La professione infermieristica ha ormai perso ogni genere di attrattività. I concorsi pubblici, che fino a pochi anni fa convogliavano migliaia di candidati provenienti da ogni regione d’Italia e da ogni lato del pianeta ora attirano molto meno e addirittura alcuni non soddisfano neanche i posti messi a bando.
Una delle cause maggiori sono gli stipendi tra i più bassi in Europa. Con gli ultimi contratti si è sempre più assottigliata la forbice con i profili professionali inferiori. Ma attenzione, questo non significa che gli oss prendano più del dovuto ma dimostra quanto è diventato difficile arrivare a fine mese per chi vive di un solo stipendio. La creazione del “Super Oss” una nuova figura che è destinata a sostituire gli infermieri, visto lo scarso appeal verso la professione, sancisce l’ormai quasi inevitabile morte della professione infermieristica.
Appare evidente che dopo i pochi mesi iniziali di pandemia e lockdown, trascorsi ad essere idolatrati dagli italiani che intonavano serenate dai balconi agli eroi di corsia (con annessi scuotimenti di pentole e campanacci) il riconoscimento sociale sia ritornato ad essere quello di sempre.
Gli infermieri sono ormai dimenticati da tutti, politici e rappresentanza professionale, lasciati al loro tragico destino.
Guardando gli stipendi medi di professionisti laureati è possibile notare come un operaio in una fabbrica con qualche anno di esperienza percepisca retribuzioni nettamente superiori ad un’infermiera laureata che magari da 15 anni salva vite umane in una terapia intensiva o in una sala operatoria. Nel 2021 il numero di neolaureati medici (10.461) ha superato per la prima volta il numero di neolaureati infermieri (9.931) in Italia.
Lo studio ha analizzato a relazione tra soddisfazione lavorativa ed abbandono della professione e tra l’abbandono della professione e le ripercussioni sulla soddisfazione del paziente in merito all’assistenza ricevuta.
Da quanto emerso l’insoddisfazione lavorativa è uno dei principali motivi dell’alto turnover degli infermieri, con effetti negativi sui pazienti.
L’insoddisfazione lavorativa e la volontà di lasciare la professione producono un minor impegno sul lavoro, con un impatto negativo sull’assistenza ai pazienti.
Anche tra i medici la situazione non cambia. I medici ospedalieri sottoposti ad un carico di lavoro eccessivo, decidono di abbandonare gli ospedali pubblici per migrare verso stipendi più allettanti offerti dal privato. Un privato che in molte regioni è super finanziato rispetto al pubblico. L’altro fronte caldo è il sistema emergenza urgenza.
Da gennaio a oggi, secondo la SIMEU, sono 600 i medici dell’emergenza-urgenza che hanno scelto di dimettersi dai pronto soccorso italiani, dove in media ogni anno accedono tra i 21 e i 24 milioni di pazienti. Andando avanti così, si calcolano 5mila medici in meno entro la fine del 2022. Una situazione molto preoccupante, perché già ora mancano 4.200 tra medici e infermieri da impiegare nei Ps.
Chi potrà evitare questo declino?
Redazione NurseTimes
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