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Secondo il Consiglio d’Europa, in Italia “abortire è troppo difficile”. Il caso di Valentina Milluzzo

È accaduto all’ospedale Cannizzaro. Secondo la denuncia dei familiari della donna, Valentina Milluzzo, ci sarebbero stati ritardi importanti nell’aiutare la 32enne, agonizzante ed in condizioni gravissime: il medico che la assisteva, infatti, si sarebbe rifiutato di estrarre i feti ancora vivi in quanto obiettore di coscienza. Non sono dello stesso avviso, però, i vertici del nosocomio: “Non c’è stata alcuna obiezione di coscienza”. Il Ministero della Salute ha inviato una task force.

Me l’hanno uccisa, hanno ucciso tre persone. Un dottore che si è dichiarato obiettore di coscienza non è intervenuto. Ci ha detto ‘sono un obiettore di coscienza e finché un cuoricino batte non intervengo”. Sono state queste le parole di Salvatore, papà di Valentina Milluzzo, morta a soli 32 anni all’ospedale Cannizzaro di Catania, dopo che i corpi dei due gemelli che portava in grembo sono venuti alla luce senza vita.

Un autentico strazio per la famiglia della donna, che non si da pace e ha presentato denuncia per appurare le responsabilità di questa immane tragedia. Per i congiunti della partoriente, infatti, il medico che stava aiutando la donna si sarebbe rifiutato di intervenire e di porre così fine alla sofferenza della puerpera e dei piccoli in quanto obiettore di coscienza.

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Valentina Milluzzo e suo marito.

Ma è andata veramente così? Sarà compito della Procura appurare le responsabilità di quanto accaduto, visto che i vertici del Cannizzaro hanno prontamente respinto le accuse, escludendo negligenze nel comportamento messo in atto dai professionisti sanitari. Intanto, però, 12 medici sono stati iscritti nel registro degli indagati con l’ipotesi di reato di omicidio colposo plurimo. Un “atto dovuto”, sottolineano in Procura, per eseguire l’autopsia della donna come atto irripetibile dopo la denuncia dei suoi familiari.

Ma entrando più nel dettaglio… cosa è successo dopo che Valentina, al quinto mese di gravidanza dopo una fecondazione assistita, è stata ricoverata all’ospedale di Catania per una sospetta dilatazione dell’utero in data 29 settembre?

Tutto sotto controllo per una quindicina di giorni. Almeno fino alla mattina del 15 ottobre, quando la donna ha iniziato a stare molto male, con forti dolori, febbre alta e vomito. Nel pomeriggio, dopo vari esami e diverse ore di supplizio, un’ecografia ha mostrato che uno dei due feti era in uno stato di sofferenza. Ed è questo, secondo il legale della famiglia Milluzzo (Avv. Salvatore Milluzzo), il punto cruciale dell’intera vicenda: “I parenti riferiscono che nonostante Valentina urlasse per i dolori il ginecologo non interviene in quanto si dichiara obiettore di coscienza. Secondo i familiari presenti avrebbe detto: ‘Fino a che è vivo io non intervengo’. Dunque non si fa nulla finché il cuore batte. E in effetti il primo bimbo viene fatto vedere alla madre ormai privo di vita. Il secondo esce dal grembo spontaneamente alcune ore dopo, anch’esso morto ma non viene mostrato alla signora”.

Intanto Valentina versava in uno stato di forte sepsi. Era notte fonda, ormai, quando le venivano asportate le placente e veniva trasferita in rianimazione in condizioni gravissime. Ma il suo cuore ha cessato di battere l’indomani alle 14.

Chiediamo alla magistratura – continua il legale – di stabilire se esiste un nesso di causa tra il comportamento del medico obiettore che non interviene e l’infezione che ha ucciso la partoriente

”.

La risposta del primario del reparto, nonché presidente della Società italiana di ostetricia e ginecologia professor Paolo Scollo, non si è fatta attendere: “Nel mio reparto i medici sono tutti obiettori e quando è il caso vengono fatti intervenire specialisti esterni. Ma qui siamo di fronte a un aborto spontaneo, non era necessario alcun aiuto esterno; dunque riteniamo che non ci sia stata negligenza da parte del dottore che anzi molto tempestivamente ha fatto eseguire un esame con il quale è stata rivelata la presenza della sepsi. Tutti i parametri sono stati rispettati e si tratta di un fatto del tutto analogo a quelli avvenuti a distanza ravvicinata alcuni mesi fa a Torino, Bassano del Grappa e Brescia: anche in quel caso vennero sospettati casi di malasanità ma le indagini hanno fugato ogni sospetto”.

Dello stesso avviso sono gli ispettori inviati presso il nosocomio isolano dal Ministero della Salute, che nella loro relazione preliminare (quella completa arriverà tra un mese) così riportano: “Si ritiene opportuno specificare dalla documentazione esaminata e dalle numerose testimonianze raccolte dal personale non si evidenziano elementi correlabili all’argomento obiezione di coscienza”. E soprattutto: “la paziente era in trattamento adeguato”.

Questo, invece, il punto di vista del Direttore Generale dell’ospedale Cannizzaro, Angelo Pellicanò: “Non c’è stata alcuna obiezione di coscienza da parte del medico che è intervenuto nel caso in questione, perché non c’era un’interruzione volontaria di gravidanza, ma obbligatoria chiaramente dettata dalla gravità della situazione”…”Io escludo che un medico possa aver detto quello che sostengono i familiari della povera ragazza morta, che non voleva operare perché obiettore di coscienza. Se così fosse, ma io lo escludo, sarebbe gravissimo, ripeto perché il caso era grave”.

Il caso della povera Valentina e dei suoi bambini ha inevitabilmente risollevato la questione dell’obiezione di coscienza in Italia, che ha numeri inquietanti. Possibile, infatti, che in un ospedale pubblico come il Cannizzaro, così come afferma il primario Scollo, “i 12 medici in servizio nel nostro reparto di ginecologia e ostetricia sono tutti obiettori di coscienza?

Tutti? Nessuno escluso? Da cittadino mi domando…Ciò non può in qualche modo creare disagi, problemi, perdite di tempo prezioso e errate interpretazioni in grado di mettere a rischio i cittadini?

Secondo il Consiglio d’Europa, in Italia “abortire è troppo difficile e i medici obiettori aumentano nel tempo: si è infatti passati dal 58,7% del 2005 al 70% del 2013! E le ragioni che li spingono a questa scelta, a volte, vanno ben oltre l’etica, purtroppo… eh sì, perché ci sono anche dei motivi di carriera: sempre secondo il Consiglio d’Europa, in Italia i medici non obiettori sarebbero infatti addirittura discriminati e vittime di “diversi tipi di svantaggi lavorativi diretti e indiretti rispetto ai loro colleghi obiettori.

Comunque…“Quando c’è bisogno di un intervento urgente per un caso come quello della paziente (Valentina) si interviene e basta. Non c’entra niente essere obiettori o meno, in quel caso siamo soltanto medici e dobbiamo intervenire per salvare vite”, conclude Scollo.

Si aspetta l’esito delle indagini dei magistrati affinchè venga chiarita questa triste e tragica vicenda.

Alessio Biondino

Fonti: Corriere della Sera, TG24Sky, VanityFair, Rainews, Il Giornale, Huffingtonpost

Redazione Nurse Times

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