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Sconfiggere il silenzio: una chiamata globale contro la violenza sulle donne

I numeri

Nel mondo, le statistiche sulla violenza contro le donne sono sconcertanti: secondo i dati di UN Women, una donna su tre ha subito violenza sessuale o fisica almeno una volta nella vita, e l’86% di loro vive in Paesi senza adeguata protezione legale contro la violenza. In Italia, quasi sette milioni di donne tra i 16 e i 70 anni hanno sperimentato qualche forma di violenza fisica o sessuale, secondo l’Istat. Nel 2022, oltre 20.000 donne si sono rivolte a centri antiviolenza, e il numero antiviolenza e stalking, 1522, ha ricevuto oltre 30.000 chiamate.

Nonostante queste allarmanti cifre, gli investimenti governativi nella prevenzione sono ancora insufficienti. Le Nazioni Unite, in occasione della Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne il 25 novembre, hanno lanciato la campagna “Unite!” con 16 giorni di iniziative per richiedere maggiori risorse.

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Perché il 25 novembre?

Il 25 novembre è stato scelto come giornata simbolo per commemorare la vita e l’attivismo delle sorelle Mirabal, conosciute come “mariposas”. Durante gli anni ‘40 e ‘50, in un contesto di dittatura in Repubblica Dominicana, le tre sorelle si sono opposte coraggiosamente al regime del generale Rafael Trujilo. Torturate e uccise dai sicari di Trujilo il 25 novembre 1960, la loro morte ha sollevato l’indignazione internazionale e contribuito al crollo del regime. Ogni 25 novembre inizia un periodo di 16 giorni dedicato all’attivismo contro la violenza di genere, culminando il 10 dicembre con la Giornata Internazionale dei Diritti Umani.

Il simbolo del contrasto alla violenza di genere è rappresentato dalle scarpe e panchine rosse, originariamente nate in Messico per ricordare le vittime di femminicidio. Il rosso simboleggia ora il rifiuto della violenza, in particolare quella domestica.

Nell’Italia del 2023, il triste dato del Ministero degli Interni riporta l’uccisione di 106 donne, una ogni tre giorni. Queste cifre richiamano l’attenzione sulle sfide persistenti e la necessità di un impegno continuo per contrastare la violenza.

La tesi di laurea di Alessia Centonze

La laurea di Alessia Centonze, una giovane infermiera di 23 anni, al Collegio Morigi di Piacenza, porta un contributo significativo a questa lotta. La sua tesi, intitolata “Prima accoglienza in pronto soccorso della donna vittima di violenze e valutazione del triage infermieristico,” è un’esplorazione dell’importanza dell’intervento rapido degli operatori sanitari nella gestione delle vittime di violenza in pronto soccorso.

Centonze, ispirata dal suo tirocinio presso il pronto soccorso di Piacenza, ha assistito a una decina di casi di donne vittime di violenza fisica e psicologica, prevalentemente nell’ambito familiare. La sua tesi mette in luce l’approccio empatico degli operatori sanitari nel costruire un rapporto di fiducia con queste donne, sottolineando che molte cercano sostegno in ospedale.

Identificando due profili di donne vittime di violenza – quelle che nascondono la verità per paura di ritorsioni e quelle che, nonostante le violenze subite, dichiarano di essere innamorate – Centonze sottolinea il ruolo cruciale dell’infermiere di triage nel rilevare i casi di violenza. La sua tesi evidenzia l’importanza di percorsi specifici in ospedale, di non lasciare sole le vittime e di sostenerle nel percorso di denuncia, garantendo giustizia e una visione del futuro.

Conclusione

In un’epoca in cui la violenza contro le donne persiste come un’ombra oscura, la Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza sulle Donne rappresenta una luce accecante di speranza. Le scarpe rosse e le panchine, simboli tangibili di una lotta condivisa, ci ricordano di dare voce a coloro che sono stati ridotti al silenzio.

Mentre riflettiamo su queste tragiche realtà, dobbiamo anche riconoscere il potere che ciascuno di noi ha nel fare la differenza. Sostenere le vittime, educare le generazioni future e respingere la violenza in tutte le sue forme sono passi cruciali verso un futuro in cui le donne non debbano temere per la propria sicurezza.

La memoria delle sorelle Mirabal, le “mariposas”, ci guida come farfalle che hanno spezzato le catene dell’oppressione. Ogni 25 novembre, inaugura un periodo di impegno attivo che si conclude il 10 dicembre con la Giornata Internazionale dei diritti Umani, sottolineando che la lotta contro la violenza di genere è parte integrante della lotta per i diritti fondamentali di ogni individuo.

Oggi, più che mai, dobbiamo respingere il silenzio e alzarci contro l’ingiustizia. Ogni storia di violenza contro una donna è un richiamo all’azione. Con le scarpe rosse calzate e l’impegno solidale, possiamo costruire un futuro in cui la Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza sulle Donne diventi un ricordo di una lotta vinta, piuttosto che di una battaglia ancora in corso.

La strada è lunga, ma ogni passo in avanti è un progresso nella giusta direzione.

Chiudiamo l’articolo con le parole di Elena Cecchettin, sorella di Giulia Cecchettin, studentessa di 22 anni uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta

Il femminicidio non è un delitto passionale. Il femminicidio è un delitto di potere. Il femminicidio è un omicidio di Stato perché lo Stato non ci tutela e non ci protegge. Bisogna prevedere un’educazione sessuale e affettiva in maniera da prevenire queste cose. Bisogna finanziare i centri antiviolenza in modo tale che se le persone devono chiedere aiuto siano in grado di farlo. E per Giulia non fate un minuto di silenzio, per Giulia bruciate tutto”.

Redazione Nurse Times

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