ed epidemiologici a proposito di una malattia.

Di seguito una storia che mi ha colpito profondamente. Conoscere l’epidemiologia ed i sintomi della Sepsi è importante, ma ancor di più lo è parlarne per far arrivare il messaggio a chi non è un professionista della salute.

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Settembre è il mese della consapevolezza per la lotta alla Sepsi. Di seguito la storia, quella di un padre, prima ancora di un infettivologo che sarebbe diventato il Presidente del Centro per la Prevenzione ed il Controllo delle Malattie di Atlanta (CDC), qualche anno dopo, Thomas Frieden.

Sembrava che stesse bene il bambino quella mattina di luglio a New York più di 20 anni fa, quando il Dott. Thomas Frieden aveva lasciato la sua casa per andare al lavoro. Ma appena ritornato a casa, qualche ora più tardi, suo figlio era pallido e accaldato, quasi inerte tra le braccia di sua moglie.

Il mio primo pensiero è stato che era morto”, ha raccontato qualche anno più tardi il Dottor Frieden ad una giornalista del New York Times.

In questa lunga intervista (che vi alleghiamo nel link alla fine dell’articolo), Frieden parla di come giovane medico con una specializzazione in malattie infettive, ha salvato la vita di suo figlio.

Non appena giunto a casa il Dott. Frieden aveva realizzato quanto fosse grave il quadro clinico di suo figlio e subito aveva pensato alla sepsi come causa di quel peggioramento repentino.

Immediatamente il figlio era stato portato in ospedale, dove aveva ricevuto le giuste cure e gli antibiotici necessari.

Il figlio dopo qualche giorno si rimise completamente, ma questa disavventura aveva fatto capire al Dott. Frieden quanto la sepsi possa essere insidiosa, soprattutto quando non si ha idea del quadro clinico che porta al peggioramento di chi ne è colpito.

Thomas Frieden ed il figlio vent’anni dopo

Ma molti altri pazienti non sono così fortunati. Tra 1 e 3 milioni sono le diagnosi di sepsi negli Stati Uniti ogni anno e tra il 15 % ed il 30% di essi muoiono, ci ricorda il Dott. Frieden.

La sepsi colpisce, per lo più le persone sopra i 65 anni di età ed i giovani al di sotto dei 19 anni, soprattutto i bambini ed i neonati.

Sempre negli USA si registrano 42 000 casi ogni anno e 4400 decessi tra questi. Un’altra patologia (malattie cardiovascolari o respiratorie) è di solito presente nel 49% dei bambini colpiti.

L’esperienza vissuta in prima persona dal Dott. Frieden ha fatto si che si impegnasse nella campagna di sensibilizzazione mondiale sulla sepsi che si celebra ogni mese di settembre dal nome “pensa alla sepsi, salva delle vite”.

Il dott. Frieden ci ricorda come è importante che le persone siano sensibilizzate, perché possono essere di grande aiuto, anche per i medici visto che l’esordio della malattia ha inizio fuori dall’ospedale. Ma anche gli operatori possono fare molto.

Secondo il report del CDC di Atlanta le polmoniti, le infezioni del tratto urinario, le infezioni del tratto intestinale e cutaneo possono portare a sepsi. Tuttavia non è sempre possibile identificare l’agente patogeno, sebbene nella maggior parte dei casi i germi identificati siano escherichia coli, stafilococco aureo e alcuni tipi di streptococco.

Anche gli operatori sanitari (medici e infermieri), dicevamo, giocano un ruolo fondamentale nel proteggere i pazienti dalle infezioni che possono portare a Sepsi e nel riconoscerne prontamente i segni.

Vogliamo che la gente sia in grado di riconoscere la sepsi proprio come riconoscere un attacco di cuore o un colpo, e sapere che non dovrebbero aspettare fino a giovedì quando il medico li può vedere, ma andare subito andare in pronto soccorso“, ha dichiarato Thomas Heymann, direttore esecutivo della World Sepsis Alliance.

Quindi facciamo nostro il motto della World Sepsis Alliance: “Sospetta la Sepsi, salva le vite“.


Rosaria Palermo

www.nytimes.com

 

Rosaria Palermo

Infermiera dal 1994. Attualmente, infermiera specialista del rischio infettivo presso l'ARNAS Garibaldi di Catania. Ho una laurea magistrale e due Master, uno in Coordinamento e l'altro in Management del rischio infettivo. Faccio parte del Direttivo di ANIPIO (Società Scientifica degli Infermieri Specialisti del Rischio Infettivo) dal 2016. Penso che lo scatto nella nostra professione debba essere culturale, prima di ogni cosa. Nelson Mandela diceva che la conoscenza è l'arma più potente di cui gli esseri umani dispongano, ed è ciò che permetterà alla nostra professione di ritagliarsi gli spazi che le competono.

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